di Caterina Della Torre
Aveva molti ricordi di quel pomeriggio in un alberghetto della Brianza. Non mangiarono, naturalmente, ma nemmeno chiesero di portare qualcosa dal ristorante nella loro stanza.
Ricorda che entrata nella stanza buia si affrettò ad andare alla finestra e sollevare le tapparelle. Diede solo un piccolo sguardo oltre le tende bianche che drappeggiavano la parete: c’era solo il retro dell’hotel, niente piante o fiori. Poi si voltò verso il centro della stanza e fece due passi rapidi verso Luigi che l’aspettava guardando le sue mosse. Non si era tolto nemmeno la giacca, ancora.
Allungò la mano verso di lei invitandola con l’indice ad avvicinarsi. Obbedì come mossa da una magia, ma forse semplicemente lo desiderava…sì lo desiderava con tutte le sue forze e aveva nascosto e soppresso i suoi aneliti per tutto il tempo che avevano lavorato insieme sul suo caso. Lui lo aveva capito, come aveva inteso che sarebbe stata una preda facile. Ecco perchè erano capitati in quella stanza d’albergo così quasi per caso…
La realizzazione del desiderio che si apriva, insieme al cuore e alla mente liberò tutte le loro energie e si ritrovarono in breve abbracciati sul letto, mentre lui svestiva lei e lei toglieva la giacca a lui, come se improvvisamente i vestiti fossero stati di troppo.
Anni dopo si domandò come mai sentire il suo corpo, non più giovane ed atletico come quelli dei ragazzi suoi coetanei, non l’avesse allontanata, ma intrigata ed intenerita. Doveva essere stato un bellissimo uomo da giovane e l’età lo aveva maturato ma non ancora demolito. Gli addominali un tempo forti e tonici, ora tendevano a rilassarsi sul ventre, creando una gobba all’infuori che si sforzò di non guardare.
Le spalle ed il torace largo da nuotatore (aveva gareggiato per il nuoto a provinciale da giovane, le aveva raccontato) si erano ammorbiditi, rilassati.
La luce non era ruscita a rivelare sul corpo nudo tutti i difetti perchè Carlotta nel frattempo, ottenebrata dai baci che le arrivavano fino in fondo all’ugola, non riuscì a vedere nient’altro se non il proprio e l’altrui piacere.
Quella dolcezza che entrava dentro con i baci e le carezze, correva giù fino al bacino e lo illuminava sembrava non finire mai o forse lei non voleva finisse mai. Ma invece terminò.
”Sei bellissima Carlotta” disse l’avvocato e si alzò per andare in bagno. Forse a gettare il ”condom”.
Non sapeva cosa replicare, ma non voleva interrompere la dolcezza dell’atto e allora si barricò dietro i guanciali che aveva racconto e piegato a mo’ di corpo umano e sui quali siera adagiata abbracciandoli.