Le relazioni di coppia ‘sbagliate’ sono il tema dei suoi primi due romanzi. Perché di come affrontarle, e venirne fuori, Sabrina Sasso ha fatto la mission della sua vita. Ed oggi parla alle donne, attraverso i suoi libri, per aiutarle a venire fuori dalla dipendenza affettiva.
Come la protagonista del suo secondo romanzo, Sabrina Sasso ha una separazione alle spalle e qualche cambio di città. Nata a Milano nel 1964, ha vissuto in Venezuela, in Sicilia, in Emilia Romagna e in Lombardia; a Modena, oggi, è volontaria in un centro antiviolenza. La storia che racconta in Tu mi fai volare (cadere, rompere), però, non è ispirata, come scrive nel prologo, «a una storia vera, ma la protagonista potrebbe essere lo specchio di molte donne vittime di violenza».
Nel tuo primo romanzo, Voglio capire se ne è valsa la pena, hai affrontato i rapporti di coppia che prendono una direzione sbagliata. Nel secondo, torni sul tema delle relazioni ‘malate’. Pensi che le donne potranno riconoscersi nelle storie che racconti e riflettere? Ti è mai capitato che, dopo aver letto un tuo romanzo, un’amica ti abbia detto: «Non voglio caderci più?»
Moltissime volte. È incredibile come le storie che racconto siano lo specchio di tanti vissuti di altrettante donne. E, spesso, il riconoscersi mette in moto la salvezza dalle relazioni malate.
Da alcuni anni collabori con il centro antiviolenza «Vivere Donna» di Carpi, in provincia di Modena. Che cosa ti ha portato quest’esperienza?
Ho collaborato con il centro antiviolenza «Vivere Donna» di Carpi in passato. Perlopiù ho imparato da loro, il mio apporto è stato veramente insignificante. È un centro efficiente, fatto da donne per le donne. Proprio per questo ho voluto dedicare a loro e, soprattutto alla Presidente, Gianna Morselli, il mio secondo libro che parla di violenza di genere.
Anche le donne che vivono situazioni di dipendenza affettiva dovrebbero rivolgersi ai centri antiviolenza, oltre a quelle che subiscono violenza fisica e psicologica? Che cosa suggeriresti loro per venirne fuori?
Assolutamente sì. La violenza non è solo quella che «si vede», ma anche quella psicologica. In alcune coppie può esserci esclusivamente violenza psicologica, ma nei casi di violenza fisica c’è senz’altro anche quella psicologica.
Il problema, semmai, nasce nel momento in cui, malauguratamente, una donna abusata si rivolge a un centro antiviolenza disgraziato, scoordinato, demotivato. I danni sono incalcolabili perché, proprio nel momento in cui la donna decide di dire basta e ha bisogno di un aiuto concreto e professionale, si ritrova in mano a persone incompetenti. Avevo scritto a Di.Re., l’organo che dovrebbe controllare i centri antiviolenza, di dirmi a chi potersi rivolgere nel caso di reclamo contro uno di questi centri e non mi è stata fornita alcuna risposta.
Credo sia intollerabile.
«Ognuno di noi è dipendente in qualche misura dagli altri, tutti noi abbiamo bisogno di approvazione, empatia, di conferme e ammirazione da parte degli altri, per sostenerci e per regolare la nostra autostima. La vera indipendenza non è né possibile né auspicabile». Cosa pensi di questa affermazione, pubblicata provocatoriamente sul sito del progetto teatrale Contaminata sulla dipendenza affettiva?
Penso che un contro è il bisogno di empatia e approvazione, conferme e ammirazione, un conto è il dipendere da esse. Se un bisogno sfugge al nostro controllo e ci domina, siamo in presenza di una patologia.
Dopo aver finito il tuo libro, ho avuto la sensazione che, se fosse letto dalle adolescenti, eviterebbe loro molti problemi nel futuro. Hai pensato a un book tour nelle scuole?
Penso che per un book tour potrebbe essere più utile Voglio capire se ne è valsa la pena, il mio primo libro. Il secondo è troppo crudo per delle adolescenti, rischierebbe di spaventarle.
I giovanissimi devono sapere, ma con loro bisogna usare le parole e gli atteggiamenti giusti. Certo sarebbe utile, tra le materie scolastiche, l’«ora di educazione al rispetto», così preparerebbe le persone al riguardo e alla considerazione fin da piccole.
Il tema della violenza sulle donne è venuto all’attenzione dei media solo da pochi anni. Da molto tempo, però, l’editoria pubblica saggi sulle relazioni perverse, sul dominio maschile, sul femminicidio. Tra questi, c’è qualche libro che vorresti consigliare alle tue lettrici?
Certo: Lucìa Extebarrìa, Io non soffro per amore.
Nei tuoi prossimi romanzi, continuerai ad affrontare il tema delle relazioni di coppia o hai in cantiere altri progetti?
Al momento è in cantiere un libro sulla separazione. Quindi, le relazioni di coppia sono sempre al centro della mia attenzione.
Sabrina Sasso, Tu mi fai volare (cadere, rompere), NullaDie Edizioni, «Lego narrativa», 2014, pp. 100, € 12,00 – ISBN 978-88-97364-98-6. La casa editriceinvia il libro in giornata e senza spese postali.
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