di Luciano Anelli
FLASHMOB – UNITI CONTRO LE VIOLENZE ALLE DONNE
La dilagante recrudescenza di episodi di femminicidio in Italia ha dell’inverosimile.
E’ una forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani. Una spirale di violenza che avviene in ambito pubblico e privato, attraverso condotte misogine, maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, familiare, che comportano l’impunità delle condotte degli aggressori tanto a livello Sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine comunque evitabili.
Non passa giorno senza che la cronaca non venga funestata da notizie di donne uccise,violentate, mutilate da mariti,compagni,ex-compagni, padri, fratelli, figli.
La recente vicenda di Fabiana, sedicenne accoltellata e poi bruciata viva dal fidanzato coetaneo per gelosia , è solo uno dei troppo frequenti e atroci casi di femminicidio.
Ciò che accomuna queste storie è il legame di familiarità che intercorre tra vittima e carnefice, che spesso, purtroppo, rende più combattuta la decisione della donna di rivolgersi alle autorità competenti al momento dell’insorgere del problema. D’altro canto le stesse istituzioni, quali polizia,carabinieri o servizi sociali, nonostante le esplicite direttive legislative in materia di stalking e violenza domestica, tendono a volte a suggerire alla vittima di pensare bene allo sporgere denuncia per evitare conseguenze spiacevoli per la presenza di eventuali figli.
L’effetto sortito è spesso il contrario.
Il silenzio può diventare una forma di legittimazione e negazione del problema.
La violenza contro le donne e bambini e poi il femminicidio, infatti , sono prodotti da un problema culturale oltre che sociale che affonda le sue radici nell’omertà, nello stereotipo inaccettabile del dovere nella sottomissione della donna all’uomo, che da padrone usa e abusa del suo corpo,delle sue scelte e dei suoi desideri.
PER QUESTO DONNE ED UOMINI HANNO DECISO DI MOBILITARSI PER DENUNCIARE L’URGENZA DI DIFFONDERE UNA CULTURA POLITICA E SOCIALE CHE CONDANNI FERMAMENTE ED AGISCA COERENTEMENTE E CONCRETAMENTE PER L’ARGINAMENTO DI QUESTO FENOMENO, ANCHE CON IDONEI STRUMENTI LEGISLATIVI.
Per evidenziare ciò donne e uomini, in diverse città d’Italia, simultaneamente si sono riuniti davanti alle Questure
PER UN FLASHMOB CHE VEDA “TUTT* UNIT* CONTRO IL FEMMINICIDIO”.
Ogni partecipante ha mostrato un articolo di giornale che parla di Violenza verso le donne ed un palloncino con su scritto il nome di una donna, vittima del Femminicidio.
A Bari, il Flashmob si è articolato con la lettura da parte di due di questa poesia a due voci:
“Non ingoieremo più il pianto per un’altra testa fracassata.
Non staremo più fermi e raggelati nel nostro dolore per un’altra anima violata.
Non taceremo più, non ci copriremo gli occhi, non saremo complici.
Noi urleremo tutte le volte, a squarciagola.
Noi denunceremo.
Siate preparati perché noi tutti non ci fermeremo.
Noi non porteremo fiori e non sfileremo in ricordo di vite martoriate.
Noi lavoreremo per quelle vite.
Noi urleremo perché ogni singola donna che decida di dire NO venga accolta e tutelata e sostenuta con la massima urgenza.
Noi non daremo tregua alle Istituzioni.
Noi ascolteremo le donne.
Noi diventeremo il loro scudo.
Noi urleremo tutte le volte.
Non staremo buoni e fermi fino al prossimo corteo in ricordo di una bambina bruciata viva e non parteciperemo alla spettacolarizzazione del dolore.
Noi non porteremo fiori su corpi senza vita per placare il nostro senso di colpa.
Noi urleremo tutte le volte, a squarciagola.
Siate preparati perché noi tutti non ci fermeremo.
E’ seguito un minuto di silenzio per ricordare le vittime, tenendo ben in vista ognuna un articolo di giornale ed il palloncino col nome di una vittima. Allo scadere del minuto di silenzio le e i partecipanti hanno strappato gli articoli gridando
“Ora basta !”
e poi hanno lasciato volare i palloncini in cielo, dove sono volete le tante donne uccise perché Donne.
Intanto, in contemporanea a queste manifestazioni, la Camera dei Deputati ha finalmente dato il via libera alla ratifica della Convenzione di Istanbul (redatta nel 2011), che inserisce la violenza sulle donne nel quadro della violazione dei diritti umani, si attende l’approvazione definitiva in Senato. E’ ora che la politica non perda altro tempo!