Odile Robotti come molte donne, pensa di fare troppe troppe cose. Gestisce una società di formazione, Learning Edge, insegna all’università Vita-Salute san Raffaele e si occupa di volontariato attraverso una organizzazione di volontariato, MilanoAltruista e una non-profit, ItaliaAltruista. E come se ciò non fosse abbastanza, ha scritto anche un libro.
Perchè hai scritto ‘’Il talento delle donne’’? Ci sono altri testi del genere in circolazione.
L’ho scritto perché avevo qualcosa da dire e ci tenevo a dirlo. Non mi piace particolarmente scrivere, non mi viene facilmente, non avevo assolutamente tempo. Se non ci fosse stato un forte desiderio di aiutare le altre donne, in particolare quelle nelle prime tappe della carriera e quelle che si reputavano non del tutto soddisfatte del proprio percorso professionale, non mi sarei mai imbarcata in questa avventura. Mentre lo scrivevo mi sono chiesta mille volte chi me lo avesse fatto fare….In verità, Caterina, non ci sono altri libri di questo tipo scritti da autrici italiane…negli Stati Uniti ce ne sono tanti, perché lì il genere “manuale di auto-aiuto” è più diffuso. qualcuno è stato tradotto (ma tradurre non vuol dire adattare al contesto). per il resto ci sono tanti libri interessanti, scritti molto bene, da autrici auto9revoli, ma non sono manuali di auto-aiuto. vedi, un manuale di auto aiuto si legge velocemente, non necessariamente dall’inizio alla fine, ma magari cercando quello che ti interessa e ti è utile…e lo puoi leggere anche la sera quando sei stanca.
A chi è rivolto?
A me piace pensare che sia rivolto a tutte le donne che lavorano o stanno per iniziare a farlo. In particolare, te lo confesso, io mi sono preoccupata delle più giovani, quelle nei primi anni di vita professionale, perché volevo che evitassero i nostri errori. Però so che ci sono un sacco di donne della mia età, anche donne che hanno avuto successo, che si scontrano ancora con i nostri soliti problemi di genere….
Che messaggi veicola?
Che è possibile adattarsi al mondo del lavoro di tipo maschile senza rinunciare a se stesse e che bisogna farlo perché abbiamo bisogno di tante donne in tutti i ranghi aziendali. Finché ci saranno poche donne leader, la leadership assomiglierà agli uomini più che a noi.
Cosa pensi tu del talento delle donne? Diverso da quello maschile, ma più comprensivo?
E quale differenza esiste tra le due leadership, maschile e femminile?
Che domandona! Parto dalla fine. Sì, ci sono di solito delle differenze tra leadership maschile e femminile. Noi coinvolgiamo di più, ascoltiamo di più, ci mettiamo più emozioni. Gli uomini magari decidono più rapidamente, riescono a essere più freddi. Le differenze individuali contano eccome, quindi sto generalizzando. Ognuno ha i suoi punti forti e, a seconda della situazione, può essere meglio uno stile o l’altro. per me il vero talento delle donne è riuscire a farsi strada in un contesto che spesso riflette ancora le preferenze maschili senza rinunciare a essere se stesse. Avere successo “in terra straniera” non è banale, farlo restando fedeli a se stesse ancora meno.
E possibile rimanere se stesse rimanendo in un’azienda men oriented?
Certo. Quando si visita un altro paese, si cerca di adattarsi alla locale cultura per facilitare le relazioni, ma questo non vuol dire rinunciare alla propria identità. Se vai in Giappone, fai l’inchino, se non lo fai sei maleducata e inizi col piede sbagliato. Ma se si è persone “centrate”, si resta se stessi anche facendo cose che appartengono ad altre culture. Quando ci si perde, quando adattarsi diventa snaturarsi, spesso è perché non si avevano le idee chiare in partenza. Nel primo capitolo del libro dico proprio questo: prima di qualsiasi cosa, capisci chi sei e non te lo dimenticare.
Che apporto conferiscono le donne?
Le donne portano diversità, anzitutto. Non è poco, avere persone diverse intorno a un tavolo arricchisce la prospettiva. Poi ognuna porta i propri talenti.
E le nuove generazioni hanno imparato la lezione?
Le lezioni si imparano sbagliando. Purtroppo, questo è ancora il miglior metodo e le giovani devono commettere i loro errori…però mi dispiace che siano errori che potevano essere evitati facilmente: un po’ di errori fanno crescere, ma le sofferenze inutili non mi piacciono…. Per alcuni errori esiste la vaccinazione e ho provato a metterli nel libro.
2 commenti
Mi incuriosisce…condivido il fatto che alle donne è richiesto di adattarsi alla cultura aziendale ancora “maschile” e che questo possa essere un primo punto di partenza ma penso che ci debba essere anche un graduale cambiamento di mentalità e di cultura popolare e aziendale, per cui le donne, ancorché mamme, non devono più essere visto come altro o periferiche, bensì come un potenziale di capacità, risorse e prospettive diverse che non possono che contribuire al funzionamento del paese, delle aziende, dell’economia.
in caso contrario, sebbene dotate di grande disponibilità e impegno, le donne si troveranno sempre a confrontarsi con un mondo a misura di uomo e quindi sordo e cieco alle differenze di genere e ai bisogni familiari.
Il mondo è donna, o almeno così mi appare nella sua costruzione biologica. La razza umana, nella sua unicità, ha stravolto le leggi della natura in molti versi, compreso lo stravolgere rispetto della sua stessa, intrinseca natura. I “nati dalle donne” troppo spesso ne dimenticano il significato e perpetrano modelli e crimini (gli ultimi due in Italia, nelle scorse 24 ore) contro compagne, madri, sorelle.
Si, come dice Francesca, le donne si troveranno sempre a confrontarsi con un mondo a misura di uomo. Sino a che non saranno stufe, aggiungo io, speranzosa e belligerante :).