Come un cervello, due ruote e una tastiera possono fare rivoluzioni.
di Anna Lacci da Wister Come un cervello, due ruote e una tastiera possono fare rivoluzioniAngela Gambirasio, Engy per gli amici. Sguardo diretto, sorriso contagioso e canzonatorio. La vedo per la prima volta entrando nella libreria Cyrano di Alghero per la presentazione del suo libro “Mi girano le ruote”. Angela è disabile, lei si definisce disabile professionista e non dico perché, lo scoprirete leggendo il libro seriamente faceto in cui lei tenta di istruire noi poveri bipedi imbranati.
Engy è nata a Gallarate, ha una laurea in psicologia e cura il blog Ironicamente diversi. La lettura del libro e del blog suggerise molte domande.
Mi girano le ruote: un libro, una vita. La tua. Ma anche quella di altre persone che hanno bisogno di pedane, carrozzine e soprattutto di una intelligenza sociale di cui si rilevano poche tracce. Per chi lo hai scritto?
Io scrivo sempre per me stessa. Ogni volta che qualcosa mi frulla dentro in modo ossessivo e non riesco a liberarmene, l’unico modo per passare oltre, è metterla nero su bianco. E così, invece che dentro, diventa un oggetto concreto e condivisibile. Il fatto che poi possa servire anche ad altri, è una sorta di effetto collaterale molto desiderato.
Sei conscia del fatto che un libro come questo probabilmente aiuta più un normodotato a sembrare normale che un disabile a migliorare le sue performance?
Diciamocela tutta: se i bipedi fossero davvero la razza superiore, non ci sarebbe speranza per la Terra. Fortuna che ci siamo noi rotolanti a mostrare quante cose si riescono a fare senza nemmeno alzare il culo dalla sedia. Se però pure i normodotati si sforzassero di essere meno normo-pensanti, probabilmente i disabili sarebbero molto meno handicappati, nel senso originario della parola di “ostacolati”. Senza barriere architettoniche e mentali, entrambe le varianti della razza umana sarebbero migliori. Se non ci credete, venite una volta in vacanza con me nell’accessibile Amsterdam: sembro la reincarnazione del Buddha.
Dopo aver incontrato uno psicologo che avrebbe dovuto aiutarti a rispondere alla domanda “Perché proprio a me”, decidesti che da grande avresti fatto la psicologa per “aiutare gli altri senza fingersi tonti”. Sei riuscita a fare la psicologa; riesci anche ad aiutare gli altri senza fingerti tonta?
Alla fine non ho preso la strada della psicologia clinica, semplicemente perchè ho scoperto che i depressi mi deprimono. La professione del counselor-formatore, mi consente innanzi tutto di divertirmi e poi di mostrare praticamente ai “miei studenti” i meccanismi inconsapevoli che mettiamo in atto nelle interazioni sociali. Ieri ho capito che è possibile fare psicologia senza sembrare tonti, grazie alle esternazioni di un partecipante: “Il corso è stato utilissimo e lei è un genio assoluto.”
Lotti contro i preconcetti sulla disabilità, come a tante donne capita di lottare contro i preconcetti sull’essere donna. A te sono toccate entrambe le barricate?
Come donna non mi sono mai sentita discriminata, ma temo sia semplicemente perchè molti uomini tendono a non considerare una disabile come una donna, ma come una creatura asessuata. Spesso sono stata sottovalutata, ma questo talvolta è un vantaggio: se si aspettano poco da te, già con una prestazione mediocre si riesce a passare dal “Si va beh poverina, l’hanno presa perchè è categoria protetta” al “Cacchio però: hai visto questa!”
Prendi la vita con ironia e fai sorridere raccontando cose che potrebbero giustificare l’acquisto e l’uso di un fucile a ripetizione. Non cedi mai alla rabbia, non ti stanchi, o lo fai “in privato”?
Da questo punto di vista, sono sempre stata un po’ bipolare: passo continuamente dal “Adesso gli faccio vedere io se non posso salire su questo cacchio di treno come tutti gli altri!” al “Sì, ora sono sul treno, ma perchè, perchè deve sempre essere così difficile per quelli come me?!” Certo che piango, ma cerco di non farlo in pubblico. Non voglio che altri usino i miei momenti di sconforto come scusa per non provare nemmeno.
Per chi ti conosce, Angela Gambirasio è sinonimo di paladina dei diritti dei disabili o degli aspiranti tali, nel senso che tutti vogliamo invecchiare, quindi lo diventeremo. Ti pesa?
Tutti hanno bisogno di paladini: il mio era Oscar Pistorius. Un disabile amputato che arriva a gareggiare sullo stesso campo dei bipedi! Era la mia ispirazione personale, il mio punto d’arrivo: mostrare al mondo bipede che il nostro handicap ci rende più forti, non più deboli. Poi però lui ha ammazzato la compagna e pure la Nike ha capito di essersi scelta il paladino sbagliato. Questo è il problema dei paladini: o muoiono presto, possibilmente assassinati, o finisce che qualche cazzata la fanno, perchè sono pur sempre uomini. Quindi non vorrei mai essere la paladina di nessuno… al massimo, mi vedo di più nel ruolo di eroe negativo.
Sul tuo blog, Ironicamente diversi, hai lanciato la campagna “Adotta una barriera”. Ce ne parli?
Troppo spesso si accusa il nostro Paese di non fare nulla per l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma ben pochi cercano di attivarsi materialmente per cambiare le cose. Noi invitiamo ogni singola persona comune ad adottare una barriera architettonica: un gradino, un marciapiede o un bagno per disabili usato a ripostiglio… e attivarsi per abbatterla. Diversi commercianti hanno già messo degli scivolini con una spesa minima e ci hanno inviato le loro foto per la nostra “Bacheca dei miracoli”. Tra l’altro, tanti commercianti hanno scoperto con soddisfazione che uno scivolo dà accesso a nuovi clienti paganti. Altre persone “normali” stanno invece rompendo le balle al proprio Comune per far sistemare almeno un marciapiede. I disabili sono pochi, ma se anche ogni bipede si facesse carico di uno e un solo gradino, potremmo fare passi (metaforici) da gigante. Invito tutti a visitare su Facebook la pagina “Adotta una barriera e abbattila”, per vedere quanto già è stato fatto.
Trascorri quattro ore al giorno sui mezzi di trasporto pubblici per andare al lavoro. Per un bipede una tragedia di noia, tu sembri divertirti non solo per la stupidità dei tuoi compagni di viaggio, ma anche per le continue battaglie che fai per rendere efficiente quel treno. Hai già pensato che potrebbe essere la base per un nuovo libro?
Ufficialmente non ho mai ammesso di star scrivendo nemmeno il primo libro. Poi Voltalacarta Editrici mi ha pubblicata e non ho potuto negare l’evidenza. Quindi ribadisco una volta di più che non sto scrivendo nessun secondo libro.
Bene, mentre noi che abbiamo letto e ci siamo divertiti col primo libro, aspettiamo il secondo libro che Engy non sta scrivendo, invitiamo tutte le wistersister a godersi il primo. Nel caso il vostro libraio fosse tanto sprovveduto da non averne una buona scorta, sappiate che è facilmente reperibile on-line (IBS o Feltrinelli) o scrivendo a info@voltalacartaeditrici.it .
1 commento
Semplicemente grandiose. L’autrice del libro, il libro, il blog, l’intervista. Tutto eccezionale. Veramente. Gis