di Caterina Della Torre
Carlotta amava danzare da sempre, fin da quando era picco
la e mimava i passi delle ballerine di danza classica che aveva visto in Tv o a teatro. E ricordava che obbligava chiunque le giungesse a tiro a piroettare con lei. Poi erano arrivati i balli da discoteca e sudamericani. Il valzer lo aveva imparato dal padre, un provetto ballerino.
Ora poteva seguire la musica solo muovendo braccia e bacino, senza però sbilanciarsi troppo per paura di perdere l’equilibrio e cadere.
Ad un certo punto della serata Fausto si avvicinò e, prendendole la mano, la incoraggiò ad alzarsi.
‘’No, non posso’’ – disse Carlotta.
”Ma certo che puoi, appoggiati a me”. E cosi’ dicendo la prese e fece aderire strettamente il suo corpo a quello della donna.
E cominciò a muoversi con lei sulla pista, rispettando i suoi passi ed i suoi tempi.
A Carlotta non sembrava vero di poter muovere le gambe senza incespicare o afflosciarsi per terra come un sacco vuoto.
Il profumo di Fausto poi le ricordava qualcosa dei tempi del liceo. Sì, era proprio quell’essenza esotica e inebriante: il Patchouli.
Ne era passato di tempo da quando andava a scuola e i più ‘’trendy’’dei suoi compagni sfoggiavano quel costosissimo profumo. Ora non andava più di moda, superato dei vari CK One e Moschino.
Fausto la portava con leggerezza, ma a un certo punto le propose di sedersi per non stancarsi troppo.
‘’Sei molto esperto dei tempi necessari per riprendersi della mia patologia. Sei un fisioterapista?’’
‘’No, ma sono del settore medico’’
‘’Cìoè?’’
‘’Neurologo e peraltro la mia tesi di laurea l’ho scritta proprio sulla tua patologia’’
Carlotta si sentì rassicurata ma anche molto scoperta. Non poteva mentire, come faceva con tutti gli altri che l’avvicinavano e le chiedevano cosa si fosse fatta. Lei passava dall’operazione all’anca ad una caduta improvvisa, per evitare altre e troppe domande.
Con Fausto però che le piaceva, e molto, non voleva parlare dei suoi tristi casi.
‘’Per chè non balliamo ancora?’’le chiese a bruciapelo
”Ma questa è un merenghe?’’
‘’Balliamo come possiamo, fatti portare da me e dalla musica.’’
Carlotta rinfrancata, si rialzò sulle sue deboli gambe e si fece portare con piacere, muovendosi come poteva e quello che poteva.