Silvia Conte, è la sindaca pioniera che è riuscita a far approvare un decreto che stabilisce la parità di genere nel linguaggio istitituzionale
di Nadia Cario
Silvia Conte, la Sindaca del Comune di Quarto d’Altino (Ve) che conta circa 8.500 abitanti e 150.000 presenze turistiche annue, rappresenta al meglio l’istituzione che amministra. Come?
Ha emesso il Decreto n. 3 del 16.02.2012 con cui stabilisce “che dall’8 marzo 2012 in tutti gli atti del Comune venga adottato un uso della lingua italiana attento al rispetto delle differenze di genere e tale da rendere visibile la presenza di donne nelle istituzioni. In particolare dovranno essere espresse al femminile le denominazioni degli incarichi e delle funzioni ricoperte da donne.”
Da quando si fa chiamare Sindaca, le bambine di Quarto d’Altino hanno cominciato a giocare un nuovo gioco: a fare la Sindaca! Un vero sovvertimento degli stereotipi culturalmente consolidati.
Non basta: alla base della sua campagna elettorale vi sono state parole d’ordine come partecipazione, vivibilità e sicurezza. Una volta eletta, la cultura organizzativa del palazzo comunale è passata in breve tempo da una cultura dell’adempimento a una cultura rivolta al risultato. In che modo? Motivando i/le dipendenti comunali, modulando l’organizzazione sulla comunicazione, formazione e collaborazione tra i vari servizi, utilizzando la tecnologia, valorizzando le professionalità esistenti e assegnando all’istituzione una nuova sede più dignitosa.
Originaria di Mestre, dove ha frequentato il liceo classico, Silvia Conte si laurea in Matematica all’Università di Padova, conseguendo poi un master in Economia del turismo. Molto attiva nei comitati per la protezione del territorio, si è candidata nel 2011 con una lista civica.
Toponomastica femminile ha voluto incontrarla.
Dice Silvia Conte: “Dopo l’emissione del decreto del 2012 mi chiamò persino una giornalista di un quotidiano spagnolo chiedendomi cosa avessi fatto di così innovativo. Non riusciva a capire dove fosse la notizia, visto che in Spagna utilizzano normalmente il linguaggio di genere nelle professioni! La mia azione è stata fatta con grande consapevolezza e senza intenzioni mediatiche. E’ stato un passaggio importante che ho maturato nel tempo. La nostra lista civica si chiama Silvia Sindaco. Nei primi mesi del mandato ho cominciato a vivere la dimensione di amministratrice che prima non conoscevo poiché provenivo da una esperienza nel settore privato e poi nella libera professione. Mi sono trovata in contesti fortemente maschili e ho sentito il bisogno di declinare il linguaggio al femminile per far emergere la presenza delle donne, oltre che per differenziare il comportamento che ne consegue, a cominciare dall’applicazione della partecipazione e della trasparenza. Queste sono modalità capaci di far nascere energie e risorse nelle persone, perché le inviti a mettersi in gioco; sono istituti che ritengo “sentinelle”, capaci di sostenere nel tempo una gestione del bene comune senza scadere nei personalismi, garantendo la presenza del gruppo nei processi decisionali più importanti.
Stiamo portando avanti un progetto che favorisca da un lato il senso di appartenenza alla comunità e dall’altro il desiderio di affermare il contributo delle donne nella costruzione della cittadinanza, nello sviluppo e nelle sue dimensioni sociali ed economiche”. Prosegue Silvia Conte: “per fare ciò abbiamo pensato di intitolare il centro culturale. che stiamo realizzando, i parchi cittadini, i centri civici, tutti luoghi che non hanno nome, a figure femminili degne di essere ricordate e celebrate. Abbiamo dato il mandato al Servizio affari generali e ai Servizi alla persona, coinvolgendo però anche le scuole perché riteniamo che debba essere un percorso condiviso secondo modalità che a Quarto d’Altino non sono state mai messe in opera precedentemente.”
Colgo l’occasione per presentarle il bando di Toponomastica femminile rivolto alle scuole quale aiuto e indicazione utile dal quale far emergere nomi e figure femminili. Anche se la scadenza del bando è scaduta, le sue linee possono essere utilizzate come metodologia di progetto e come preparazione alla prossima edizione del concorso.
