Un calendario che vuole essere un punto di riferimento per tante donne. Un calendario di diciotto mesi: perché?
di Ester Rizzo
“Perchè”, ci spiega Pasqualina Cesale presidente dell’Associazione Onlus “Futuro R.O.S.A.”, “le donne ammalate di cancro che hanno subito un intervento al seno o all’utero, per sei mesi vengono sottoposte alle cure chemioterapiche… e quei sei mesi spesso trascorrono fra timori e sofferenze… quasi non vengono vissuti… per cui noi abbiamo deciso di recuperarli in questi particolari calendari”.
“Futuro R.O.S.A.” Onlus era presente a Torino al III Convegno Nazionale di Toponomastica Femminile. Uno spazio di solidarietà fra i tanti temi affrontati. Un momento di riflessione: queste donne non nascondono la malattia, preferiscono diventare “testimoni positive” per quelle che si stanno curando e che si imbattono quotidianamente in paure e difficoltà. Questa condivisione genera conforto e, soprattutto, speranza.
I calendari sono belli, eleganti nella grafica e curati nei dettagli e, da ben quattro anni, affrontano tematiche femminili.
Nel primo calendario (da gennaio 2011 a giugno 2012) che ha celebrato i 150 anni dell’Unità d’Italia è così riportato: “L’Italia è donna non soltanto perché nell’iconografia ufficiale è rappresentata da una statuaria figura femminile col capo cinto dalla corona turrita, ma anche perchè molte donne hanno collaborato all’Unità d’Italia compiendo azioni di grande coraggio e intraprendenza. Il nostro calendario è dedicato alle loro storie patriottiche”. Ad ogni mese corrisponde una figura storica femminile di quel periodo; qualche nome è noto, ma la maggior parte sono donne dimenticate dalla storiografia ufficiale. Ci sono i ritratti, con una breve nota biografica, di: Rosa Vercellana, Lauretta Cipriani, Giulia Bonesana, Enrichetta Di Lorenzo, Adelaide Bono Cairoli, Giuditta Tavani, Teresa Casati, Giuditta Bellerio…. e poi le sarte, le levatrici, le mondine, le contadine di quel periodo.
Il secondo calendario parte da luglio 2012 e si ferma a dicembre 2013: altre donne accompagnano lo scorrere del tempo. Sono le Prime Donne italiane, da Grazia Deledda primo Nobel femminile per la Letteratura ad Elvira Coda Notari prima Donna regista italiana; da Matilde Serao prima Donna ad aver fondato e diretto un quotidiano a Rita Levi Montalcini primo Nobel per la Medicina. Ed ancora Francesca Scanagatta prima Donna ufficiale dell’Esercito, Marisa Bellisario prima Donna dirigente d’azienda. Ogni mese si ricordano pure “le giardiniere” (nel linguaggio in codice) che parteciparono ai moti carbonari, le suffragette e le prime sindacaliste del sindacato femminile di Varese che già nel 1889 difendevano i diritti delle tessitrici. Ed infine gli antichi mestieri delle donne: le lavandaie, le ricamatrici, le infermiere e le nutrici.
L’ultimo calendario, che oggi stiamo ancora sfogliando, è invece di toponomastica femminile della città di Torino. Ci sono le donne che “ci hanno aiutato a crescere con il loro esempio, che ci indicano ancora oggi la strada da percorrere”. Mese per mese scorrono così le vie della città intitolate ad Amalia Guglielminetti, a Carolina Invernizio, a Maria Mazzarello, a Rosalba Carriera. E poi alle nobili, alla regina Margherita, alla duchessa Jolanda Valois, alla principessa Clotilde. Ed ancora alle sante: Chiara, Giulia e Rita. Per ognuna di loro le note biografiche ed il contributo che hanno dato alla società con le loro opere, i loro lasciti, il loro esempio, la loro arte. Viene anche descritta l’esatta ubicazione della via nel contesto urbano della città.
Un bel lavoro di toponomastica che fotografa i volti ed evidenzia le vite, senza però ritrarne le targhe perchè, come scrivono le socie di “Futuro in R.O.S.A.”, “queste donne la targa l’avranno sempre e per sempre nel nostro cuore”.