Malala racchiude nel suo nome un fardello pesante. Significa “oppressa dal dolore”. Nascere donna in Pakistan è cosa tutt’altro che facile.
da Wisteria
Malala Yousafzai IO SONO MALALA, edito da Garzanti, è il libro appena chiuso di cui #WISTERIA consiglia la lettura. La storia di una ragazzina e di una famiglia e di un Paese, quello di Benazir Bhutto che la Lega Musulmana ha di fatto consegnato ai talebani destituendola. Malala racconta la sua caparbietà semplice di reclamare il suo diritto allo studio, all’istruzione, il suo diritto di donna e di cittadina. In una passo del libro diventato aforisma WISTERtra i più citati questa ragazza riassumo quello che è un vero manifesto: “Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio. Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no.”
Credo sia sufficiente questo passaggio per comprendere perché sia stata avanzata la sua candidatura a Premio Nobel per la Pace nel 2013. La storia è quella delle pagine che scorrono raccontando della sua vita, della sua famiglia a partire dal 9 ottobre 2012. Malala sta rientrando insieme alle compagne di scuola, è in autobus verso casa. Questo viene improvvisamente fermato e tre uomini salgono a bordo sparando dei colpi di pistola colpendo il volto di Malala.
Nata nel 1997, Malala all’età di 15 anni è per i talebani colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questa ragione deve morire. In realtà – come riferisce la cronaca – questa ragazza mostra tempra e miracolosamente riconquista la vita e la forza. E dalla Valle dello Swat, un giardino fatto di montagne e cascate, Malala cammina verso il Palazzo delle Nazioni Unite per raccontare la sua storia e per dare voce a tutte le bambine che i talebani vogliono zittire privandole della cultura e dell’istruzione.
La mamma di Malala decide di seguire il Corano alla lettera, di rimanere a casa a prendersi cura dei figli e della famiglia come musa del focolare, come vuole il talebano. Il padre invece, dopo aver vissuto la stagione liberale con Benazir Bhutto, coltiva quel seme di libertà e di progresso e ripete un unico mantra alla figlia: tu sarai libera. E grazie ad un amico paterno, giornalista per la BBC, Malala inizia a scrivere il diario in cui racconta come il regime talebano progressivamente e radicalmente privava uomini e soprattutto donne dei piacere e dei saperi. Arriva un primo riconoscimento nel 2011.
Poi l’attentato. La corsa disperata verso la Gran Bretagna per avere tutte le cure necessarie e la sua rinascita. Ecco come Malala è diventata simbolo universale per tutte le donne che combattono quotidianamente per il diritto al sapere, per vedere riconosciuti i propri diritti umani. Questo libro costituisce un reportage che Malala scrive a quattro mani con la giornalista Christina Lamb. Una storia vera fatta di coraggio, senza dubbio, ma infarcita anche di tutta quella spontaneità, talvolta cruda, di cui sono capaci gli adolescenti. Quello che colpisce è la forza di un ideale, è la gentilezza della tolleranza che sembra essere il carattere comune delle donne che si oppongono ad un regime, ad una violenza.
Mi piace Malala. Mi piace molto e vorrei incontrare tante Malale, anche nella vita di tutti i giorni. Anche fuori dall’Eden ambientale dello Swat. In quella giungla metropolitana – per renderla con una metafora metropolitana – dove dietrologia e opportunismi muovono tante paure. Mi piace Malala quando dice « Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è istruzione. E non ho paura di nessuno. »
Il coraggio ha oggi dell’innovativo, tanto quanto alcune trovate tecnologiche che promettono di migliorare il nostro quotidiano.
#buonalettura
p.s. quest’anno il MALALA DAY è stato festeggiato lo scorso 14 luglio. Qui il video che esprime il senso dell’iniziativa: http://www.globaleducationfirst.org/malaladay.html
Malala Yousafzai – Christina Lamb
IO SONO MALALA
Saggi Garzanti
284 pagine
€ 12.90