di Caterina Della Torre
Supportare le donne nell’uso delle tecnologie. Dols è nata proprio per questo. Ne sono passati di anni ma adesso sembra sia arrivato il momento di fare quadrato e dire: non è vero che le tecnologie digitali sono poco amate dalle donne, anzi, hanno imparato ad usarle alla perfezione, tanto da diventare professioniste nel settore e innovatrici nelle start up. E oltre alle vecchie avanguardie adesso ci sono le giovani leve che sono quasi nate con il mouse in mano.
E’ il caso della neonata in Italia Girls in Tech, emanazione dell’omonima organizzazione internazionale sorta negli USA (ndr. e dove se no?) e di cui Anna Sargian è il managing director.
Nata 27 anni fa a Casal Monferrato, dopo aver studiato economia all’ università di Novara ed essersi specializzata in finanza con un master è diventata analyst in Astor SIM e former analyst di Italian Angels for Growth. Co-creatrice di StartuParty, l’evento-party startup più conosciuto in Italia, è appassionata di tecnologia, internet e digitale. Dopo aver studiato Economia e Finanza in Italia e in Belgio ha trascorso un periodo in Silicon Valley e a San Francisco durante gli studi e per una summer internship. Ed è lì che ha conosciuto la fondatrice di Girls in tech Adriana Gascoigne ed ha deciso di portarla in Italia
Ci parli di Girls in tech?
Girl in Tech è un social network enterprise mondiale nato nel 2007 sull’ impegno, il coinvolgimento, la formazione e l’empowerment della figura femminile nel mondo della tecnologia e dell’imprenditoria.
Girls in Tech ha la sua sede principale a San Francisco, California, ma supporta oltre 17..000 membri sparsi in 33 chapter attivi in tutto il mondo”. L’ultima città ad aprire un gruppo è Milano, che ha presentato di recente il team di otto persone, età media: 26 anni.
Cosa si propone di fare?
GiT è composta da ragazze che si propongo di offrire una varietà di risorse e strumenti per le donne per supportare e migliorare la loro carriera professionale e imprenditoriale e le loro aspirazioni nel mondo della tecnologia, ma è nata soprattutto per aiutare le donne che fanno startup,
Come pensate di muovervi?
Aiutare le donne (e le ragazze) che vogliono fare impresa. Con corsi a numero chiuso, serali e gratuiti, per insegnare le nozioni base. Con incontri nelle scuole, per le più giovani. E creando connessioni fra le altre associazioni che si occupano di donne.
Ma vi rivolgete soprattutto alle giovani?
Alle studentesse. Negli Stati Uniti le Girls in Tech si sono distinte per i progetti con studentesse universitarie e liceali. È un obiettivo che abbiamo anche noi: in futuro ci piacerebbe dialogare con le scuole per preparare le più giovani alla mentalità dell’imprenditrice.
Primi passi?
Per prima cosa vorremmo mappare il territorio delle startup italiane femminili.
Secondo Mind The Bridge la presenza femminile nel mondo delle startup è di circa l’11%. Noi vorremmo farne una lista, per raccontare chi sono e cosa fanno le donne che stanno facendo impresa.
Successivamente, da settembre, partirà un ciclo di serate, a numero chiuso ma gratuite, su argomenti specifici: ad esempio come fare un business plan, come convincere un venture capitalist a investire su di te o come regolarsi fra soci di una startup.
Nel Regno Unito il numero di lavoratrici tecnologiche in rosa è sceso dal 22 % del 2001 al 17 % del 2011. Dove le signore riescono a sfondare si ottengono buoni risultati.
In cosa si differenzia GiT dalle altre associazioni femminili che si occupano di tecnologia?
Si distingue da altre esperienze simili perché non si preoccupa di fare solo networking, ma promuove soprattutto la formazione imprenditoriale delle aderenti, oltre che rappresentare un’occasione per conoscersi.
In Usa è attiva la Git University, un programma formativo che dura per diversi mesi, con incontri regolari bisettimanali.
A Singapore è nato di recente Git 360, un corso intensivo di due mesi attraverso cui vengono selezionate 20 imprenditrici che poi avranno l’occasione di frequentare lezioni e conferenze tenute da nomi molto noti della Silicon Valley e dell’imprenditoria internazionale”.
Anche in Italia sarà possibile ciò?
Tutto questo, almeno per il momento, non ancora in Italia dove il sistema delle start up è più immaturo che altrove.
Siete un’associazione?
Girls in Tech Italia si sta costituendo in questi giorni. Del gruppo direttivo fanno parte, oltre a Sargian, Francesca Parviero, Sara Bonomi, Gaia Costantino, Eugenia di Somma, Claudia Milia, Camilla Zanetti e Donatella Cambosu.
Come si può diventare una Girl in Tech?
Per quanto riguarda l’Italia, al momento siamo focalizzati sulla creazione del capitolo in Italia e a partire con i primi eventi, daremo maggiori info sul come diventare una Girl in Tech prossimamente.
Chi può partecipare agli eventi e come funzionano?
Gli eventi di networking e le tavole rotonde generalmente sono aperti a tutti gli interessati, uomini e donne.
Quali sono i tuoi obiettivi personali futuri?
Lavorare per potenziare sempre più GiT passando dalla fase potenziamento startup a quella formativa vera proprio. Poi il tempo consiglierà le fasi successive.