Cast: Shabnam Tolui, Orsolya Tòth, Arita Shahrzad, Navíd Akhavan, Bijan Daneshmand, Rahi Daneshmand, Salma Daneshmand, Pegah Ferydoni, Tahmoures Tehrani
Non so quanto sia costato il film di Shirin Neshat ”
Donne senza uomini”ma nel cercare notizie sul film mi è capitato di incappare nei dati del box office e di leggere che nel primo week-end di programmazione in Italia il film ha incassato (solo) 76.000 euro.D’altra parte la stessa regista, in un’intervista rilasciata alla giornalista di un settimanale italiano che si complimentava per il Leone d’Argento ricevuto all¹ultimo Festival del Cinema di Venezia, chiedeva ‘…crede che avrà un pubblico?.Stando a quello che ho visto ieri sera e nonostante le cifre, penso che il film un suo pubblico lo avrà perché
l’artista, qui al suo primo lungometraggio, è molto apprezzata le sue fotografie o i suoi video sono spesso presenti nelle mostre d’arte contemporanea – e poi perché
il film è bello e il passaparola funzionerà.
La regista non è femminista, anche se il titolo e i suoi lavori lo fanno pensare – le donne sono le protagoniste principali delle sue storie”. Anche gli uomini, ma questi più per rendere evidente l’esclusione di quelle, come accade anche in questo film dove donne senza uomini” continuano a muoversi verso una libertà difficile da raggiungere (lì forse più che altrove).Siamo in
Iran nel 1953, in un momento in cui uomini e donne (poche)
manifestano pacificamente per difendere il governo democratico di Mohammad Mossadegh intenzionato a liberare il paese dalle potenze straniere e a nazionalizzare il petrolio. Le potenze però non lo permetteranno, il movimento sarà sconfitto, il Primo Ministro allontanato e lo Shah (Mohammed Reza Palevi) restaurato.Questo lo sfondo, in primo piano la storia di
4 donne :
Munis, la sorella, che vorrebbe partecipare alla lotta ma che impedita dal fratello decide di suicidarsi,
Zarin, la prostituta, la figura più angosciante, malata di un’evidente anoressia, quella che prova a strapparsi dalla pelle le troppe mani che l’hanno toccata,
Faezeh, di tutte la meno tormentata, quella che vorrebbe semplicemente sposare lì’uomo che ama ma che con gli uomini dovrà fare i conti, e infine c’è
Fakhiri, la moglie del generale, quella che pur potendosi permettere una vita nel lusso, vive male e fino in fondo il suo compromesso.Gli eventi le faranno avvicinare non tutte perché una si fermerà sulla soglia – in una casa di campagna immersa in una magnifica natura, una sorta di luogo sospeso dove, per poco tempo, tutti gli orrori del mondo saranno messi da parte per lasciare spazio a un poco di serenità. Per qualcuna prima di fermarsi per sempre, per altre prima di riprendere il cammino.Molta eleganza formale in un film anche simbolico, magico e reale”, come il
romanzo complesso di Shahrnush Parsipur (cinque anni di carcere dopo la pubblicazione del libro nel 1990) a cui la regista si è ispirata.Una nuova forma per l’artista, il cinema, che l’ha scelta… perché più vicina al pubblico/perché non hai bisogno di un’educazione
per comprenderlo/perché non si basa su concetti enigmatici e poi perché in me c’è un’attivista che vuole portare il suo lavoro più vicino alla base/.. e volevo rinnovarmi/sono una che si stanca presto”.
Attivista, una parola che le è uscita insieme ad altre nel corso di un’intervista dopo che qualcuno le ha ricordato Jafar Panahi, il regista iraniano (a sua volta Leone d’Argento nel 200 per Il cerchio” recentemente arrestato. Un attivismo che le fa chiudere il film con una dedica: ‘a tutti coloro che, dal movimento costituzionalista del 1906 al movimento verde del 2009, continuano a lottare per la libertà.’
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