di Caterina Della Torre
Una maggiore presenza femminile nelle società quotate aiuterebbe a massimizzare la competività. Intervista a Livia Aliberti Amidani
Durante il terzo salone nazionale dell’imprenditoria femminile Gammadonna che si è tenuto a Torino si è a lungo dibattuto sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione. Infatti a detta di molti, economisti uomni (Roger Abravanel) e donne (Fiorella Kostoris) una maggior presenza feminile aiuterebbe ad equilibrare il numero di gran lunga a sfavore del gentil sesso ed a portare in equilibrio l’utilizzo dei talenti . Non è una questione da poco, ma ne abbiamo parlato con Livia Aliberti Amidani, esperta di corporate governance.
Romana di nascita, dopo aver conseguito una laurea in economia e commercio a pieni voti con laurea in matematica attuariale, e superato l’esame di commercialista, si sposa con un inglese (ma nato in Turchia). Ha una figlia di 10 ed un figlio di 9 anni.
Cosa hai fatto dopo gli studi?
Mi sono laureata molto giovane. Non avevo ancora 22 anni. Ho iniziato a lavorare come assistente del Prof Sulpasso (controllo di gestione ) e come collaboratrice della rivista dei fondi comuni di investimento, da lui fondata nel 1983. Poi ho fatto un percorso da analista finanziario e ho lavorato alla Consob, infine in consulenza strategica internazionale.
Ed ora di cosa ti occupi?
Professionalmente faccio la consulente di corporate governance, ovvero mi occupo di comprendere, valutare, costruire, le strutture di governo societario delle società quotate. Nell’ambito di questa attività seguo le composizioni dei consigli di ammnistrazione e in generale degli organi di amministrazione e controllo delle società quotate, che sono il cuore degli assetti di governo societario di una impresa.
Tuttavia riesco a seguire anche la vita dei miei figli insieme al lavoro.Infatti sono rapprentante di classe e cerco di non mancare mai all’appello. Cerco di dimostrare che la coperta non è corta occupandomi anche molto della mia famiglia e dei miei figli.
A Gamma Donna hai illustrato la situazione delle donne italiane nei consigli di amministrazione italiani. Puoi parlarcene?
Al 31.12.2009 nei organi di amministrazione delle 281 società quotate, siedono 2.800 consiglieri. Soltanto 174 posizioni sono ricoperte da donne, per una presenza media del 6.2%.
Se poi consideriamo soltanto le donne che ricoprono ruoli da amminsitratore indipendente (chi deve monitorare l’operato dei manager), il numero di donne crolla a …. TRENTA!!
Sono le donne che non possonno entrare nei consigli per legami di tipo familiare. Le porte delle sale consiliari per loro rimangono chiuse. Questa non è una critica all’ingresso per legami familiari, anzi. Il nostro è un capitalismo familiare e dunque occorre valorizzare la donna di famiglia che arriva ai vertici. E’ invece una riflessione sul fatto che, in assenza di legami, le donne non sono negli schermi radar.
L’andamento nel tempo della presenza femminile si può definire di lentissima crescita. Negli ultimi dieci anni si è passati da una presenza del 4.1% al valore attuale del 6.2%. Ammettendo di poter correttamente proiettare questo incremento nel tempo, occorrerebbero circa 50 anni per arrivare al 30% di rappresentanza femminile.
Le società che non hanno neanche una donna nei loro consigli sono il 56% del totale.
Cos’è un collegio sindacale? Quante donne vi partecipano?
È un organo di vigilanza, presente nelle società di capitali (spa e srl , anche se nelle srl può essere facoltativo). E’ deputato al controllo di legalità perché i sindaci verificano il rispetto della legge e dello statuto. il collegio sindacale si compone di 3 o 5 membri effettivi e due membri supplenti. In caso di revoca o di dimissioni di un membro effettivo subentra in ordine di anzianità un supplente
Negli organi di controllo delle 276 società quotate le donne coprono circa il 6% dei posti.
Complessivamente, l’80% delle società quotate non ha donne negli organi di controllo.
Le donne che ricoprono invece la carica di supplenti sono circa il 16%. Anche in questo caso, moltissime società non hanno alcuna donna supplente (oltre il 70)
Se ve ne fossero di più cosa pensi potrebbe cambiare? O credi sarebbe una mera perequazione?
L’impatto delle donne nei processi decisionali del cda non dipende dall’essere donna di per sè, ma dalla valenza della esperienza professionale, dall’esistenza delle necessarie condizioni affinchè la donna possa apportare il suo contributo distintivo: è molto importante stabilire un livello di “diversità cognitiva”, che aiuti l’impresa ad attenuare i pericoli connessi con un pensiero omogeneo di gruppo. Quindi diversità cognitiva, critical mass, possibilità di far valere il proprio contributo.
A queste condizioni l’apporto delle donne sarà positivo, costruttivo e creerà valore. Inserire nei cda “cloni maschili” che non apportano anzi consolidano, l’omogeneità del pensiero di gruppo, potrebbe non far bene a nessuno.
Molte donne si occupano ormai di economia e diritto. Perchè credi non riescano a sfondare il tetto? Mero lobbying maschile o mancanza di capacità e/o volere delle donne?
Le radici affondano nel passato delle donne. Sono convinta che occorra iniziare a lavorare sulle generazioni delle giovanissime, quando ancora le bambine si sentono PARI, per far capire loro che ci sono percorsi, scelte, alcune coerenti altre meno. Ho capito che non bisogna dare per scontato che le ragazze crescano capendo le implicazioni delle loro scelte. . I maschi sono forse avvantaggiati da una maggior “monotematicità” della loro vita. Non tutte le donne devono arrivare ai cda, ma credo che la possibilità di scelta sia un gran vantaggio. Ma bisogna conoscere bene le variabili in gioco.
Il concetto di “barriera all’ingresso” è molto conosciuto in economia; perché ci sorprendiamo che gli uomini facciano lobby? Occorre riformulare il problema. Come riesco a superare le barriere? Ci sono alcuni punti critici che dobbiamo affrontare sistematicamente con le nostre giovani, tra i quali: la costruzione di un network , le opportunità di mentoring e di formazione specifica, la costruzione della propria carriera.
Pari o dispare cosa potrebbe fare?
Sarebbe fantastico se riuscisse ad attivare i meccanismi di moral suasion e di “vergogna sociale che mancano in Italia. Il mio sogno….