di Giuseppe Rissone
Prima tappa: la storia
Nel corso del secolo scorso, in prevalenza nel mondo occidentale, la vita professionale delle donne è radicalmente mutata e in alcuni casi si sono aperte possibilità insperate. Queste nuove possibilità non sono cresciute senza resistenze e difficoltà e richiedono, ancora oggi, determinazione e voglia di lottare per conservarle, in questa situazione si è sviluppata la questione dell’esercizio di un ministero femminile nelle chiese cristiane. L’Italia a denominazione in maggioranza cattolica, ha visto la questione complicarsi maggiormente e respingerla nettamente, a pensarci sono state le piccole chiese evangeliche, figlie della Riforma protestante e del segno teologico di Lutero e Calvino. In questi tre articoli proviamo a raccontare il perché di questa scelta, dal punto di vista teologico e culturale, e dal punto di vista delle protagoniste con due interviste a pastore in emeritazione, tra le prime a essere consacrate in Italia.
Perché dopo oltre quattrocento anni dalla nascita del pensiero protestante si è arrivati ad approvare la figura del pastorato femminile? La scelta si muove attraverso l’influenza della situazione sociale, dove le donne hanno “occupato” spazi che per secoli gli erano stati preclusi, non da meno da quella teologica dove la valutazione nasce da una fede cristiana per la quale donne e uomini sono sullo stesso piano, in quanto fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Paolo scrive: Qui [nella chiesa] non c’è nè maschio né femmina, perché voi tutti siete uno in Gesù Cristo (Galati 3,28). Nella Riforma del ‘500, una delle centralità del pensiero teologico è il principio del “sacerdozio comune di tutti i credenti” affermato nel Nuovo Testamento (Lettera agli Ebrei, I Pietro, ecc…). E’ dunque lo stesso messaggio rivoluzionario dell’Evangelo e la storia della chiesa primitiva a rimettere sul tappeto il problema del ministero femminile nella chiesa.
Il pastorato femminile nelle chiese protestanti ha origine negli Stati Uniti a metà dell’Ottocento, sembra che la prima donna a essere riconosciuta come “ministro”, nel 1821, sia stata la quacchera Lucrezia Mott, poi, nel 1853, Antoinette Brown fu ordinata pastore delle chiese congregazionaliste. In Europa le prime donne furono consacrate nel 1919, ma è necessario arrivare agli anni ’50 per trovare uniformità nelle varie denominazioni protestanti.
Per quanto riguarda l’Italia, l’ammissione delle donne al pastorato fu approvata dal Sinodo valdese nel 1962 e le prime donne pastore furono consacrate nel 1967 nella chiesa valdese che dal 1979 comprende anche i metodisti. Nel 1976 la missionaria battista Marylou Moore fu incaricata di svolgere un ministero di “coadiutorato pastorale” nella comunità di Gravina di Puglia;
dopo un intenso dibattito, l’Assemblea generale dell’Ucebi (Unione delle Chiese Evangeliche Battiste in Italia) del 1982 portò a un pronunciamento positivo sul pastorato femminile. La prima pastora in Italia fu Giovanna Sciclone, valdese, fu consacrata nel 1967, fu eletta vice moderatrice della Tavola Valdese ovvero il comitato di sette membri eletto dal Sinodo ogni anno per la gestione corrente della vita ecclesiastica nell’intervallo fra un sinodo e l’altro, e fu confermata per cinque anni.
L’esperienza ha dimostrato che il ministero femminile rappresenta un prezioso arricchimento per le chiese che lo hanno accolto: si può dire che ha lasciato una sua impronta particolare sull’interpretazione della Bibbia, sulla riflessione teologica e sulla vita concreta delle chiese.
Attualmente in Italia sono circa 40 le donne che esercitano il ministero pastorale nelle chiese valdesi, metodiste e battiste su un totale di 150. Terminando questa prima tappa è importante rilevare che nella concezione protestante il ministero pastorale è concepito come annunzio della Parola di Dio e non come sacerdozio imperniato sul sacrificio, e come scritto nel libro degli Atti al capitolo 2, versetto 18, Pietro pronuncia queste parole il giorno di Pentecoste: Anche sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.
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John Wesley promosse la predicazione femminile nella seconda metà del ‘700, istituendo una predicatrice.