La violenza di genere non può essere relegata a una questione meramente femminile, trattandosi appunto di un problema generale.
Cari uomini, mariti, amanti, fidanzati, ragazzi ed ex di qualsiasi tipo… questo assunto parte dal presupposto che la violenza sulle donne è un problema maschile, nel senso che scaturisce dal vostro universo. Perciò la violenza di genere non può essere relegata a una questione meramente femminile, trattandosi appunto di un problema generale.
Alcuni dati, tanto per ribadire anche numericamente la questione. Prendiamo lo stupro, ad esempio. Negli ultimi 15 anni, in Italia, le denunce per violenza carnale sono aumentate del 400%, sebbene – è appurato – quasi il 90% delle donne che l’abbiano subito non l’hanno denunciato. Quanto ai femminicidi, poi, quasi la metà delle donne che avete ucciso è stata ammazzata dal partner, 1/3 dall’ex convivente e il 10% dall’uomo con cui si erano permesse di interrompere una relazione sentimentale (dati del SDI – Sistema di Indagine delle Forze dell’Ordine). Dato conclusivo, per quanto sottostimato poiché solo il 7% delle donne sporge denuncia, sono 14 milioni gli episodi che si contano in un anno, riguardanti la violenza contro le donne perpetrata da voi uomini.
Ciò mi porta alla considerazione che, essendo di fronte a una questione che riguarda la società civile, invece che agire nella contrapposizione donne/uomini, forse dovremmo ampliare gli orizzonti e coinvolgere direttamente l’altra metà del pianeta Terra, per far fronte al problema yin&yang, tramite un impegno condiviso.
Ben venga la nuova legislazione in merito, seppure ancora vada limata e perfezionata, ma qualsiasi normativa, quand’anche già perfetta fosse, non sarà mai sufficiente a risolvere una questione sociale se alla base di tutto non c’è una risposta (chiamatela pure rivoluzione, reazione, sconvolgimento…) culturale.
Allora, miei amati uomini, di nuovo mi rivolgo a voi. Questa volta non letterariamente parlando, con romanzi, racconti o poesie. Sono qui, a nome di molte, a tendervi la mano. E, ben si badi, non la mano di colei che stende il braccio per doversi difendere, mettendosela di fronte al viso. Ma una mano che chiede l’incontro.
Perché il 25 novembre sia 25 novembre tutti i giorni!