Gli adolescenti sono spesse costretti a trasformarsi in adulti precoci
Buffo. O meglio, tragico. Un tempo agli adolescenti veniva negata la spensieratezza stereotipata tipica della loro età. Per motivi economici, sociali o familiari erano infatti costretti a trasformarsi in adulti precoci, con tutte le responsabilità derivanti da quello status forzatamente acquisito.
Oggi, pensandoci bene, la storia si ripete. Solo che non si tratta più di un’estensione in senso positivo, sebbene – in fondo – le radici che danno origine al fenomeno restino invariate. Soldi, società, famiglia.
Anche i ragazzini moderni, dunque, giocano a fare i piccoli adulti (ma questo potrebbe persino far sorridere se talvolta non conducesse a tragici epiloghi). Senonché molti di loro hanno ereditato una visione distorta della realtà circostante. Una realtà, cioè, in cui il denaro risulta alla base di un agognato quanto effimero consenso sociale basato sulla superficialità e sull’apparenza, mentre le famiglie spesso sono solo virtualmente presenti.
Sostanzialmente rimangono simili a entità fluttuanti in un mare di ipocrisia e di quasi totale apatia comunicativa.
Spesso, tuttavia, tutto inizia così, quasi per “gioco”. Un”gioco” che per molti ragazzini coincide con la quasi disperata ricerca di un’identità
fittizia, di una conferma evanescente ma immediata circa l’acquisizione della propria capacità seduttiva. E spesso è la scuola stessa a far da sfondo ai primi fugaci incontri di tipo sessuale.
“Ero stato assunto da pochi mesi come professore di storia e filosofia presso un istituto scientifico del nord-ovest Italia”, si legge in una testimonianza adulta raccolta in rete. “Avevo due classi del I anno e due del IV anno. Nella IV E vi erano le ragazze più belle ed eccitanti dell’istituto, avrei voluto avere qualche anno di meno per poterle corteggiare e sperare di poterci fare tante cose. Loro d’altronde erano molto spigliate e aperte in tutti i sensi, in classe i commenti su alcune compagne non si facevano attendere. (…) G., L. e C. erano le più emancipate, erano state con tutti i ragazzi di quinta e a quanto pare anche con qualche professore. Nell’ultima settimana di maggio”, prosegue il racconto, “avevo deciso di tenere lezioni private all’interno dell’istituto per aiutare a raggiungere la sufficienza chi era in difficoltà nelle mie materie. La mia ultima lezione pomeridiana era quasi finita, quando in aula si presenta Giulia. Le chiesi il motivo della sua presenza, visto che lei andava già bene. Mi rispose che non aveva capito l’ultima lezione e il giorno dopo avrebbe voluto farsi interrogare. Saluto gli ultimi studenti e ci sediamo uno di fronte all’altra. Stavo iniziando la spiegazione quando lei mi ferma
mettendomi una mano sulla gamba :’Sono venuta qui per un altro motivo. Non ho avuto mai un prof così giovane, e da quando l’ho vista il primo giorno, ho voglia di saltarle addosso’”.
