The way we were, now we are, how we will be?
di Candida Riva ©
Polemiche semiserie, revisioni, speculazioni, giuste sbagliate? In questo tempo di vignette proibite e di politicamente corretto, mi butto anch’io perche’ no? Faccio mucchio per sostenere la libertà d’espressione che rischia di scomparire. Mentre scrivo mi scappa da ridere aahaah pensando che anch’io ebbi il coraggio (o la disperazione?) di ribellarmi all’ipocrisia e al bigottismo dominante nei confronti di noi giovani donne degli anni 70; in Italia ci chiamavano: “Reazionarie “Femministe” “Rovina-famiglie” “Anticonformiste” “Bombeatomiche “Scassapalle” “Donne emancipate “Liberalizzate” e via cantando questi nomignoli, per catalogarci ancora una volta: “angeli del focolare o ragazzacce scapestrate da evitare”. Non potevamo scappare da queste sciocche discriminazioni.
Invece eravamo semplicemente la nuova generazione che si rifiutava di riciclare il modello delle nostre nonne e delle nostre mamme frustrate (non certo per colpa loro) piene di ansie e di tabu’ nei confronti della sessualită femminile. Noi avevamo soltanto il desiderio di essere le compagne degli uomini, non le loro schiave, volevamo sperimentare la gioia di ritrovarci insieme, per saperne di piu’ sul nostro mondo femminile, senza idealizzarlo e senza demonizzarlo. Ci chiamavano “femministe” (oggi denigratorio) in realtà volevamo essere “persone” degne di rispetto, rivendicavamo il diritto di scegliere senza essere penalizzate.
“Amarcord” Mia madre si arrabbiava, non le andava giù; non capiva il perche’ di questa mia improvvisa “impennata” Una presa di coscienza irrinunciabile che poi sarebbe diventata la normalită. Mia madre si preoccupava pensando che ci fosse qualcosa di irrisolto nel mio carattere;estremismo adolescenziale, femminismo, bastian contrarismo?
Un giorno mia madre chiamò il prete della parrocchia perchè mi desse la “benedizione”
(Buona intenzione per me sgradevole)Contro la possessione del demonio? Esorcismo? Superstizione? E chi puo dirlo? Ricordo che provai un senso di disagio, sentendomi “La Maria Maddalena peccatrice” peraltro senza avere peccato. Questa ossessione protettrice, una specie di malattia che toccava un po’ tutte le madri di allora, non fu mai un deterrente anzi …
i divieti e i paletti, furono la molla giusta per scatenare in me una passione torrenziale, forse non facilmente comprensibile comunque indelebile, il mio uomo ed io c’incontrammo in tutti i sensi.
Galeotto fu il fuoco della nostra giovinezza, noi due, ci amammo senza barriere, senza mai vergognarci, giocosi, spavaldi, energetici, selvaggi, fantasisti, audaci, scapestrati, ma anche puri e bellissimi cosi come tutti gli amori, gli amori forti, quelli capaci di cambiarti la vita. (devo ammettere che non pensavo al matrimonio, non ero pronta a firmare nessun contratto) volevo essere libera di vivere questa passione, pensavo che la libertà umana fosse un concetto non negoziabile. (mi sbagliavo, ma anche no) Noi due ci amammo senza calcoli nè preventivi finanziari; ci divertimmo insieme, ridemmo insieme, ci giurammo eterno amore, piangemmo insieme, fummo arrabbiati insieme, andammo a spasso insieme, costruimmo castelli di sabbia, fummo anche giocosamente “infedeli” ( corna pari pari) come due monelli in cerca di guai (in quel momento era la nostra giusta dimensione nonostante i giudizi degli altri) una bella mattina, nel Giugno 1983 (lo decisi io )ci separammo con un bacio e un ciao pieno di malinconia, eravamo ancora innamorati, per me questo amore, non coincideva con la routine quotidiana, non riuscivo a immaginarmi nel ruolo di moglie, quindi non avevo scelta, se non quella di affrontare il distacco dal mio uomo, volevo costruire il mio futuro, senza calarmi nella parte della vittima della situazione, preferivo dirigere piuttosto che essere comandata da altri; sembra una romanzata invece, è un pezzo di vita vissuta. Avevo deciso di volare via come la rondine che deve per forza partire per non morire di freddo e di solitudine; ironicamente scelsi Londra, il posto giusto per me determinata a non tradire il mio essere, volevo essere libera di costruire il mio futuro senza essere condizionata dai pregiudizi. La storia intensa che avevo vissuto, mi aveva dato la carica giusta per decidere di partire da sola, volevo conoscere posti nuovi, parlare linguaggi diversi, conoscere stili di vita differenti; volevo studiare e intraprendere una nuova carriera; mi resi conto subito che dovevo contare solo su me stessa e imparare volare con le mie “ali”, ero determinata a conquistare la mia indipendenza a qualunque costo, anche raschiando il fondo del barile.
