Divagazioni sul Passatge de Piera e sui quartieri che scompaiono
Mettiamo subito in chiaro che non so chi sia la Piera. Anzi, quasi certamente il nome di questa stradina di Barcellona è un false-friend catalano: una di quelle parole che sembrano avere un significato nella nostra lingua e invece ne hanno un altro. Quindi, non evocate simpatiche ragazzotte dal sorriso contagioso: per un catalano DOC, la Piera sarà certamente qualcosa di diverso.
Qualcosa che comunque ha meritato che gli si dedicasse una stradina al limitare dell’antico quartiere di Las Corts. Probabilmente è destinata a fare presto una brutta fine sotto i colpi delle ruspe e della cementificazione ma, per ora, il passatge de Piera ci offre uno splendido esempio di com’era la Barcellona di una volta, più di cent’anni fa, quando in queste microscopiche “villette” (probabilmente monolocali o poco più) vivevano famiglie intere di operai o bottegai, che nel lillipuziano ritaglio di terra coltivavano verdure da consumare personalmente.
Oggi in strada c’è anche qualche automobile parcheggiata, probabilmente qualche muro divisorio è stato abbattuto formando vere villette, un lusso per chi abita in città, e senza dubbio elettricità e acqua corrente hanno dotato di tutti i comfort quest’angolo dal sapore squisito.
foto : Le casette del Passatge de Piera
Un particolare e un’inquietante vista d’insieme, con i caseggiati sullo sfondo.
A pochi passi da questo splendido passatge si stende la plaça del Carme, un altro angolo di Barcellona che certamente pochi turisti hanno occasione di vedere, perché è fuori dalle rotte monumentali e non ha nulla da vantare, ma ci restituisce un’atmosfera magicamente sospesa nel tempo: una piazzetta con un bar e una fontanella di ghisa, una come tante, e con i muri ingentiliti da una scelta di colori in qualche modo inattesi, più tipici di un paese che di una città.
Questa Barcellona non monumentale, silenziosa, in contrasto con il vortice di vita dei quartieri più affollati, potrebbe scomparire tra pochi anni. Il suo ricordo non sarà nelle pagine delle guide, né nelle cartoline o nelle foto d’autore, ma piuttosto nei racconti delle nonne, di chi ha percorso queste stradine ogni giorno protestando contro i marciapiedi sporchi e trascinando carrelli della spesa troppo pesanti, senza mai immaginare che stava calpestando una testimonianza più preziosa di molti monumenti.