di Antonio Turi
Il disastro che ha colpito il nostro paese in questo giorni, e stiamo parlando della Waterloo che ha portato a confermare alla presidenza della repubblica un 88enne chiaramente ormai datato, se non proprio scaduto, fra le tante vittime illustri ha fatto anche l’intero movimento delle donne italiane. Infatti mai come questa volta le donne hanno dimostrato non solo una incapacità a incidere nella realtà, ma perfino un mutismo imbarazzante. O, se non proprio mutismo, una certa tendenza a bisbigliare invece che a strillare.
Sarebbe stato bello, nelle ore calde di questa settimana, vedere un corteo di sole donne, come magari è accaduto nelle varie manifestazioni del ciclo “Se non ora quando”, per non parlare delle proteste antiberlusconiane, e sentire le voci di quel corteo ricordare al paese che le donne sono dalla parte del cambiamento, perché il cambiamento è vita e nessuno più di chi la vita la sente nascere dentro di sé è contrario al mortale immobilismo mostrato da un parlamento esangue e pippaiolo.
Invece niente. Se dissenso c’è stato, è stato personale, espresso all’interno delle più larghe manifestazioni di protesta che hanno animato le strade oppure, se ha provato a prendere la forma del dissenso di genere, non ha saputo conquistarsi uno spazio adeguato.
Così facendo, paradossalmente, le donne hanno chiuso un’epoca, mettendo definitivamente il loro movimento della parte del passato, includendolo in tutto ciò che presto sarà spazzato via insieme a forme di pensiero e di essere che hanno preso in ostaggio il paese e affermato con arroganza che di qui non si passa, morti siamo e morti dobbiamo restare.
Da questo momento, a mio avviso, il movimento delle donne dovrà molto interrogarsi per conquistare nuovamente spazio e visibilità, perfino autorevolezza all’interno di un movimento di cambiamento che oggi è stato battuto, ma non potrà essere fermato.
Peccato. Certo, e l’ho detto anche troppe volte, i ragazzi che stanno cambiando il mondo lavorando il vecchio sistema nelle sue viscere, delle rappresentanze di genere non sanno cosa farsene. Loro sono oltre i generi, come oltre i generi è e sarà sempre più il futuro, ma in questa fase di transizione, quando qualcosa ancora resta da fare per il movimento delle donne, sarebbe stato importante provare a stare dalla parte giusta della barricata. Ma così non è stato.
Da oggi, insieme al ripensamento della politica, del concetto di rappresentanza, dei partiti e del loro ruolo, insieme a tutto questo bisognerà mettere mano anche alla costruzione di un nuovo senso di genere e a nuove forme di intervento delle donne nella società.
1 commento
Oggi occorre metteri ‘in gioco’ senza alcuna distinzione di genere. Poi starà a ciascuna donna proporre e perseguire leggi
dimenticate o inesistenti. Non c’è tempo da perdere …Un abbraccio.