L’ambiente, mia madre, il tempo, o chissà chi altro? Inevitabilmente tristemente, in qualche modo riuscirono a spazzare via la forte passione tra me e il mio uomo, che io ho sempre ritenuto giusta poichè fu vissuta al tempo giusto; comunque, non so per quale ragione, niente e nessuno riusci’ a spezzare il filo invisibile che tenne legati i nostri due cuori fino alla morte, anche se, fisicamente lontani l’uno dall’altro. Niente riusci’ a cambiare la storia di “candida”,ho pagato il mio ticket non senza dolore per il distacco da “Romeo” (per dirla con Shakespeare) dalla mia famiglia, dal mio lago e dalle mie montagne, lasciai definitivamente alle spalle vent’anni di lavoro sicuro di impiegata in un’azienda tessile; un buon lavoro, ero responsabile del reparto campionario per gli allestimenti delle showrooms nel campo alta moda tessile, ero in mezzo ai colori e disegni di ogni tipo, insomma l’alta moda italiana.
Ero determinata a ricominciare da zero, (la mia non è stata una fuga come è facile pensare) vedevo davanti a me un’altra possibilità, una seconda vita nuova, non me la sentivo di soffocare il mio spirito libero, troppo prezioso, utile alla salute fisica e mentale. Sapevo benissimo che lasciando un lavoro sicuro avrei messo a rischio la mia sicurezza economica; ero pronta a una vita frugale, (la tipica gavetta non va mai fuori moda) il mio cuore mi suggeriva che niente e nessuno mi avrebbe fatto tornare indietro; volevo la mia libertà, la cosa importante per me. Il fatto di revisionare un pezzo di vita, per qualcuno potrà sembrare un attacco di patetica nostalgia, a me serve scrivere questo pezzo di vita per guardare avanti con piu’ coraggio, mi auguro che possa servire ad altre donne, del resto, i rimpianti e i tormenti (se facevo se potevo) non sono mai serviti a nessuno; i ricordi sono la prova del vissuto; è bello per me ricordare momenti di gioia e di dolore senza recriminazioni e inutili piagnistei; indietro non si puo’ tornare, è bene utilizzare le esperienze brutte o belle che siano.(Quelle brutte insegnano di piu’)
Non sto dando la colpa a nessuno, ma il mio atteggiamento di allora un po’ “FUTURISTA” ma normale, in un tempo di cambiamenti radicali soprattutto per noi donne, creava qualche problemino in una famiglia come la mia, fondata su dogmi e tradizioni ultrareligiose. E’ giusto ammettere che nell’Italia degli anni 70, una donna qualunque cioè, senza un diploma, senza una laurea, non poteva permettersi di pensare con la propria testa, doveva ubbidire zitta zitta buona buona, ricalcando i modelli stabiliti: SPOSATA, ZITELLA PIA, LA CARRIERA RELIGIOSA, MADRE-SUPERIORA, SUORA, MONACA, oppure la “MORTE CIVILE “L’ INVISIBILITA’ L’ISOLAMENTO, o peggio, doveva accettare l’etichetta della “bastian contrario” la ribelle che rifiuta le regole patriarcali (cioè persona non gradita ) Per fortuna, o meglio dire, volente o nolente, non potevo permettermi di essere mantenuta dai miei genitori; (vengo da una famiglia numerosa) percio’ l’indipendenza economica dei figli era d’obbligo, fin dai miei sedici anni ho sempre lavorato, ero finanziariamente autonoma ma, mi chiedevo perchè avrei dovuto chiudermi in una “gabbia d’oro”? Questa mia voglia d’indipendenza, diventava una minaccia, la curiosità intellettuale e la mia vivacità giudicata superficialmente come la sindrome di “Peter Pan”, creava tensioni e qualche sospetto in famiglia, ero la “piantagrane” ovvero la “pecora nera”, insomma la “sbagliata” del mazzo; quella che non era mai in casa, dopo il lavoro in giro con gli amici tanti; ero abbastanza popolare nel gruppo, per la mia fermezza di voler essere libera di pensare, volevo capire me stessa e rifiutavo le dottrine della gerarchia patriarcale, contestavo chi dava lezioni senza avere vissuto niente sulla propria pelle.
