Agosto di fuoco e come tutti gli anni le nostre serate sono accompagnate dal ritmo, a tratti tribale, della pizzica salentina. Dal 6 è cominciata la tessitura della tela locale che si completerà il 24 a Melpignano. Fili invisibili e vibranti che portano il sangue alle tempie.
Il lancio dell’evento quest’anno è cominciato a Roma il 29 giugno, per poi proseguire per New York, Boston, in Tunisia … insomma una tela sempre più larga, più globale, con al centro la Puglia, il Salento, il Sud.
Negli ultimi 20 anni, i pugliesi hanno lavorato strategicamente per rilanciare un territorio considerato da sempre luogo di conquista per interessi provenienti dall’esterno.
La Puglia, come tutte le Regioni ed i Paesi a Sud di qualunque luogo, ha rappresentato un territorio da sfruttare, da utilizzare, da sporcare senza rispetto per il paesaggio e per i suoi abitanti ed i pugliesi hanno ceduto i propri tesori in cambio di piatti di lenticchie indispensabili per sfamare le proprie famiglie.
Pensate all’ILVA, alla Montecatini, alle aziende farmaceutiche … pensate ai fumi dell’ENEL di Cerano …Posti di lavoro da 1000/2000 euro in cambio di salute e cittadini disposti a tutto per ottenere la
prenotazione anticipata per il loculo personale e familiare.
Lo so, sono troppo dura, ma io vivo qui, vivo il sud, osservo le manovre clientelari senza possedere uno straccio di prova per poterle denunciare e laddove esistono denunce, a noi del sud, tocca vedere
giacere, essere dimenticate …
La creazione dell’evento salentino, in qualche maniera, rappresenta un riscatto per noi meridionali che, attraverso la tradizione, e con una pianificata strategia di marketing, siamo diventati un’attrattiva
internazionale o, come dice il nostro Presidente della Regione Puglia, del mappamondo.
Ogni filo tessuto rappresenta creazione di lavoro, rilancio del territorio, investimento nel turismo, nelle bellezze naturali che ancora conserviamo; rappresenta, in fondo, l’eredità solida che possiamo restituire ai nostri figli cui pesa, dalla nascita, il cruccio del debito pubblico pari a
30mila euro procapite.
La Notte della Taranta di per sé dura pochissime ore, una notte appunto, ma costituisce un richiamo ormai incondizionato per coloro che decidono di passare qualche giorno in Puglia in qualsiasi periodo dell’anno. Attorno ad essa si è sviluppata tutta una scuola che comprende eventi, gruppi musicali,
libri, video, realizzazione di strumenti musicali, ricettività, gastronomia … insomma, è una vera fonte di reddito per migliaia di cittadini, pugliesi e non ed è divenuta una pratica da duplicare in altri territori che voglionocominciare a reinventarsi e a proporsi alternativamente.
In questo articolo di Sergio Torselli ritrovate il riassunto della creazione di questa ormai leggendaria
notte e di come gli intellettuali locali si siano adoperati e abbiamo contribuito per la sua riuscita (unico neo, l’assenza di donne).
Gli eventi non accadono per caso, occorre studio, occorre programmazione, relazioni, investimenti, passione … e serve CULTURA perché diventino pratiche solide, investimenti certi e l’attenzione alla cultura, purtroppo, non è mai il primo pensiero di noi italiani (si controllino gli investimenti per la scuolapubblica degli ultimi due decenni, per cominciare).
Per chi non potrà esserci ed è curioso, consiglio di seguire l’evento in tv o in streaming e comprenderà quanto importante sia diventato il ballo delle pizzicate per tutti noi in termini di economia e sviluppo
ecosotenibili. Qui, dal canale youtube dedicato, un assaggio …
1 commento
Terra di conquista, da sporcare…come è vero. Il guaio è che tutto questo è stato possibile a causa della disistima degli abitanti. Ricordo da piccola che tutto quello che veniva da fuori era bello, tutto quello che si faceva in casa era una di modesta importanza. Eppure in casa si facevano normalmente conserve eccezionali, i frutti della terra copiosi e buonissimi, il pescato saltava da solo, d’estate, e poi il vino, le mandorle, profumavano l’aria e arrivavano funghi e salsicce d’inverno, quando in campagna non si andava le donne ricamavano, cucivano e non si sprecava niente, neanche un quadratino di tela, si usava la candeggina per pulire dentro, e fuori le case erano incalciate di bianco… Poi… ma adesso per fortuna ci sono i giovani che leggono la storia in modo critico e combattono…spero proprio che non siano in pochi ad opporsi al petrolio, alle discariche abusive di materiali che arrivano chissà da dove veicolati dalle mafie, e che finalmente noi della Puglia si riesca ad essere liberi di amarci per davvero!