La sindaca Conte mi racconta della signora Pagliarin, che vivendo vicino alla fine del corso del fiume Sele, nel periodo della Resistenza raccoglieva i cadaveri trasportati dalla corrente e li componeva senza chiedersi di che parte fossero. Racconta anche del desiderio di far incontrare le ragazze e i ragazzi delle scuole di Quarto d’Altino con figure femminili, originarie del posto, che si sono realizzate a livello internazionale, donne che poco più di un paio di decenni fa erano sedute negli stessi banchi di scuola. “Sono per proporre modelli positivi, per la promozione della cultura scientifica al femminile e mi piacerebbe dare una mano alle testimonianze in questo senso” afferma. “È importante per me incoraggiare e coltivare nelle ragazze il desiderio di qualcosa di bello; come Sindaca posso fare molto, cominciando per esempio a dare riconoscimento ai traguardi raggiunti dalle bambine negli sport o in altri ambiti, nonostante spesso il gruppo di appartenenza tenda a farle “volare basso”. L’incoraggiamento a mettere a frutto il talento che possiedono e a osare nel loro futuro è un messaggio che intendo portare avanti, come prima cittadina, assieme a tutti gli altri impegni del mio mandato. Così si potrebbe innescare un effetto emulativo nelle altre ragazze e amiche”.
“Quando hai capito che la componente femminile deve prendere una forma e superare la dimensione potenziale?” le chiedo.
“Quando nelle riunioni, in contesti prettamente maschili, mi chiamavano sindaco, sentivo che qualcosa non mi tornava. Poi la giornalista del Gazzettino, Melody Fusaro, che mi chiamava Sindaca, mi suggerì di usare questo termine. A Venezia si doveva tenere un Convegno di linguistica durante il quale si sarebbe parlato proprio di linguaggio di genere. Sono andata al Convegno organizzato da Giuliana Giusti e ho capito quanto sia importante declinare il linguaggio al femminile e quanto sia fondamentale un uso del linguaggio rispettoso delle persone: il linguaggio come promotore di dignità e rispetto.
Da qui la decisione di dare un segnale in questa direzione, attraverso un decreto. A distanza di due anni, anche se non è stato accettato immediatamente, sono diventata la Sindaca. E ormai se viene usata la formula maschile di Sindaco, non si capisce di chi si stia parlando”.
Questa presa di posizione non è passata inosservata. Alice Vian la inserisce nella sua tesi “Women, Society and Language(s)” per la laurea in Mediazione linguistica e culturale, in cui parla del ruolo delle donne nella società attraverso la lingua.
Silvia Conte, con il suo decreto, diventa una pioniera.
Ritroviamo la Sindaca il giorno della discussione della tesi di laurea di Alice Vian, il 19 febbraio a Padova. Bellissima esposizione: la commissione, composta da 3 professoresse ed un professore, è presieduta da una donna. L’argomento è il linguaggio di genere che fatica ad essere utilizzato in Italia. La Presidente la proclama Alice Vian Dottore in Mediazione linguistica e culturale. Alice prontamente corregge la docente con un bel “Dottoressa!” che tutte abbiamo applaudito. La Presidente si scusa aggiungendo: “sapete … l’abitudine”. Ed è proprio questa abitudine che bisogna non accettare.
E’ diventato così importante utilizzare e diffondere il linguaggio di genere che la Sindaca ha invitato Alice Vian a tenere un suo intervento in occasione della serata contro la prevaricazione maschile che il Comune di Quarto d’Altino ha organizzato 13 marzo.
Anch’io sono andata: mi sento parte, con Toponomastica femminile, di questo percorso che si sta finalmente aprendo.
L’intervento della dott.ssa Vian sull’utilizzo del linguaggio di genere come veicolo di riconoscimento, stima e fattore di cambiamento culturale e come deterrente contro la violenza maschile, è stato applauditissimo e compreso; il cambiamento culturale passa attraverso queste azioni.
Dice ancora Silvia: “I simboli sono importanti per il tema identitario. Ci tengo molto ad essere presente in modo solenne alle feste nazionali perché vorrei trasmettere una logica di aggregazione, un’idea di memoria come valori condivisi e identità, valorizzare gli appuntamenti locali importanti per incoraggiare le nuove generazioni alla partecipazione”.
La sede comunale è un bell’edificio inaugurato nel giugno 2012.
Non ha nulla di ciò che normalmente si associa alla sede di una pubblica amministrazione: esternamente è un bell’edificio a più piani rivolto a sud; dentro, pieno di luce, appare accogliente con le pareti trasparenti, le stanze dalle dimensioni comode, gli arredi attuali e colorati. Solo alcuni simboli ricordano dove siamo: la foto del Presidente della Repubblica, le bandiere nazionale, regionale ed europea, i calendari dei Carabinieri. Mi accoglie nel suo studio mettendo sul tavolo un posacenere dove trovano posto delle caramelle confezionate a piramide, incartate con colori vivaci: “sono per i bambini e le bambine”, un dono a cui non ho saputo resistere”.
