Ildegarda di Bingen. Scienziata, santa e dottore della Chiesa.
Il 10 maggio 2012, in uno dei suoi ultimi atti ufficiali, papa Benedetto XVI ha iscritto ufficialmente “nel catalogo dei santi” la scienziata Ildegarda di Bingen, religiosa benedettina tedesca (1098-1179), già venerata come santa dalla Chiesa anche se i due processi di canonizzazione avviati sul suo conto non erano mai giunti a compimento. Il 7 ottobre dello stesso anno, durante la Messa di apertura del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova evangelizzazione, papa Benedetto l’ ha proclamata “Dottore della Chiesa”. E’ la quarta donna Dottore della Chiesa Universale dopo Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresa di Lisieux.
Ildegarda di Bingen è la più celebre tra le religiose e le scienziate medievali. Badessa in un convento, fu una donna impegnata ed autorevole sia sul piano politico che culturale. Detta anche la “Sibilla del Reno” per le sue profezie, era dotata di eccezionale creatività. Fu autrice di trattati di cosmologia e di medicina oltre che pittrice e compositrice di musica sacra. É la prima scienziata le cui opere siano giunte intatte fino a noi.
Ildegarda nacque in Sassonia, decima figlia di una famiglia dell’aristocrazia renana. All’età di otto anni fu rinchiusa nel piccolo convento benedettino di Disibodenberg diretto dalla zia Jutta. Come la maggioranza dei conventi medioevali, questo luogo rappresentava per le figlie della nobiltà una possibilità di vita confortevole e offriva loro buone opportunità di studio e di lavoro. L’educazione di Ildegarda si compì in parte sotto la guida della zia badessa e in parte da autodidatta. Pur non avendo ricevuto un insegnamento sistematico, divenne una donna di grande cultura che conosceva bene sia il pensiero medioevale che quello antico, reintrodotto in Occidente grazie all’influenza araba.
Fin dai primi anni della sua vita Ildegarda fu costretta a letto da numerose malattie, durante le quali aveva intense visioni che tenne nascoste fino all’età di 42 anni, ma che trascrisse nei suoi trattati mistici e che divennero il mezzo espressivo sia delle sue concezioni religiose che delle sue idee scientifiche. L’autenticità delle sue visioni fu esaminata da una commissione papale e quando Papa Eugenio III nel 1147 ne pronunciò il riconoscimento ufficiale della Chiesa, Ildegarda diventò una figura pubblica nota in tutta l’Europa.
Intrattenne relazioni epistolari con re e imperatori quali Federico Barbarossa (1123 ca. -1190) ed Enrico II d’Inghilterra (1133-1189) e durante diverse crisi politiche fronteggiò con sicurezza e diplomazia i potenti dell’epoca, non esitando a ricorrere a minacciose profezie per affermare la sua posizione. Intraprese viaggi per diffondere le sue idee, stigmatizzò la condotta di vita peccaminosa del clero e incoraggiò le persecuzioni della Chiesa contro le sette eretiche.
Alla morte della zia badessa le subentrò alla guida del monastero. Quando la comunità in cui viveva non le potè più offrire la sufficiente tranquillità a causa del grande afflusso di monache e ospiti, Ildegarda fondò un nuovo convento a Bingen, presso Rupertsberg. Era il 1150 e nel 1165 ne aprì un altro a Eibingen.
Ildegarda non rivendicò mai un’ispirazione autonoma delle sue opere, la giustificava facendo appello all’autorità divina e definendosi “il piccolo messaggero di Dio”. La sua creatività i tutti i campi fu eccezionale. Scrisse infatti tre trattati mistici che includevano una cosmologia, due testi di medicina e scienze naturali, due raccolte agiografiche, un testo di esegesi dei Salmi, una sacra rappresentazione con accompagnamento musicale, due volumi di una lingua segreta di sua invenzione, usata dai membri del convento per comunicare in presenza di estranei e fu la prima donna a comporre musica sacra.
La sua cosmologia completa è inclusa nel Liber Scivias e nel Liber divinorum operum simplicis hominis, due delle opere in cui trascrisse le sue visioni. Il suo concetto della struttura del cosmo – una Terra a forma di sfera, circondata da involucri concentrici che trasportavano i corpi celesti – era influenzato dalla tradizione pitagorica e dalla stessa tradizione derivò l’idea della relazione tra microcosmo e macrocosmo. Le sue opere erano illustrate da miniature esplicative assai dettagliate, nelle quali Ildegarda raffigurava se stessa in un angolo mentre “fissava la visione”.
Nel Liber vitae meritorum, il terzo libro di visioni, Ildegarda rappresentò una discussione tra i vizi e le virtù. Le sue opere erano scritte in un latino molto semplice e spesso il monaco Volmar, suo segretario, correggeva gli errori grammaticali.
Ildegarda conosceva anche gli insegnamenti di Galeno e l’arte medica praticata nei conventi medioevali ed era famosa come guaritrice dotata di poteri miracolosi. Scrisse due opere di argomento medico: Causae et curae e Physica, una summa di scienze naturali. Nel secondo trattato, la scienziata descrisse una moltitudine di piante, alberi, animali, pietre e metalli indicandone le proprietà curative. Invece di usare la nomenclatura latina, utilizzò i nomi tedeschi degli oggetti che venivano citati, creando così un registro botanico ancor oggi in uso. Ildegarda non si interessò soltanto alla cura delle persone malate, ma anche a quella delle persone sane: grazie al suo approccio “globale” è stata oggi riscoperta come medico “naturista”.
Nelle sue opere l’autrice fondeva avvenimenti fisici, affermazioni etiche ed esperienze mistiche, creando teorie che non avevano la caratteristica di scientificità secondo i canoni attuali, ma rappresentavano un inizio significativo dello studio sistematico della natura. Morì all’età di 81 anni e, anche prima di essere canonizzata, la Chiesa ha concesso che fosse onorata come una Santa.
La biografia è tratta dal testo: Sara Sesti e Liliana Moro “Scienziate nel tempo. 70 biografie “, edizioni LUD 2010, richiedibile a universitadonne@gmail.com