Confesso senza vittimismi o polemiche che, non fu un impresa facile prendere le distanze dai poteri forti nell’Italia di quel tempo; si doveva fare i conti con quelli (dichiarati) senza macchia e senza pena, quelli che non perdevano l’occasione per farmi sentire in colpa per ogni futilità; In famiglia mi sentivo soffocare come avessi una catena al collo, la mentalità parrocchiale e pettegola mi stava stretta, pero’ non volevo essere etichettata “la ribelle ” desideravo solo essere responsabile e libera di scegliere la mia strada secondo le mie inclinazioni; pur essendo riservata di natura, la mia curiosità mi spingeva ad avventurarmi negli ambienti piu’ variegati, senza paura di trovarmi in situazioni anche un po’ cosi.
In famiglia comunicavo? No…avevo poco da dire, non sentivo l’urgenza di spifferare le mie storie (PRIVACY YES) dicevo poco, tranne qualche battuta che faceva ridere qualcuno in famiglia. Ho sempre mantenuto un atteggiamento giocoso nei confronti della vita, è nel mio D.N.A, questa caratteristica mi ha salvato dall’indifferenza e dall’apatia. Non mi prendo troppo sul serio, ma il lavoro è una cosa seria per me, non è mai un passatempo.(1) Non amo piangermi addosso. (2) Non sopporto i vittimismi da piagnoni; dopotutto chi non ha la sua croce? Chi la regge piangendo e chi cantando. Grazie al mio carattere, sono sopravvissuta ai lavaggi di cervello, consapevole che il “free thinker” deve mettere in conto l’isolamento, che non è fantasia.
Capivo bene che in famiglia ero diventata una sorta di mina vagante, importuna, disturbante. E’ triste pensare che qualcuno non ammetterà mai queste mie definizioni tinte di ironia, non è facile accettare altri modi di pensare, connessi ad altri stili di vita, di donne altrettanto intelligenti, non pazzie o voli pindarici come si usava pensare allora di una donna decisa a costruirsi un futuro normale e dignitoso al di fuori del matrimonio. Ripensandoci mi va bene cosi, se tornassi indietro rifarei tutto proprio tutto, ripetendo gli errori inevitabili per chi non ha paura di vivere, ma anche di morire pur di non compromettere il proprio carattere.
Tornando sull’argomento delle donne della mia generazione (quelle che non avevano obbedito alle leggi patriarcali, (me inclusa). Dopo tanti anni lo posso dire; non volevamo distruggere il passato, e il “maschio”, come una certa stampa voleva far credere, cercando di falsare la realtà senza approfondire; c’è da dire che i giornalisti d’allora erano quasi tutti uomini, d’altronde irrigiditi su posizioni di vecchia scuola, non certo orientati verso il futuro di noi donne.
