di Maria Pia Ercolini
Si inaugura il giorno 11, presso la Biblioteca Nazionale Centrale della capitale, la mostra fotografica
Le vie della parità. Le donne del Novecento sulle strade di Roma, risultato di un progetto scolastico condotto da Toponomastica femminile e Fnism, finanziato dalla Commissione delle elette del Comune di Roma.
Il lavoro esposto riassume in un centinaio di scatti, corredati da altrettanti testi biografici, le intitolazioni femminili dell’intero territorio cittadino, dai sentieri nei parchi ai vicoli del centro storico, dalle arterie caotiche delle periferie ai cul de sac ancora immersi nell’agro.
Le fotografie sono state scattate da alunne e alunni di quattro istituti superiori romani (IIS Giulio Verne e Licei Lucrezio Caro, Socrate e Renzo Levi) che hanno poi redatto, con mezzi espressivi diversi, le storie delle donne incontrate lungo il cammino quotidiano.
L’iniziativa ha offerto alla scuola un’occasione di apertura spaziale e mentale verso la cultura di genere e nel contempo ha teso un filo tra le mura della formazione di base e l’impalcatura delle istituzioni.
Studiare la storia delle donne ricordate nelle targhe di strade, piazze e luoghi civici significativi e riflettere sulle ragioni delle intitolazioni diventa così uno strumento di recupero della memoria storica e un canale per lo sviluppo di concrete competenze di cittadinanza.
Le donne che hanno contribuito alla crescita della società moderna e contemporanea sono state spesso dimenticate: le loro storie, in molti casi frammentarie, assomigliano a fiumi carsici che improvvisamente si inabissano e scompaiono. Le loro vite possono divenire modelli di valore e di differenza sui quali riflettere e ai quali attingere nell’opera complessa della costruzione identitaria.
Roma è un grande arcipelago, di cui ogni unità ha connotazione sua propria, correlata alle altre tramite una fitta rete di flussi, funzioni e servizi. Residenti e turisti, oggi entrambi multietnici, ne attraversano i nodi e ne percorrono le maglie modificando aspettative e domande culturali. L’espansione residenziale converte in viaggiatrice ogni cittadina che quotidianamente attraversa la metropoli e le singole isole reagiscono riorganizzando gli spazi e diversificando le offerte: le pareti dei bar si foderano di libri, gli internet caffè sostituiscono le cabine telefoniche, l’hinterland accende i riflettori. Gradualmente, i luoghi della cultura dismettono gli abiti classici adottando un nuovo look formale, moltiplicano le funzioni dilatando gli orari di apertura e generano nuovi nuclei periferici, spesso legati a manufatti in disuso. Il museo, coinvolto in un nuovo gioco di relazioni tra struttura, collezioni e pubblico, si fa errante e vaga alla ricerca di sedi alternative, invadendo le piazze, le strade, i giardini e i grandi templi dell’archeologia industriale.
In questo processo di musealizzazione dello spazio, anche le targhe stradali hanno voce.
L’anima di questa città è forgiata dalle grandi memorie, prevalentemente maschili. Le donne sono spesso allontanate dai momenti della commemorazione e del ricordo. Come interpretare, altrimenti, la presenza di soli tre busti femminili sui 229 che compongono il Pantheon a cielo aperto del Pincio?
Per altri versi, la memoria femminile sembra trovare posto proprio nei parchi pubblici – discreti, silenziosi, raccolti – dove i sentieri si snodano fra alberi secolari e distese d’erba. A Villa Pamphili, nel XVI Municipio, passeggiare fra gli alti pini offre un’interessante prospettiva di genere che porta alla luce donne della storia risorgimentale e della lotta contro il nazifascismo, scrittici, giornaliste, musiciste, protagoniste delle prime lotte femministe e del pensiero sul ruolo e sulla condizione femminile nella società moderna.
È un’utile occasione per ritrovare nomi occultati da una storia abitualmente scritta da uomini per glorificare altri uomini.
Non sempre, però, le targhe sono al loro posto. A villa Pamphili non c’è più Carlotta Clerici, che alle battaglie per i diritti alle donne ha dedicato un’intera esistenza; a villa Paganini mancano i nomi di Graziella Campagna e Annalena Tonelli; a villa Gordiani è scomparsa Graziella De Palo.
La soppressione delle targhe porta con sé un nuovo oblio.
I cartelli umani che vengono proposti in uno dei pannelli, testimoniano l’impegno da parte di questa cittadinanza giovane e consapevole a non dimenticare, né per ignoranza né per incuria, e a restituire visibilità a quella saggezza delle donne troppo spesso negata.
La mostra sarà esposta all’interno della Biblioteca nazionale centrale di Roma, in viale Castro Pretorio, 105, sino al giorno 18 maggio.
Orari di visita: dal lunedì al venerdì 8,30-19; sabato mattina 8,30-13,30.