In parlamento la legge sul doppio cognome è stata portata più volte ma si è fermata al varco, perchè le forze politiche trasversalmente in realtà non la vogliono.
Da quando sono nata porto il cognome di mio padre. Negli anni ’50 – ’60 quando vidi la luce non si poneva nemmeno il problema del cognome da trasmettere alla prole. Ti maritavi ed eri dipendente dal marito in tutto e per tutto. Anche il tuo cognome spariva. Uomo e donna diventavano un’unità unica.
Alla fine mi ero abituata al cognome paterno e quando mi sono a mia volta sposata in età adulta, non volevo lasciare il mio cognome ed ho voluto farlo inserire nel citofono insieme a quello del mio coniuge che non ha mostrato resistenza alcuna alla mia richiesta. Segno dei tempi cambiati e della parità tra uomo e donna conquistata nel tempo.
Alla nascita di mia figlia il problema si è riproposto, anzi non mi è stato chiesto niente e lei ha preso di ”default” il cognome del padre. Quindi se all’aereoporto esibendo due documenti personali che riportavano il mio cognoe ed il suo, mi avessero chiesto perchè volavamo insieme non avrei potuto portare nessuna giustificazione. Ma non è mai accaduto.
Quindi quando sento parlare di doppio-cognome mi sento molto vicina al problema condividendone l’indirizzo e mi perplimo e rabbuio se sento che il maschio italiano non demorde. Il problema può sembrare laterale e non ”nodale” per risolvere la condizione femminile in Italia che la vede agli ultimi posti nelle pari opportunità e nel ”ranking” salariale.
E la questione si inasprisce quando sono le donne stesse a non percepire lo svantaggio che sembra forse inesistente ma che in seguito nella vita matrimoniae, potrebbe palesarsi.
Agli uomini questo dilemma non si è mai presentato in Italia, che mi risulti:)
In parlamento la legge è stata presentata più volte (l’ultima da Michela Marzano), ma è stata bloccata, perchè le forze politiche trasversalmente in realtà non la vogliono, fino ad arrivare ad oggi nell’ultimo governo con la proposta di La Russa che propone il voto segreto .
Ma è vero che la società italiana ha fatto passi avanti nelle pari opportunità?