Mother myself indaga sui rapporti tra donne di diverse generazioni, madre e figlia. Le madri di una volta. Quando le figlie emulano le madri.
di Anna Robles Milella
Anna Robles Milella racconta...
Quando qualcuna mi dice tu non puoi capire, non hai figli piu’ che ferita mi sento sbigottita perche’ io sono stata una figlia ed ho avuto una madre.Una madre che non avrebbe mai pronunciato
quelle parole.
Il primo ricordo che ho di lei risale a quando avevo circa tre anni quando mi chiese di allacciare il giubbetto del mio fratellino. Ci riuscii solo in parte, ma feci finta di niente sul fatto che avanzava un bottone; lei, curvandosi su di me, mi disse quando fai una cosa, Anna, cerca di farla nel migliore dei modi e mi insegnò che era piu’ facile cominciare dall’ultimo bottone.
Quella frase e’ stato il primo tassello della mia educazione, un precetto a cui mi attengo tutt’ora.
Non avrebbe mai servito un caffe’ senza poggiare la tazzina sul suo piattino, avrebbe sempre disposto i fiori con grande cura liberandoli della rafia che li tiene legati, avrebbe sempre celebrato i compleanni facendo una torta ed usando la tovaglia da te di lino ricamato di sua nonna che io uso tuttora.
Mia madre era un insegnante di lettere, ed io lo sono stata d’Inglese; da lei ho imparato che gli errori non era sufficiente sottolinearli, ma bisognava spiegarli a margine del foglio almeno con un esempio, e se penso che l’ha fatto sempre con una matita rossa e blu, non oso immaginare la fatica dopo la correzione di un pacco di temi.
Io ho sempre usato la biro,ma ho fatto tutto il resto.come lei, tacitamente, mi aveva insegnato.
Come lei sono stata sempre sincera con i miei allievi,come lei li ho seguiti anche in seguito, di molti siamo diventati amici e ci piace scambiarci esperienze e libri.
Mia madre era una madre, la mia e dei miei due fratelli, ma anche una vedova solo dopo 11 anni di matrimonio.Solo da adulta ho pensato a quante volte avra’ sofferto di solitudine,per la sua condizione di vedova, ma non ha mai fatto pesare questo suo stato e ci ha aiutato a conoscere nostro padre anche attraverso la costante ed affettuosa frequentazione dei suoi parenti.
Ma era anche una figlia presente, instancabile, affettuosa, mai lamentosa e sempre rispettosa fino a che i suoi genitori sono vissuti
Io sono stata una figlia fortunata perche’ non ho visto il suo declino fisico e tantomeno quello mentale perche’ ando’ via in cinque minuti una vigilia di Natale all’eta’ che ho ora io.
Allora mi sentii come scippata, mi sopraffece un senso di stupore per l’ingiustizia subita da entrambe, dimenticando, nel dolore terribile dovuto alla sua morte, che lei era stata esaudita, e non tutti se lo meritano, nel suo desiderio di non dare fastidio, di non costringerci a fatiche che alla lunga sarebbero potute diventare una condanna insopportabile.
Mia madre era anche una sorella molto affettuosa, generosa ed amata dalle sue due sorelle e dai suoi due fratelli; ha chiuso gli occhi alla piu’ giovane delle due, ha salvato dalla follia l’altra e sostenuto uno dei due fratelli in una paternita’ difficile. Il pianto sconsolato di questi mi stupì durante il funerale.
Mi affidò il maggiore dei miei fratelli, scapolo,pregandomi di stargli vicino dopo la sua morte; molto spesso ci ha ripetuto ”state sempre uniti, non separatevi e voletevi bene”.Perche’ credeva nella forza che viene dalla famiglia quando i suoi membri oltre che volersi bene si rispettano.
Siamo ancora sempre uniti e poiche’ viviamo lontani, ci sentiamo ogni giorno.E ci sembra naturale farlo,come il parlare spesso di lei.
Mia madre era molto brava a nascondere il suo dolore o le sue preoccupazioni, anzi proprio in quei momenti era capace di darci forza , di liberarci da paure o senso di inadeguatezza.