“Sono consapevole dei miei limiti e difetti – dice ancora – mi sento investita di responsabilità e mi confronto molto con chi mi sta intorno. Soprattutto ho il desiderio di mantenere gli impegni che ho preso. Sento molto il peso delle famiglie e delle imprese in difficoltà in questo momento. Una delle tre parole utilizzate in campagna elettorale è stata “partecipazione” (insieme a “vivibilità e sicurezza”) e le condivido sia nella vita personale, sia nel metodo di lavoro; insieme alla cittadinanza le utilizziamo come volani per mettere in moto le tante energie positive che ci sono.
Un esempio di partecipazione messo in atto è il bando “adotta un’aiuola”. Si tratta di un percorso partecipato volto a coinvolgere direttamente nella cura del verde pubblico i cittadini e le cittadine in modo per aumentare il senso di inclusione nella gestione del proprio territorio. In questo periodo abbiamo organizzato una serie di incontri per presentare il bilancio e far conoscere le novità fiscali; non avendo consulenti, ci arrangiamo secondo una “forma artigianale” che raggiunge comunque il suo scopo.
Anche la scelta di dare un nuovo municipio alla comunità è andato in questo senso: l’edificio, acquistato dalla precedente amministrazione per farne un centro culturale, era vuoto e renderlo adeguato appariva troppo dispendioso. La precedente sede municipale era fatiscente e poco consona alle esigenze. Si è scelto pertanto di dare una “nuova casa comune” alla cittadinanza, nuovi ambienti adeguati ai/alle dipendenti, utilizzando per la progettazione le professionalità interne del Comune. Siamo ricorsi ai finanziamenti europei per ristrutturare la vecchia sede municipale e realizzare lì il centro culturale – una nuova biblioteca e uno spazio per le associazioni – i cui lavori dovrebbero partire la prossima estate. Ci siamo anche rese conto che la macchina organizzata del Comune era vecchia, guidata dalla logica del “io faccio solo il mio”. Anche i/le responsabili non comunicavano tra loro, mentre la nuova giunta ha come riferimento la comunicazione e la condivisione dei saperi tra i vari servizi, secondo una logica di circolazione di competenze e conoscenze; abbiamo cominciato con l’utilizzo ordinario, e non straordinario, della posta elettronica e del protocollo informatico.
Per la formazione della “squadra”, non avendo alcuna esperienza nella pubblica amministrazione, ho optato per la nomina di un assessore al bilancio esterno, con esperienza nel campo, mentre per il Segretario Generale, perseguendo la logica del contenimento della spesa, abbiamo optato per un segretario in convenzione con altri due comuni tra cui Roncade, guidato dalla Sindaca Simonetta Rubinato.
Intendiamo raggiungere obiettivi condivisi, puntando alla “cultura del risultato”. Ho una esperienza decennale in azienda con questo orientamento. Si è resa necessaria la riorganizzazione e il cambio di cultura organizzativa: riuscire a fare meglio avendo meno! Che sfida! Dopo tre anni ci sono tre donne responsabili dei servizi, ne ho promossa una da poco tempo e ho aggiunto una posizione organizzativa.”
Il risultato deve essere la soddisfazione dei bisogni di tutte le componenti della comunità, in tutti i campi.
“La battaglia contro la TAV non l’abbiamo condotta in chiave ideologica:
c’è una delibera di Consiglio, votata all’unanimità, con la quale chiediamo un dibattito pubblico alla francese sulle grandi opere; diciamo che fino ad ora nessuno ha fatto un’analisi della domanda potenziale, un’analisi dei costi/benefici, una valutazione delle alternative, tra cui quella di adeguare l’esistente, ancora oggi sottoutilizzato. C’è una convenzione europea che afferma come le comunità locali debbano essere coinvolte nelle decisioni sulle grandi opere. Se si adottano percorsi partecipati, si isola il partito del no, si ottiene il consenso della popolazione e si arriva ad una decisione condivisa.
Non accetto dichiarazioni del tipo: la TAV va fatta o non va fatta! Mi devi dire perché. Siamo riusciti a farla cambiare. Il Commissario Straordinario Mainardi ha cambiato la sua posizione. Ora dice: adeguiamo l’esistente!”.