In alcuni casi la storia si conclude così come è cominciata, in altri invece si tratta solo di una trama sottile in forma ancora embrionale ma
destinata talvolta a crescere, un sordido intreccio di taciti accordi tra individui consenzienti che rendono sempre più evanescente il confine tra la sessualità fine a se stessa e la prostituzione vera e propria. Come del resto si evince facilmente da un altro emblematico racconto: “Ultimo anno di istituto tecnico e ho 18 anni . Dopo cinque anni non ne potevo più. Stavo cominciando ad odiarla quella scuola. Riesco a liberarmi dalla lezione di quella stronza di italiano e vado in bagno. Mi accendo una sigaretta, tiro la prima boccata e incomincio a sorridere, finalmente un pò di silenzio, e adesso la mia mente può viaggiare. Sento del casino dall’altra parte della porta e butto subito la
sigaretta nel cesso, il fumo è rimasto denso intorno a me, la figura che entra lo vede e mi prende per un braccio. E’ il bidello, un uomo sui 40 anni. Comincia a parlare sul quanto il fumo faccia male e di come sia vietato farlo in bagno mentre mi porta con forza verso la sala del preside. Mi era successo anche pochi giorni prima, ma avevo trovato il preside di buon umore e dopo un paio di chiacchiere me l’ero cavata con poco e niente. Entro e vedo il preside davanti alla sua cattedra con altri tre professori di 45-50 anni, affascinanti nel loro modo ma severi nello sguardo. La porta si chiude alle mie spalle e il bidello comincia a spiegare la ragione della mia presenza. Non posso fare scoprire ai miei che fumo a scuola, non un’altra volta, andrebbero su tutte le furie. Cosa posso fare per salvarmi? Cosa devo fare? Protesta contra la legge, colpo di genio. Rischioso ma o la va o la spacca. La mia mano comincia a muoversi lungo il corpo, passa sopra il seno e scende alla gonna, che alzo quel tanto che basta per lasciare vedere le mutandine. I professori e il preside hanno l’aria sconvolta e si guardano tra di loro, stupiti dalla scena. Vorrebbero fermarmi con un urlo e rimproverarmi, ma non ce la fanno a dire una sola parola. Io chiudo gli occhi per dimenticarmi di essere in quella situazione, mentre le mie mani non smettono di muoversi. Il bidello mi prende
il braccio con il quale mi stavo accarezzando e lo blocca. Mi guarda e dopo un secondo in cui sembra che mi vuole tirare uno schiaffo, fa tutt’altro. Mi spinge sul tavolo a pancia in giù e chiude a chiave la porta. Mi si avvicina.
Mi alza la gonna. Tutti si alzano, sembra quasi che si siano messi prima d’accordo, mi circondano e incominciano a toccarmi (…) Uno si accende una sigaretta poco dopo, lasciandomi là. Poi l’accendiamo tutti e cominciamo a fare due chiacchiere. E ora questa scuola sta iniziando a piacermi un po’ di più”.
Sesso, dunque, in cambio del silenzio. Oppure di un tatuaggio, di una ricarica, di una borsa o di un paio di scarpe alla moda. Non necessariamente di soldi, anche se il principio rimane pur sempre invariato. Ecco perché le aberranti vicende emerse (improvvisamente quanto ipocritamente!) solo poco tempo fa, iniziate con il coinvolgimento delle due liceali romane in un losco e
squallido giro di prostituzione minorile – supportato, tra l’altro, dalla madre di una di loro – non sono e non saranno certo destinate a rimanere casi isolati, in un contesto sociale in cui, a poco a poco, stanno sfumando tutti i valori etici e individuali finora tanto conclamati.
“Queste cose accadono da anni. Noi le conosciamo bene, le combattiamo regolarmente. Trattiamo spesso casi di prostituzione minorile e posso tranquillamente ammettere che per tutti siamo riusciti a raggiungere un lieto fine in quanto nessun minore è irrecuperabile”, esordisce don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus da anni attiva nella lotta al disagio giovanile. “Per ognuno di loro ci sono speranze concrete di riabilitazione sociale. Il guaio è che adesso si parla troppo di queste tristi vicende che sarebbe invece meglio non pubblicizzare affatto, onde evitare il rischio emulativo da parte di altri. Le ragazze oggi si prostituiscono perché il loro
precoce sviluppo fisico non coincide con quello etico-morale. Sono immature e vogliono assecondare i capricci personali limitandosi a piccoli regali di un certo tipo. Questo per non incorrere in guai peggiori con le famiglie: cosa accadrebbe, infatti, se arrivassero a casa con una collana d’oro? Per non rischiare di farsi scoprire dai genitori si accontentano di poco, insomma”.
Resta comunque quell’atteggiamento esasperato nei confronti del sesso finalizzato al lucro.