Ricordo la sera d’invernoin cui in un albergo cittadino dovevo sottopormi ad un colloquio per una borsa di studio per andare a studiare per un anno negli Stati Uniti; volevo quella borsa di studio con tutta me stessa, avevo 15 anni ed una paura tremenda per quel colloquio.L’idea di me così lontana per un anno la turbava moltissimo perche’, lei, come a volte ci diceva, aveva una doppia responsabilita’ nei nostri confronti, doveva decidere anche per nostro padre. Eppure per tutto il tragitto verso quell’albergo’ mi incoraggio’, mi tranquillizzo’, mi invito’ a ricordare che non ero una sciocca e che avrei superato il colloquio. Cosi’ fu’ e per tutti i mesi fino alla mia partenza in agosto, nascose la sua preoccupazione e mi stette vicina in tanti modi – dall’acquisto di una bella vestaglietta celeste al regalarmi un quaderno su cui scrivere i miei pensieri, dall’ incitarmi ad essere sempre all’altezza del fatto che li’, nel Nebraska ,avrei rappresentato l’Italia al dirmi che certamente avrei incontrato qualcuno di molto speciale, ma che avrei dovuto aver presente che completare i miei studi con una laurea era la prioritaà da perseguire-non ci furono accenni alla modestia ed alla purezza, ma solo un non fare qualsiasi cosa che ti potrebbe causare disagio o dolore.
Mi consolo’, poi, sempre’durante gli anni del? mio lungo amore a distanza che sfumo’ perche’ da parte mia sentivo che non potevo lasciare lei ed il mio mondo..; l’accusai di aver lavorato sotto traccia perche’ rompessi quel legame;in verita’ avevo anche incontrato l’uomo che e’ mio marito.
Era orgogliosa dei miei successi nello studio, ma era scontato che bisognasse studiare e prendere buoni voti; sentivamo che il suo amore per noi era grandissimo, ma non ci siamo mai scambiati baci se non quando si partiva o si arrivava da un viaggio, e da bambini ci baciava quando dormivamo..spesso ho fatto finta di dormire ed una volta mi sono quasi fatta scoprire.
Quando aveva impegni pomeridiani a scuola mi sentivo abbandonata e la luce accesa sul suo comodino ed il suo Anna appena bisbigliato quando tornavo a casa la sera tardi mi faceva sentire come arrivata in un porto ed era naturale che mi sedessi sul letto e le raccontassi della mia serata.
Ci fu un periodo in cui non volli piu’ raccontarle nulla di me, smisi di dormire con lei nel lettone e mi trasferii nella mia camera; un giorno mi chiese perche’ non le raccontassi piu’ i miei segreti; mi sentii un po’ in colpa e le risposi se te li raccontassi, non sarebbero piu’ segreti ci sorridemmo e la cosa fini’li’. Mi sono sempre sentita in colpa, pero’, di non essere tornata a dormire con lei.
Mi manca tutto di lei, di quando studiavo intorno allo stesso tavolo sul quale lei correggeva i suoi compiti; del calore che c’era in casa per cui ogni ritorno era meraviglioso e desiderato; il suo svegliarmi al mattino presto quando insegnavo fuori città. e il suo credere che non mi sarei accorta dell’uovo sbattuto con lo zucchero nel caffe’ che mi portava; sento ancora la sua mano che mi toccava la parte interna del braccio durante la passeggiata a tarda sera durante la preparazione all’esame di maturià ‘e la sua voce che mi diceva finiti gli esami deve ridiventare soda. Ma il ricordo piu’ struggente e’ legato al suo chiamarmi per la prima volta tesoro” nella sua ultima visita nella mia casa di Taranto un mese prima che morisse.Quasi me ne vergognai per eccesso di pudore.
Spesso mi guardo nello specchio e riconosco nel mio viso le sue espressioni i suoi sguardi, mi ritrovo a fare cose come le faceva lei, uso ancora il nostro lessico familiare e di recente mi sono sentita sopraffare da una dolorosa nostalgia per mia nonna, la madre di mia madre, tanto da piangere come fece lei, per lo stesso motivo, in un freddo e grigio pomeriggio di carnevale mentre passeggiavamo per una Andria deserta con tra noi la figlia di mio fratello per la quale nonna Maria e’ la sua forza e conforto.
