Una città a misura di donna, è fatta di parchi, giardini, luoghi di passeggio, con o senza figli, strade illuminate e molto altro.
Manuela Bertoldo, anche se aveva già scritto per dol’s, l’ ho incontrata per la prima volta al convegno di Toponomastica femminile a Torino il 5 ottobre e mi è sembrato di conoscerla da sempre. O quanto meno diceva ciò che mi attendevo da sempre di sentir asserire: una città a misura di donna, fatta di parchi, giardini, luoghi di passeggio, con o senza figli, strade illuminate e molto altro.
Laureata in Urbanistica socia fondatrice di Piano-Forte (Associazione per lo studio e le politiche di tempi della città) è membro dell’INU in Veneto.
Si occupa di ricerca e di consulenza come progettista nella società Sistema con sede a Venezia e Bolzano.
Durante il suo intervento di Torino ha riferito dei risultati della ricerca che ha condotto in Veneto per capire se esiste una città al femminile e se le donne hanno avuto un ruolo da protagoniste nel costruirla. ”Purtroppo non lo è stato – dice Manuela – e dobbiamo arrivare alla mitologia per trovare una donna protagonista di una città con Atena che dette il proprio nome alla famosa città greca. Invece le donne nei secoli anche se sono state protagoniste nell’abitare, non lo sono state nell’ideare e progettare la città.
Come avete condotto la ricerca?
Da una parte per aree tematiche: le situazioni urbane: sicurezza, confort, abitabilità dei luoghi e dei servizi pubbici, dall’altra abbiamo cercato di tradurre in azioni e progetti le valutazioni e le considerazioni raccolte durante la ricerca.
Ma le donne sono parte integrante delle città…
Le donne sono delle consumatrici esperte della città, troppo spesso trascurate e vittime insieme ai bambini, agli anziani, agli invalidi di cui hanno spesso loro stesse cura e quindi era a loro che era doveroso rivolgersi per misurare la qualità dei servizi, dell’accessibilità, della distribuzione della rete commerciale, la qualità dei luoghi di lavoro, l’organizzazione dei tempi e degli orari.
Le donne sono ecologiste?
Certo, sono particolarmente sensibili alla qualità dell’ambiente, alla mobilità sostenibile ed alla sicurezza. E questo fa bene anche alla città ed indirettamente anche a tutti gli abitanti.
Ci parla del questionario che avete somministrato?
La ricerca è stata condotta in Veneto su sei città. Abbiamo intervistato circa 500 donne di età tra i 18 e i 70 anni che svolgono varie attività, dalla casalinga alla studentessa, dalla disoccupata alla lavoratrice e alle pensionata.
Quali i luoghi preferiti?
Quello di lavoro o di studio Seguono gli spazi aperti come piazze, parchi e giardini ma anche i bar, ma solo per il 6 % delle intervistate.
Molto importante nelle risposte la variabile ”maternità” che determina comportamenti molto diversi nella vita famigliare e sociale delle donne.
E cosa è risultato?
Alla fine dell’indagine abbiamo chiesto qual consideravano
il posto più bello, 4,44% il parco ed i giardini, seguito delle piazze e dalla piste ciclabili
il posto più brutto invece per il 24,2% stazioni treni ed autobus, seguiti da i quartieri dormitorio e dagli spazi senza verde
Alla fine i desideri: più parchi e giardini, centri culturali, luoghi d’incontro e piste ciclabili.
le ragazze giovani esprimono un forte bisogno di bar accoglienti, biblioteche e strutture sportive.
le donne con figli piccoli o adolescenti, oltre ai parchi ed ai giardini. strade con marciapiedi larghi e luoghi d’incontro
le donne tra i 45 e 64 anni piste ciclabili, strutture sportive e centri culturali e
le over 65 trasporti più efficienti, più centri d’ascolto e servizi sociali.
E quindi?
Le donne chiedono soprattutto di fare meglio, di gestire meglio quello che già esiste. I luoghi delle donne sono luoghi dell’abitare quotidiano