Arriva anche il sessismo buono, ma il futuro è già oltre.
Si discute molto in questi giorni su Twitter di un articolo che porta sotto la luce dei riflettori qualcosa di cui da tempo si sapeva l’esistenza, che era già oggetto di studio e di attenzione, tanto che il testo riporta numerose citazioni su questo stesso argomento, ma che solo oggi, grazie al social network, è diventato materia di discussione social.
Stiamo parlando di quello che traducendo letteralmente dall’inglese potremmo chiamare il sessismo amichevole, raggruppando sotto questa definizione tutte quelle affermazioni tipo “ma sai che per essere una donna sei brava”, affermazioni che sembrano dei complimenti, che certamente nella testa di chi parla tali sono ma pure nascono da una visione che, appunto, non solo vede differenze fra uomo e donna (ci sono e non c’è niente da fare) ma ritiene anche che queste differenze rendano la donna in qualche modo inferiore all’uomo (cosa che ovviamente non è). Tanto che hai voglia a fare, per essere veramente in gamba, bisogna essere qualcosa di più che semplicemente donna.
Naturalmente l’affermazione che abbiamo qui riportato è quella in cui il sessismo amichevole si evidenza con più facilità. Altre ce ne sono e molto più subdole, più complesse da evidenziare. Ma non è questo che mi interessa. Non voglio entrare nel merito della discussione. Solo far notare che probabilmente quella che a chi avvicina il fenomeno sembra una evoluzione della visione sessista della realtà non è per niente tale. Non di evoluzione si tratta, ma di semplice trasformazione. Cioè sono gli stessi soggetti, maschi, che fino a ieri avevano una visione più aggressiva del sessismo ad aver imparato a mascherare i loro sentimenti in una forma più consona al tipo di comunicazione più adatta al tipo di società nella quale viviamo.
In altre parole non sono nuovi maschi a usare questi “complimenti” amichevolmente sessisti invece del sessismo aperto dei loro padri, ma ancora i padri ad aver cambiato il modo di manifestare la propria visione del mondo, caratterizzata dal fatto di appartenere a un’altra epoca, a un altro mondo.
Il mondo che sta nascendo intorno a noi, quello che tutti questi studi si rifiutano categoricamente di guardare e di analizzare per facilitarne i percorsi di diffusione, è fatto da migliaia di ragazzi che la differenza fra uomo e donna semplicemente non la vedono. L’hanno introiettata solo in termini positivi, come differenza sessuale, ma non si sognano proprio di riportarla nel modo del lavoro o nella costruzione delle loro relazioni.
A quando il momento di veder finalmente un bell’articolo che parli di questi ragazzi, ragazzi che sono il nostro futuro, quel futuro che spazzerà via il passato e le sue ruggini?
5 commenti
Antonio, condivido pienamente tutto ma in modo particolare, la tua conclusione: si può veramente cambiare questi stereotipi di genere radicati e quindi queste differenze assurde, offensive e penalizzanti solo nel momento in cui si inizia a educare i bambini fin da piccoli al rispetto e alla valorizzazione delle differenze di genere, con opportunità egualitarie nello svolgimento dei compiti inside e outside, semmai da calibrare in base alle caratteristiche di personalità, agli interessi e alle capacità piuttosto che al genere di appartenenza.
e secondo me i ragazzi, oggi, queste cose le hanno già dentro, perché sono caratteristiche della società del web. forse perché essenso nati davanti allo schermo del pc, alcuni dei passaggi di conoscenza e di approccio sono evaporati nella indifferenziazione di genere che lo schermo del pc ha come sua caratteristica intrinseca 🙂
I ragazzi forse non vedono differenze, le ragazze la scoprono nel mondo del lavoro o al primo figlio, secondo i dati. resta il fatto che il femminile cancellato dalla lingua diventa facilmente un genocidio culturale delle donne e favorisce probabilmente il crescente femminicidio.
Cancellare le differenze non significa cancellare le gerarchie, ma cancellare davvero le gerarchie significa sempre liberare le differenze
rosangela ha una visione apocalittica della questione. parlare di genocidio culturale delle donne oggi è veramente una esagerazione. per non parlare poi di questo favoreggiamente del femminicidio. e naturalmente i ragazzi questo linguaggio non lo capiscono. giustamente. loro stanno portando il nuovo, non vogliono essere appesantiti dal vecchio. io non voglio ignorare i problemi che nella sussistenza del vecchio esistono, ma voglio concentrarmi sul muovo che arriva e spazza via tutto, magari proponendo il caso di marissa mayer, attuale ceo di aol che ha assunto la carica di un colosso come questo nel momento cruciale della sua gravidanza.
Ho lavorato a lungo in ambiti maschili e quindi di occhiataccie, commenti etc ne ho sentiti a bizzeffe. Anche ”ma lei è una donna, non saprà mica guidare”. E non parliamo poi dei maschiacci che vedono una donna che guida un’auto per strada. Gli epiteti (troia, puttana etc) sono d’uopo. Ma io so reagire.Ma io sono forte. E le donne che non lo sono? Se da una parte dobbiamo no lasciar passare nessun stereotiòpo, dall’altra dobbiamo anche non soffermarci su piccinerie che in quanto tali è meglio non porvi nessun rilievo, perchè stupide..