E’ stata una nonna intelligente, allegra, piena di inventiva, pronta a soddisfare qualsiasi richiesta, tenera, ma anche severa.
Aveva una bella voce intonata ed un ricordo che ancora mi commuove e’ quello di lei che in una mattina di sole, vestendosi per andare a scuola, cantava E’ primavera, svegliatevi bambine..le ho spesso chiesto di cantarmiRamona” o Balocchi e Profumi, quest’ultima perche’ mi faceva piangere e lei lo sapeva e mi prendeva in giro, ma poi la cantava…..io sono stonata ed, insieme al fatto di non avere i suoi capelli folti, sono cose che le ho spesso rimproverato di non avermi dato. Pero’ quando sono sola canto a squarciagola e, spesso, proprio le tre canzoni che ho citato.
Cara mamma, abituata da suo padre ad indossare vestiti fatti venire anche da Parigi, solo da pensionata e’ tornata a comprare per se qualche indumento elegante..lei abituata a certi vestitini in seta a fiori e a cappellini eleganti finche’ mio padre e’ vissuto e noi non eravamo le sue priorita’ di spesa.
Una volta fra me e me paragonai i suoi capelli semplicementi raccolti a quelli freschi di parrucchiere della madre di una mia compagna di scuola; avevo 8 anni e pensai che la seconda fosse piu’ bella ed elegante della mia; me ne vergognai subito perche’ quel pensiero mi sembro’ un tradimento, mi sembra cosi’ tuttora, ma quando venne a mancare, molte delle mie amiche mi dissero o mi scrissero che me l’avevano molto invidiata, che avrebbero voluto una mamma come la mia.
Spesso mi piace guardare le sue foto fatte durante il periodo dell’universita’ frequentata a Roma, cosi’ graziosa, cosi semplicemente elegante, con il suo volto dolce ed il sorriso tenero con per la testa pensieri che, quando siamo diventate amiche oltre che mamma e figlia, mi ha raccontato..un amore segreto, il desiderio di pesare il meno possibile su suo padre perche’ anche le sorelle ed i fratelli avrebbero dovuto frequentare l’universita’.
Fu la terza, dopo le sue sorelle, a sposarsi e? volle affrontare da sola,con mio padre, tutte le spese per il matrimonio.
Per le spese del mio matrimonio dovette chiedere un piccolo prestito allo Stato, e non accetto’che io contribuissi con i risparmi fatti? durante il mio primo anno d’insegnamento che precedette il matrimonio.
Ha sofferto con me per le mie interruzioni di gravidanza, mi ha accompagnato alle cure termali facendo di esse motivo per godere reciprocamente? dello stare insieme, ma quando ventilai l’idea di un’adozione, si rivelo, saggiamente forse, contraria, cosa che mi stupì tanto data la sua generosità ‘nei confronti di tutti.
Mia madre coltivava l’amicizia con slancio, generosita’ e presenza discreta ; aveva tante amiche che sono diventate anche le mie; l’ultima ha compiuto 100 anni ed ancora mi dice Maria, la tua mamma, era una grande amica e mi manca.Grande e’ l’aggettivo giusto sottolinea.
Anche io coltivo l’amicizia e,accanto a quelle storiche dei tempi di scuola a partire dalla prima elementare, mi capita farne di nuove negli ambienti piu’ diversi, di eta’ anche molto diverse
dalla mia.
Era coraggiosa e testimoniava con l’azione le sue idee ed i suoi valori; ricordo il tono deciso con cui disse, ad una collega, che le chiedeva se avrebbe aderito allo sciopero generale indetto dalla CGIL? nella prima meta’degli anni ’50, certo, Clara, sono pienamente convinta che sia un mio dovere; il ricordo di quell’episodio mi diede la forza di fare altrettanto, unica nel liceo in cui insegnavo, nel mio secondo anno di scuola.