“Sì”, prosegue don Mazzi, “ma bisogna capire che si tratta di ragazzine superficiali che usano il corpo in modo sbagliato in quanto nessuno le ha mai educate alla corporeità: né la famiglia, né la scuola. Invece dobbiamo ricordare che i ragazzi vanno a scuola anche con il corpo in quanto tale, non solo con la mente. I docenti però non sono più quelli di ieri, che si limitavano a insegnare in seno a una società già educante di per sé. I tempi sono cambiati. Il contesto sociale stesso è cambiato e quindi anche gli insegnanti dovrebbero assumere atteggiamenti diversi, riservando maggi attenzione agli studenti in modo da saper inquadrare ogni singola personalità”.
Ma nei casi che si profilano problematici gli insegnanti come potrebbero intervenire se non avvertendo le famiglie o le istituzioni preposte?
“Beh, dovrebbero semplicemente far capire ai ragazzi di aver percepito le loro intenzioni. Non serve un intervento diretto. In realtà sarebbe bello se il corpo docente nelle scuole contemplasse la presenza di una vera e propria équipe di insegnanti capaci di esaminare e valutare collegialmente ciascuna situazione delicata, di prendere insieme le decisioni migliori nel mero interesse dei ragazzi: ma così non è e dobbiamo prenderne atto. Credo che attualmente l’insegnante di ginnastica sia più adatto a cogliere le sfumature delle varie circostanze. Perché in fondo solo lui si misura quotidianamente con l’espressione puramente corporea dei giovani. Ma ripeto: noi cattolici non abbiamo mai affrontato seriamente la questione relativa all’importanza del corpo inteso in senso fisico e non solo religioso. Abbiamo sbagliato e adesso subiamo le conseguenze dei nostri errori precedenti”.
Qualcuno obietterà forse che la prostituzione minorile è sempre esistita, che non ci si può scandalizzare quando in molti paesi del Terzo Mondo le
bambine vengono tuttora costrette a intrattenere viziosi turisti in cambio di denaro. Le cosiddette vacanze del sesso, dicono.
Il mondo è paese. Ma non ci sono parole, né potrebbero mai essercene, per descrivere il mercimonio, “punto zero” della dignità femminile.
Certamente la domanda alimenta l’offerta e viceversa: questa regola è universalmente valida in ogni ambito dell’economia umana.
La “mater” romana che ha non solo assecondato ma anche agevolato la squallida attività della figlia doveva conoscere bene le regole del mercato;
questo però dimostra come spesso l’immagine genitoriale venga distorta a favore di comportamenti totalmente contrastanti con quelli che dovrebbero (il condizionale è pur sempre d’obbligo!) caratterizzare una guida familiare.
Fa male constatare come molto spesso la prostituzione minorile abbia come sfondo figure parentali inconsapevoli o sedicenti tali. Francamente è difficile credere o semplicemente accettare l’idea di genitori davvero all’oscuro dei fatti.
Del resto è innegabile: a un padre o a una madre non può sfuggire l’improvvisa disponibilità finanziaria dei figli e se ciò avviene a discapito di ogni logica è chiaro che qualcosa non funziona nel meccanismo familiare. Non può essere possibile e non è plausibile ignorare gli acquisti costosi o
l’inevitabile mutamento caratteriale e/o comportamentale della ragazzina che quotidianamente si aggira per casa.
“Infatti. Del resto guarda le famiglie moderne: accanto alla figura paterna che sta ormai sfumando, c’è quella di una madre spesso accondiscendente, talvolta persino eccessivamente protettiva ma al tempo stesso sostanzialmente incapace di andare oltre l’apparenza e la semplice materialità, convinta com’è che basti fare i regali giusti per riuscire a conquistare la fiducia dei figli…
Quindi la colpa sarebbe solo degli adulti, che non hanno saputo trasmettere alle giovani generazioni i tradizionali valori inalienabili e incondizionati quali, in primo luogo, il rispetto di se stessi…
“Certo”, prosegue don Mazzi.”Ecco perché insisto nel ripetere che serve assolutamente l’autorevolezza di un padre. Per contrastare l’esuberanza
giovanile, instradarla in senso positivo e cercare di ovviare agli eventuali inconvenienti”.
