Ida Paola Notarnicola, scrittrice ed attrice, ha organizzato a Bari un incontro dove arte, fotografia, teatro, letture si sono unite contro la violenza di genere !
LA VIOLENZA NON E’ UNA SCELTA: donne a meta’
Alla Libreria Mondolibri di Bari, Ida Paola Notarnicola, scrittrice ed attrice, ha organizzato un incontro dove Arte, fotografia, teatro, letture si sono unite contro la violenza di genere !
Tante donne divise a meta’ hanno raccontato la loro storia, ma vi hanno partecipato anche uomini. Come Giuseppe Benvestito, nel suo libro “Dentro l’inferno” e donne come Annella Andriani col suo romanzo “Storia di una narratrice in fuga”.
Vi hanno preso parte Annela Andriani, organizzatrice di eventi culturali, responsabile del Presidio del Libro di Mola, scrittrice, femminista, Giuseppe Benvestito, avvocato, scrittore riferimento perenne nella lotta alla violenza di genere, l’attrice Floriana Uva, l’ attore e sceneggiatore Maurizio Sarubbi che ha elaborato la messa in scena della violenza mascherata, rappresentato con Ida Paola Notarnicola, Alessandro Fariello che ha arrangiato i testi, Leopoldo Di Nanna, avvocato e rappresentante delle associazioni Forza dei consumatori e Progetto Futuro, pilastro di tali iniziative, Luciano Anelli , accorato documentatore e divulgatore della Cultura Femminile, Roberto Colella con gli sponsor Bed and Breakfast Kerry Blue e Residenza Sveva e infine Kristina Blushi, assieme alle proprietarie della Libreria Mondolibri Bari, Sandra ed Ida !
Tale evento mirava a sensibilizzare e ad ascoltare tutti riguardo la tematica della violenza di genere !
Nonostante la professione di penalista porti l’esistenza di un avvocato in costante rapporto ad ogni genere di morbosità, forgiandone il carattere di uomo, nel caso di Giuseppe Benvestito non è bastata una carriera a pietrificarne la sensibilità, tant’è vero che dinnanzi alle parole, alle storie, ai drammi, talvolta alla totale confusione di una donna, l’ennesima protagonista di episodi di violenza, egli impotente in qualità di avvocato dinnanzi ad un tutto oramai caduto in prescrizione, decide di denunciare il male e lo scempio che si son fatti protagonisti di un dolore troppo a lungo sublimato.
Da questo progetto di denuncia e sensibilizzazione di un tema tanto diffuso quanto ignorato nasce “Dentro…l’inferno”.
La presentazione dell’opera di Giuseppe Benvestito ha posto le basi necessarie all’affrontare una tematica che non fa più notizia quale è appunto la violenza, che sia essa subita da donne, che sia essa subita da fanciulli. Nessuno per pura e semplice empatia può ben dire quanto possa essere profonda ed inguaribile la ferita che dentro si porta l’essere da violenza traumatizzato, si tratta di segni indelebili, sì, ma quanti possono comprenderlo se non le vittime dirette, e quanto può quell’attimo di inferno condizionare l’esistenza di tutta una vita? Sono domande retoriche che nessuno si pone, perché chi non subisce ignora e chi subisce talvolta cerca di dimenticare lasciando che ogni eventuale melodramma imploda in un algido silenzio. La violenza non è una scelta e parlarne è il primo passo per sconfiggerla, affinché la sensibilità prevalga, per quanto tale auspicio possa sembrare un paradosso per quegli stolti che ancor credono che sensibile vuol dire debole, debole è chi infrange, non chi è infranto e per quanto un mare in burrasca non possa smettere di infrangersi su di una scogliera, la scogliera resta lì a subire fiera una potenza liquida ed informe. (Stefania Tursi)
Bisogna però partire da sé, perché restare insensibili o anche restare inermi ed ascoltare soltanto fa diventare complici di uno stato di fatto che sempre più è sotto gli occhi di tutti, occhi che devono vedere e non chiudersi o girarsi dall’altra parte, considerando il fatto appartenenza di “altri”.
Partendo da sé, senza additare le colpe o le limitatezze, anche culturali, degli altri che siano genitori, insegnanti, forze dell’ordine, psicologi, avvocati, magistrati,…popolo, mettendoci la faccia ed agendo a difesa, nell’ascolto, nell’insegnamento col comportamento, senza bisogno di ruolo, perché questo è dato dall’appartenenza alla società, al nucleo familiare, al genere, al rapporto di una pari dignità sempre più spesso calpestata.
Additiamo coloro che non riescono con la mente a governare i sensi, facendo diventare un soggetto…il suo oggetto ! Apriamo i nostri occhi per aprire quelli delle ignare “prede” per riconoscere il “non amore”.
di Luciano Anelli