Era intellettualmente curiosa e s’interessava di tutto; il giornale lo comprava ogni giorno e lo si leggeva tutti per poi discutere sugli eventi del mondo; aveva l’abitudine di comprare la prima copia di ogni giornale o rivista che veniva pubblicato; cosi’ diventammo lettori dell’Espresso e poi di Repubblica, passando per IL Giorno per via delle strisce di fumetti che interessavano a mio fratello Michele; compro’ anche l’Osservatore Romano quando fu annunciata l’elezione a Pontefice di Monsignor Montini,che era stato la guida spirituale della FUCI quando lei studiava alla Sapienza,ed i cui occhi azzurri sembrava l’avessero intrigata.
L’unico lusso che si e ci concedeva era l’acquisto di libri; lei che faceva spese solo quando ce lo si poteva permettere, apri’ un conto per noi da Laterza e cosi’ conserviamo ancora, divisi tra noi tre, tutti i libri del Pavone e della BUR.
Per la mia promozione in 5a elementare mi regalo’ un libro in edizione elegante,ne ricordo ancora il titolo Storia di una bambina e di una bambola; poi vennero i Dickens, gli Olga Visentini, i Mark Twain. Ci era concesso di leggere qualsiasi cosa; mi censuro’ solo Ragazzi di Vita di Pasolini, lei che poi adoro’ i suoi Scritti Corsari.
Si entusiasmo’ al movimento del 68′, mentre io al primo anno d’insegnamento e con allievi molto vivaci, ne ero un po’intimorita.’
Avrebbe voluto farmi appassionare anche all’arte del cucito, della maglia e dell’uncinetto; tutte cose che sapeva fare e che aveva imparato negli anni dell’Universita’ sotto la guida della sua amatissima zia Virginia.In questo non l’ho seguita e me ne rammarico. Ma ogni anno, tra ottobre e novembre faccio chili di cotognata come faceva lei per donarla ad amici e parenti.
Ci voleva forti e capaci di affrontare anche gli aspetti meno piacevoli della vita di una persona.
Un 25 luglio,anniversario della morte di mio Padre,mi porto’ ad ascoltare la messa in un ospizio per vecchi i cui odori poco piacevoli mi disturbarono molto creando in me una certa irritazione verso di lei che aveva scelto quel luogo; glielo dissi e mi rispose che dovevo abituarmi anche all’odore della vecchiaia e del decadimento che spesso conclude una vita.Penso che pensasse anche a se’ stessa ed alla mia paura della morte. Ma io avevo 19 anni e lei 50 e non apprezzai.
Ritorno’ sul tema della morte, della sua morte, in quell’ultima visita a Taranto; mi disse che non avrei dovuto piangere, ne’ sentirmi a disagio al ricordo delle nostre discussioni e dei nostri attriti, che sono cose naturali nei rapporti tra genitori e figli e che aiutano a far crescere entrambi.
Spesso mi tornano alla mente, facendomi soffrire,tutte le mie furie ed intemperanze verbali nei suoi confronti,che poi, per sciogliere il dolore che leggevo nei suoi occhi, concludevo con un Tu mi hai nata. Non riesco pero’ a perdonarmi di un perche’ sono nata, vorrei morire detto a causa del fatto che non riuscivo a domare i miei capelli e a sentirmi carina prima di andare ad una festa; e pensare che quello stesso giorno aveva partecipato al funerale della sua amica di liceo morta suicida.
Il rimprovero che piu’ mi colpiva era il suo mi addolori e adesso quando li ricordo tutti, vorrei poter rimediare, fare in modo di essere la figlia che non addolora mai.
Allora mi viene da pensare che non si tratta di Mamma e figlia, ma di Mother/Myself come il titolo di un libro inglese che sintetizza meglio il legame tra madre e figlia; l’essere l’una accanto all’altra, l’una dentro dentro l’altra , alla pari, senza sopraffazione di una sull’altra.
p.s
A pensarci, mia madre non avrebbe apprezzato questo mio scritto che avrebbe trovato una ferita al suo innato pudore, ma forse era giunto il momento che io scrivessi di noi due.