Lo smart work o il telelavoro, potrebbero trovare la loro più diretta applicazione nella pubblica amministrazione. Intervista a Paola Borz.
Ed è infatti proprio lì che si stanno concretizzando i primi casi reali di lavoro a distanza. Quanto questo possa esser utile a far emergere il lavoro femminile e aiutare la conciliazione di lavoro e famiglia se ne è parlato nel workshop a Milano, al quale hanno preso parte vari relatori. L’esperienza che ormai ha preso corpo è quella della Provincia Autonoma d Trento che, realizzando il Telepat, consente ai suoi dipendenti di lavorare a distanza.
Paola Borz che ha presentato l’esperienza trentina al convegno, si è resa disponibile anche ad un’intervista. Paola è la diretttrice che si occupa del’ufficio personale ed anche dell’organizzazione del telelavoro. Laureata in legge, ha tre figli e lavora alla Provincia Autonoma di Trento da 18 anni. L’abbiamo raggiunta con il loro sistema interno teleconferenza.
Che cos’è il Telepat? Si tratta di un progetto di implementazione del telelavoro nella Provincia autonoma di Trento, fondato su quattro assi principali di analisi e orientamento che prevede la riduzione dei costi di gestione e riorganizzazione per la pubblica amministrazione; la conciliazione tra esigenze organizzative e benessere individuale ( che non riguarda però solo le donne, ma anche il personale maschile) la valorizzazione e il miglioramento del rapporto territorio ambiente, tutto questo l’ ICT-Information and Communication Technology.
Come è nato e quando? E cosa prevede? Il 21 ottobre 2011 è stato presentato uno studio di fattibilità del “Progetto TelePat” per lo sviluppo e la realizzazione del telelavoro per i dipendenti dell’amministrazione provinciale.
Era previsto l’avvio di circa 200 postazioni entro i tre anni dalla sua approvazione: queste sono state attivate in tre momenti nei mesi di giugno 2012, gennaio e giugno 2013. L’obiettivo è stato raggiunto in un solo anno al 100% e ha portato la nostra Amministrazione al primo posto in Italia tra gli enti pubblici territoriali come numero di telelavoratori.
Dove sono collocate le vostre postazioni? Delle 183 postazioni cd. strutturate, 95 sono collocate presso il domicilio e 88 presso i tele centri che la Provincia ha aperto– tramite l’utilizzo di proprie strutture sul territorio o con sedi adottate con accordi a titolo gratuito con alcune Comunità/Comuni.Di norma il telelavoro c.d. mobile, quello per dirigenti e direttori, è svolto al domicilio.
Più maschi o femmine? Circa il 20 % dei telelavoratori sono maschi e le attività maggiormente telelavorate sono quelle amministrative. Bisogna però tener presente che alcune professioni maschili non possono televorare, come i forestali e i cantonieri
Dipendenti e dirigenti i telelavoratori? Sia l’uno che l’altro. Il progetto prevede la possibilità per dirigenti e direttori di richiedere il telelavoro mobile. Ad oggi sono stati avviate 23 postazioni sperimentali con questa modalità.
Avete incontrato resistenze? E’ una questione di cambamento culturale o meramente organizzativo? Sono coinvolte il 58 per cento delle strutture provinciali e la totalità dei Dipartimenti e per superare eventuali resistenze, che per altro si sono dimostrate molto limitate, all’introduzione di tale nuova modalità lavorativa il gruppo di lavoro attivato all’interno dell’Amministrazione per seguire il progetto TelePAT, ha organizzato degli specifici corsi di formazione (in aula e tramite coaching) per i dirigenti/direttori, aggiuntivi ai corsi rivolti direttamente alle lavoratrici e ad lavoratori, supportando direttamente tali figure nelle varie fasi del progetto.
Abbiamo anche fatto circolare ne 2011 dei questionari tra i dipendenti potenzialmente interessati al telelavoro e proprio l’alta percentuale di dipendenti e dirigenti favorevoli ha permesso, dopo anche un’analisi delle competenze, dei carichi familiari e dei luoghi di residenza, di stabilire in circa 200 il numero concretamente raggiungibile di postazioni da attivare.
Pensate di aprire altre postazioni? Sicuramente ulteriori postazioni verranno attivate entro la fine del progetto.
E la leadership femminile viene premiata oppure la non presenza sul luogo di lavoro penalizza le donne e le isola? Il nostro tipo di telelavoro prevede obbligatoriamente dei rientri concordati tra dirigenti/direttori e i dipendenti e l’orario flessibile, quindi le donne come tutti i dipendenti non perdono i contatti con i colleghi e con l’ufficio. Questo le agevola e rende il loro lavoro apprezzabile qualitativamente e quantitativamente, producendo anche non risibili risparmi di tempo, economici (per l’azienda i ticket restaurant che non vengono erogati) ed ecologici (carburante per il tragitto da casa al lavoro).
di Caterina Della Torre
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