Noi donne guardavamo avanti; eravamo interessate a fare amicizia con gli uomini, volevamo conoscerli, senza reprimere i nostri impulsi giovanili; questi atteggiamenti poco ortodossi, non erano ben visti dalla società patriarcale conservatrice d’allora. E’ pur vero che noi osavamo tastare un terreno mai esplorato prima, avevamo intenzione di aprire le finestre rimaste chiuse per troppo tempo. Ci eravamo stufate di giocare al buio di nascosto, non volevamo essere trattate come stupide o sporche reazionarie, giravamo a bordo delle nostre Fiat-500 e ci sentivamo orgogliose di avere comprato la macchina con i nostril soldi, frutto del nostro lavoro. Nel nostro tempo libero, c’incontravamo in montagna, al mare, le mini-gonne le abbiamo portate noi con naturalezza, senza vegognarci della nostra femminilità; giravamo con i capelli arricciati spettinati apposta anche un po’ agguerriteper mostrare l’immagine un po’ selvaggia, amanti, amiche, compagne del nostro uomo, non certo le loro schiave; riflettevamo la voglia di cambiare (ooh ooh la par condicio non ha funzionato) noi abbiamo provato, tanto piu’ che specialmente (al Nord Italia) lavoravamo al fianco degli uomini, negli uffici, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle chiese, non era nostra intenzione creare divisioni tra maschi e femmine, volevamo essere persone e non oggetti di abusi e soprusi.
Parlavamo liberamente della nostra sessualità, delle relazioni di coppia; in modo ingenuo leggevamo “Freud” (adesso decisamente fuori stagione) scoprivamo dunque che potevamo rapporti di amicizia e sperimentare l’ amore anche fuori dai vincoli matrimoniali; per contro, la religione cattolica (bacchettona e come al solito giustiziera verso noi donne) ci soffiava sul collo, scaricandoci addosso irrazionali sensi di colpa, paure incontrollate; i rimproveri, le promesse di impegno e di mortificazione che io ho sempre considerato al limite del masochismo, e la penitenza forzata una specie di ossessione dei moralisti.
i preti d’allora usavano ogni mezzo possibile per attaccare in modo polemico le nostre idee giovanili di amicizia tra maschi e femmine, quelle piu’ disobbedienti (me inclusa) venivamo etichettate con i nomignoli del tipo:“confuse” “senzacervello” “assatanate” “Bullacce”. Povere noi!! Ci catalogavano tra le sventurate da evitare, non eravamo di buon esempio, qui esagero un po’ perchè ci tengo a sottolineare come eravamo messe allora, con certi titoli: ”femministe contestatrici ecc. ecc. Ci radunavano nelle chiese, negli oratori e noi andavamo attratte dai dibattiti e dalla voglia di rinnovamento. Sermoni, discorsi, demagogie, manipolazioni e seminari guidati dagli intellettuali di turno; fiumi di parole sulla solidarietà e sulla filantropia, discussioni sull’essere piuttosto che avere, tante belle parole ma pochi fatti.
Poi venivamo informate sui metodi per evitare il sesso peccato immondo, soprattutto per noi donne. Non ho mai capito come mai i preti fossero cosi bene informati su certe cose, Boh!! Ci dicevano che il sesso per sè non era una cosa negativa, ma chi lo faceva sbagliava molto, il sesso andava sublimato fabbricando tanti bambini, dovevamo impegnarci a formare grandi famiglie cristiane: “moltiplicatevi!! I preti e le suore d’allora, strigliandoci come cavalline pur benevolmente, ci parlavano di dedizione, di generosità, di immolazione, di penitenza, di colpevolezza. Se ci penso che da giovani lavoravamo nove, dieci ore al giorno,
( io) anche undici ore al giorno nel periodo dell’allestimento per le nuove collezioni; il divertimento nel tempo libero lo consideravo un diritto, non una trasgressione e non un lusso da signori.
Questi bravi opinionisti simpatizzavano con i “cosiddetti comunisti” di allora, per scandagliare i nostri giovani cervelli,studiavano i nostri comportamenti cercando di manipolare i nostri cuori e la nostra mente, con lo scopo di interferire sulla freschezza dei nostri pensieri. ci radunavano (per carită, in buona fede chi lo sa?) tentando di arginare l’onda “anomala” potenzialmente capace di spazzare via vecchie idee e pregiudizi. Molto tempo dopo mi resi conto: “E’ piu’ facile indottrinare un gregge che fare leva sull’ individuo pensante”. Ci dicevano di pensare in gruppo, secondo me creando divisioni e scompensi a livello individuale e psicologico, i sensi di colpa venivano usati come una forma di controllo, non certo un bene per la nostra mente di giovani protagonisti d’allora.