E pensare che tra i frequentatori abituali delle baby squillo romane di cui si tanto parla oggi ci sono anche uomini con sposati con prole… “Già. E’ sempre la stessa storia. Tra le mura domestiche brillano per assenza, ma fuori questi tizi finiscono per diventare i clienti di ragazzine
acerbe, magari persino coetanee dei figli che lasciano a casa! “.
La conferma a quanto appena affermato giunge ancora una volta dal web: “Ho veramente perso la testa per Jessica, quella splendida ragazza che
frequenta le superiori. Mia figlia la segue da un po’ di anni perché a scuola è un po’ in difficoltà. Ha alle spalle una famiglia che non la segue e mia figlia le si è affezionata. A volte, se si attarda per studiare, cena con noi. E’ molto aggraziata, ha un bel corpo ben proporzionato, direi che è un gran bel
tipo e mi piace da morire. Quando cena con noi si siede accanto a me, le parlo delle scorribande e della mia giovinezza scapestrata e avventurosa. E’ una creatura incantevole con un corpo da urlo. Oggi me la trovo davanti a casa. Le dico che mia figlia tornerà tardi, ma lei mi risponde che aveva voglia di stare un po’ sola con me per sentirmi raccontare le avventure di gioventù. In casa non c’è nessuno e la faccio accomodare. Indossa una gonnellina con uno spacco che lascia intravedere lo slip bianco. Io le vado alle spalle e la stringo, mi appoggio a lei , la bacio sul collo. Lei mi parla con voce suadente. E’ una mia impressione o quella giovane impertinente vuole altro? (…)”.
Insomma. Le “lolite” capitoline forse rappresentano appunto solo la punta di un enorme iceberg sommerso che certamente non tarderà ad affiorare. Resta comunque il fatto che agli adolescenti moderni piace chattare, forse troppo e con chiunque, indistintamente.. Questo comporta ovviamente rischi seri, poiché l’orco è lì dietro l’angolo, in agguato, pronto a carpire ogni loro debolezza per fagocitarne l’esistenza e condizionarne irrimediabilmente il futuro.
Malgrado ciò le baby squillo impazzano – e non solo in rete. C’è da domandarsi allora cosa ci sia di sbagliato in questa società, che tende ancora
una volta ad accelerare i processi di crescita individuali non a beneficio di adulti precoci sì, ma consapevoli e responsabili (come già detto), bensì per
creare automi insensibili e indifferenti a qualsiasi stimolo esterno diverso dal lucro.
I piccoli “mostri” tuttavia crescono. Inevitabilmente, come stabilito dalle regole dell’esistenza, domani avranno l’intera società nelle loro mani.
Sapranno, a questo punto, farne buon uso?
3 commenti
complimenti all’autrice perchè finalmente affronta il tema fuori dal solito e trito luogo comune del “è tutta colpa degli uomini che sono orchi”. la realtà è molto più complessa delle ipersemplificazioni propagandiste. se si vuole intervenire seriamente in questo campo occorre accettare la complessità e farsene interpreti per adottare le azioni giuste. non serve a nulla dire: ah che schifo sono tutti porci. è anche un errore confondere questi fenomeni con la pedofilia che non c’entra nulla. una ragazza di 17-18 anni, come detto nell’articolo, oggi ha un corpo da donna pienamente formata e un comportamento spesso intenzionale che non tutti i maschi sanno gestire per mille motivi. occorre, quindi, agire sul fronte della domanda e dell’offerta di sesso facile operando i necessari distinguo. ricordo ancora una relazione molto seria tra una diciottenne e un “grande intellettuale” quasi ottantenne che non aveva nulla da invidiare alle letterarie storie d’amore più famose. non sempre il ponte tra età molto distanti è costruito di solo sesso e questo vale sempre più anche per le donne mature ed i cosiddetti toy boy. insomma occorre liberarsi dei moralismi inutili e andare più a fondo delle questioni. l’articolo non lo può fare per motivi di spazio e impostazione editoriale ma almeno sperimenta strade nuove.
Ho girato quest’articolo ad un mio amico preside di più licei e mi ha detto che la situazione è ancora peggiore di quanto descritto. Non per niente ha scritto Un Liceo da suicidio..
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