Riforme costituzionali e democrazia paritaria: passa un emendamento cruciale
di Cinzia Romano da Politica Femminile
Quasi inosservato dalla stampa, e poco richiamato perfino dai siti femminili, è stato approvato un emendamento che rafforza quel principio di parità nella rappresentanza tra donne e uomini, già espresso negli artt. 3 e 51 della Costituzione. L’emendamento (prima firmataria Valeria Fedeli, parlamentare Pd e vicepresidente del Senato) sancisce che le modalità di composizione del Parlamento promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.
Ed essendo ad oggi quei 2 articoli alquanto disattesi, non è un risultato da poco, per la democrazia. Che, se non è paritaria, non è democrazia.
Sia con il voto alla Camera sulla legge elettorale che ora con l’esame al Senato della Riforma Costituzionale, “democrazia” è la parola che maggiormente ricorre. Termine che ognuno, a ragione, interpreta come vuole. Democrazia è – fra le altre cose: non avere soglie di sbarramento; avere le preferenze; avere un Senato eletto dai cittadini; avere la possibilità di presentarsi in più collegi o circoscrizioni elettorali; è, addirittura, avere una doppia lettura solo per le leggi di natura etica. La normale dialettica tra maggioranza e opposizione offre versioni fantasiose e spesso di comodo, della cosiddetta democrazia. Ne fa un vessillo da usare anche come clava nella lotta tra i partiti e all’interno dei partiti stessi. Soprattutto in queste giornate di voto sulla riforma costituzionale. Ormai sappiamo tutto su emendamenti e canguro! Ci è toccato pure vedere sventolare cartelli, da membri della commissione cultura, con su scritto “qual’è” (sic!).
Non entro qui nel merito della riforma come della legge elettorale, su cui ciascuna ha proprie opinioni. Una stravaganza va però sottolineata: l’emendamento di cui sopra è stato approvato nell’indifferenza (o distrazione?) dei media e dei tanti campioni della “democrazia è…“. Eppure sancisce qualcosa (specie per la storia italiana), di niente affatto secondario: le modalità di composizione del Parlamento promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.
In realtà il suo testo originario era anche più netto: affermava infatti che le modalità di composizione del Parlamento promuovono la parità nella rappresentanza dei generi. Troppo, per i relatori, che hanno chiesto una modifica.
La mediazione trovata è stata approvata a larghissima maggioranza. E personalmente ritengo sia una mediazione accettabile. Mentre i paladini della politica monosex al maschile si dovrebbero forse preoccupare.
Già, per loro c’è poco da scherzare: perché se il termine paritario evoca subito il temuto 50e50, difficile comunque che la “bilancia” della rappresentanza parlamentare si possa ritenere in equilibrio con un 60e40 o, peggio, con un 70e30. Se l’equilibrio non è un’opinione…
In sostanza, cosa comporterà, dunque, questo emendamento sulla riforma del Senato e sulla legge elettorale il cui iter è per ora fermo al Senato?
Intanto si parla di Parlamento: quindi anche il nuovo Senato, magari non elettivo ma formato da rappresentanti di Regione e Comuni, non potrà essere monosex. Eventualità finora nient’affatto remota: vista la dose pediatrica di donne oggi presenti nelle assemblee di Regioni e Comuni. E ora, proprio grazie a questo emendamento, anche le Regioni che hanno bocciato la doppia preferenza di genere (ad esempio Puglia, Calabria, Sardegna, Abruzzo e ultima la Liguria), si ritrovano con leggi elettorali incostituzionali – e come minimo dovranno rivedere le norme, per evitare che nel nuovo Senato finiscano proprio e solo le poche elette. Per non parlare dei nuovi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato che, se già hanno fatto bocciare giunte comunali e regionali ostaggi delle “quote celesti”, col solo art. 51 della Costituzione e poi con le nuove leggi elettorali dei Comuni, potranno ora puntare anche su questa norma.
Anche l’Italicum, nella formulazione votata e licenziata dalla Camera, ora non sta più in piedi. Mica basta candidare il 50% delle donne, per poi lasciarle a casa grazie alle liste bloccate. Dove magari i capilista sono tutti uomini o si alternano nei collegi 2 uomini e una donna, con la certezza che non sarà eletta. Grazie a questo emendamento, in Parlamento ci dovrà appunto essere equilibrio tra le elette e gli eletti, mica solo tra candidate e candidati.
Una modifica Costituzionale per me non di poco conto (benché di per sé confermi la Costituzione). Forse perché, nella mia idea di democrazia, le donne ci devono essere. In tutti i luoghi in cui si decide, per tutti e anche per noi.