La parola “GGIOVANI” In quel tempo voleva dire tutto, ma anche niente; questa parola diventava un martello, un dado, un cacciavite, con delle “vite” da manipolare. Quelli che stavano in alto, tipo le chiese e affini, le varie congreghe, le sette religiose; le istituzioni supportate dal baronato-elite ci sguazzavano bene con le definizioni: “contestazione protesta in gruppo”. Ci dicevano che la realizzazione personale consisteva nel sacrificio per un’ideologia di moda, dovevamo unirci agli altri, annientando le nostre caratteristiche individuali, azzerando la libertà di pensiero, dovevamo sostenere le ideologie e gli idealismi del “guru’”di turno.
Non è cinismo dire che tutto questo, per certi versi fu una “grande bufala” perchè la realtà è che ognuno desidera e la propria (fetta di torta) giusto? Non c’e’ bisogno di essere un genio, per scoprire che ognuno deve fare i conti con la propria natura, le proprie debolezze, i propri punti di forza, il proprio lavoro, la propria salute, i propri soldi, un tetto sopra la testa, e ovviamente i propri giorni contati. Non ho mai capito la scuola di pensiero che dice;” se non ti sacrifichi per gli altri sei egoista, individualista quindi di sicuro avrai: “La Punizione Divina ” Mah.
A distanza di tempo, come sempre succede, la limpidezza del vero comincia a far capolino; ho notato che quelli che hanno seguito la dottrina del sacrificio forzato altruisti di facciata, si sono rivelati avidi/a e un po’ arraffoni di patrimoni, usando sotterfugi e mezzi un po’ cosi per accumulare piu soldi e proprietă, con l’aggiunta della paranoia, la paura di perdere i propri i beni e la propria posizione sociale. Chi ha cercato rifugio nei “gruppi chiusi” “associazioni “confraternite, congreghe della serie: “noi facciamo abbiamo fatto e voi no” ; adesso si ritrova ad aspettarsi tutto dagli altri della serie:” ho fatto tutto per gli altri, un circolo vizioso dunque.
Chi ha pensato alla propria autonomia, impegnandosi a costruire il proprio futuro; è vero che ha pensato a se stesso/a; eppero’ ha contato sulle proprie risorse e capacità; eppure si è meritato il (titolaccio) di “egoista” invece il titolo giusto sarebbe “INDIPENDENTE” colui o colei che non prende niente per scontato, non si aspetta aiuti dai parenti e dagli amici, perche’ sa che la vita appartiene solo a chi la vive, ognuno paga il suo personal ticket niente è gratis. C’est la Vie)
Bella anche la storia dell’amicizia, che finisce quando l’amico chiede, allora l’altro è costretto al: “ti do’ se mi dai, la pseudo-carità che segue la politica del rinfaccio, l’aiutino che poi ti fanno pesare a vita, (qui casca l’asino e vvvai …con i problemi di relazione) chi non ne ha? Il mondo è pieno di gente che si relaziona con quelli che ci fanno sentire bene, dipende dalle circostanze e di quanto si ha in comune con l’altra persona.
Santa madre kiesa …OOOPS!! Benedetto il suo regno in terra; continua a scomunicare i divorziati, gli omosessuali e quelli che usano i contraccettivi, separando cosi i buoni dai cattivi, gli innocenti dai colpevoli, i dannati dagli eletti, e via cantando. Si sa che il gregge ha paura di cio’ che non conosce. Immagino se un giorno ci dicessero che siamo destinati al riciclo e che la nostra energia mentale resiste alla morte? Forse avremmo meno conflitti e tensioni in giro. Se non ci fossero stati Leonardo da Vinci, Galileo, Darwin e tanti altri luminari della scienza, saremmo ancora invischiati fino al collo nelle superstizioni e nelle credenze, saremmo impantanati nell’oscurantismo Medioevale, inquisizioni, fondamentalismi ecc. ecc.
