Il disagio sociale delle madri separate in italia si fa sentire
Nel nostro Paese c’è ancora molta disinformazione sull’argomento, ma il disagio sociale delle madri separate in italia si fa sentire e qui serve fare una riflessione articolata che contempla due differenti piani: il primo relativo alle trasformazioni della famiglia e delle differenti forme attuali di convivenza familiare, il secondo relativo alla presa in carico sociale della madre sola come “soggetto” delle politiche sociali perchè le dinamiche del sistema di welfare sono, ad oggi, inequivocabilmente scadenti.
Per le cosidette famiglie atipiche non c’è ancora l’applicazione del principio di pari opportunità che è invece presente nella Carta Costituzionale. (art. 3, comma 2).
La crescita della povertà di una madre sola infatti può esser considerata un effetto di diseguaglianza di genere, dove gli espliciti cumuli di responsabilità non vengono redistribuiti rispettando e salvaguardando il suo ruolo di madre, anzi di recente si è arrivati a mortificare totalmente le donne che hanno figli o che intendono averne. A livello istituzionale c’è ancora poca partecipazione attiva e decisionale, delle madri in particolare, sulla condizione di vita che un genitore single vive con i propri figli. Inutile sottolineare di come la maternità diventi causa di povertà per molte donne, soprattutto dopo una separazione.
Ma cosa si intende per “madri povere”? Parliamo di chi fatica ad arrivare alla fine del mese, di chi non può far fronte a una spesa extra,
improvvisa, importante. Parliamo di chi non può onorare regolarmente i propri debiti, oppure pagare le spese scolastiche dei figli. E poi ancora di chi “senza lavoro e senza una casa” non riceve sostegno per comprare da mangiare per sé o per i figli, di chi non può permettersi visite mediche e acquistare vestiti necessari.
Troppi sono i racconti di madri che si scoprono forti loro malgrado, capaci di non scoraggiarsi nemmeno quando affrontano in totale solitudine le più gravi condizioni di indigenza.
In televisione assistiamo – quasi paralizzati – a storie estreme di povertà e disperazione, senza capire che chi può raggiungere uno studio televisivo è già in grado di reagire a una condizione umana scorretta, ma pensiamo a chi rimane a casa, con dei bambini piccoli da accudire, non tutte sono dotate di risorse e di tenacia, non tutte sanno reagire e appellarsi alla giustizia.
Ciò che risulta paradossale è il fatto che proprio le madri sole, a differenza degli altri Paesi in Europa, risultano più capaci di conciliare
lavoro di cura e lavoro rispetto alle loro coetanee che vivono in coppia eppure, nonostante questa indiscussa capacità, le madri sole sono considerate come “soggetti con reti familiari più fragili” e questo persevera perchè il sistema di welfare attuale poggia ancora su uno schema tradizionale di famiglia.
Le madri povere in Italia sono un argomento che dovrà essere ampiamente discusso in Parlamento, ma non come “problema”, bensì partendo dalle risorse e dalle “competenze” di queste donne che aspettano soltanto di essere valorizzate.
3 commenti
se aspettano di essere valorizzate… buonanotte!
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