Ho l’impressione che I buddisti siano meno fissati sul premio e il castigo nell’aldilà;
Il buddismo sembra piu’ consapevole della potenza della natura e della scienza matematica E piu’ che muove l’universo, e delle sue molte energie, fino oggi quasi tutte inesplorate..HUUH!!
Sto andando troppo lontano, lo so che di questi tempi è pericoloso commentare qualsiasi religione organizzata, non vorrei passare da intollerante, non è mia intenzione, chiedo venia, rischio la scomunica dal papa? Candida attenta a te che l’inquisizione è sempre pronta a dare la caccia al colpevole, e a quelli che osano contestare le leggi indiscutibili.
I filosofi greci con le loro favole mitologiche osservavano la semplicità fanciullesca, la quale deriva dalla consapevolezza di essere umani mortali. Perchè dovremmo sentirci colpevoli per celebrare la gioia di vivere? Penso che la felicità eterna sia una condizione ideologica che non va d’accordo con la nostra natura di creature mortali.
Il buon umore e la gioia di vivere non sono fuori dal contesto umano
Ma perchè tutto questo minestrone di parole e di supposizioni?
Perchè voglio diffondere la bellezza del sorriso, quello vero e sincero che scaturisce dal cuore e dalla mente, il sorriso è bello quando è naturale, altrimenti è meglio fare il muso duro, credo che la naturalezza sia un bene per la salute fisica e mentale.
Alla mia età non spreco energie per inseguire chimere, non perdo il mio tempo per relazionarmi con persone che non mi fanno sentire bene, non butto via le mie energie per fare cose in cui non credo.
Non è stato facile l’essere quella che sono stata, mi sto impegnando per continuare la strada della libertà di pensiero, non mollo sull’idea del “FREE THINKER.” al di là di giudizi e pregiudizi.
E’ un avventura che auguro a tutti, quella di osare la traversata in mare aperto, rischiando di farsi stracciare le vesti dal potere dei “piu’ buoni” quelli che stanno li’ appollaiati sui trespoli, come volatili dalle ali mozzate, supportati dai cliché triti e ritriti senza uno spiraglio di libertà.
P.S Premetto e giuro; non appartengo a nessuna banda politica, non sono contraria ai seguaci di qualsiasi religione. Ho scritto questi appunti; perchè sono convinta che tutti siamo in grado di scrivere i nostri pezzi di vita vissuta, (non è necessario essere scrittori)
Dico questo per chi sta pensando di usare questo minestrone come strumento di proclamo: DESTRA SINISTRA!! SINISTRA! DESTRA! CENTRO!!! Femminismo Religioni,Congreghe, gruppi ecc. Ecc. Non è mia intenzione offendere, neanche polemizzare,non credo alla propaganda politica nè in quella religiosa, (il pensiero libero non è libertinismo, è semplicemente libera espressione)
Credo solo nell’individuo pensante, purgato da ogni narcotico pericoloso. icono che la storia la scrive chi vince; questa volta la scrive una ragazza di campagna (non letterata) quella che ha perso tutti i treni, tranne il piu’ variopinto e il piu divertente, il piu affollato e vivace; “è il treno della speranza” un treno che guarda giocoso verso il futuro.
Per me la speranza è tutto, è davvero il centro della vita, senza la speranza non c’è vita.
P.P.S Fai circolare questa storia se non hai paura di reazioni violente e oscurantiste, intolleranze, rappresaglie, rogo, inquisizioni, distorsioni, mugugni e stravolgimenti analitici, dietrologie psicoanalitiche e vari contorcimenti formulati da certi pomposi opinionisti, i quali tentano di nascondere dei pezzi di vita sotto le belle copertine ricamate, fingendo di non ricordarsi un passato recente.
RICORDA!! se decidi di scartare questo modesto scritto, va bene lo stesso, poichè la libertà d’espressione per me è : “iiiiiiiiiii…… illuminante, impavida, interessante, irriverente, irrefrenabile, intelligente, indomabile, incosciente, indecente, incorreggibile, indimenticabile, indelebile”.
Ciao Ragazze e Ragazzi di tutte le generazioni.
Davvero vi amo tutti, statemi benone!
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(Questo pezzo è stato pubblicato da dol’s © nel 2008)