“Dall’1 gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio per i primi tre anni. Si tratta di mezzo miliardo destinato alle famiglie“.
Così il premier Matteo Renzi a Domenica Live
Caspita donne! Volevate che ci occupasse di voi e voilà. Questi sono fatti mica parole. Ancora parlate di organismi per le pari opportunità, volevate addirittura un ministero. In una spending review volevate un ministero? Una Commissione? Che son costi. Alla parità di genere ci pensa il Premier, con qualche aiutino. Non siete contente? Tanto vi ammazzeranno comunque, che ci volte fare, mica si può rottamare o cambiare anche il cervello!
Care mamme, avrete 80 euro tutti per voi, non state tirando un sospiro di sollievo? E se vi è parsa una sortita demagogica avete fatto male perché la proposta è uscita da un pensiero “profondo”. In una fase economica in cui il Paese sta soffrendo, in cui i giovani (e per tali ormai si considerano fino almeno ai 35 anni) non hanno lavoro né prospettive, molti padri di famiglia hanno perso il lavoro e le donne, come al solito, supportano l’economia familiare in ogni modo, anche un bruscolino fa figura. Poco importa se il pensiero recondito è quello di tentare di rimettere in moto l’economia facendo uscire i soldi dalle nostre tasche, dove non entrano. Cosa di meglio dunque che farli entrare in quelle delle famiglie, mica per migliorare la qualità della vita ma per spenderli subito, devolvendo l’obolo alle MAMME. Si, signori e signore, proprio a loro. Ma i figli non sono di una coppia? E la coppia non è una famiglia? E la famiglia non è una piccola società? E le società umane non costituiscono un serbatoio di voti e consenso politico? Pareva sfuggirci.
Forza, fate figlia ragazze, tranquille. Una gravidanza non dura che nove mesi e gli 80 euro mensili saranno garantiti almeno per tre anni alle neo mamme ma fate bene i conti perché l’assegno partirà dal 2015. Dovrebbe essere un assegno in un’unica soluzione, di non meno di 900 euro, per 3 anni a partire dal 2015. Questa la misura annunciata dal premier Matteo Renzi a sostegno della natalità, contenuta nella legge di Stabilità.
Ninna nanna ninna oh, ora senti che farò.
Nel primo anno, ma solo per qualche mese, ci comprerò i pannolini. Se la neo mamma ha la sfortuna di non produrre latte al seno, ci compra invece poco o niente latte in polvere. A tutto il resto e non se ne potrà fare a meno, passeggino, lettino, biberon, seggiolone, seggiolino dell’auto, ciuccio, salviette e creme ci penseranno mamma e papà. I costi di un figlio sono altissimi e le cifre stimate si aggirano, secondo la Federconsumatori attorno ai 6799 euro l’anno. Senza calcolare gli imprevisti che sono prevedibili, ovvero le cure mediche necessarie a garantire una sana crescita e la prevenzione di malattie gravi. Perché anche il sistema sanitario si rivela insufficiente in molti casi e il costo dei medicinali è molto pesante.
80 euro per tre anni, sono un aiuto, per carità, rispetto al niente non si butteranno via. Ci viene da riflettere, però, che in tre anni serve ben altro. Ad esempio gli asili nido che non garantiscono un posto per tutti e che, privati, raggiungono costi superiori ai 300 euro mensili. Se lamentiamo la mancanza di lavoro sarebbe folle impedire alle donne che il lavoro ce l’hanno, e che a volte fornisce l’unica entrata economica della famiglia, a doverci rinunciare per restare a casa a crescere i figli e contemporaneamente impedire ai bambini d’iniziare un percorso di socializzazione. Dunque 80 euro fanno. Ma non era meglio fare un piano per gli asili e i servizi all’infanzia senza sottolineare in un quantum inadeguato, che fare i figli è un lusso che non ci si può permettere?
E se il costo della maternità non può essere quantificato superficialmente tantomeno dovrebbe essere usata una trasmissione televisiva per annunciare l’emissione di un “obolo-intervento” per una questione così delicata, che ci offende. La maternità va inserita e considerata in un contesto ampio di crescita sociale in cui, insieme ai servizi, venga riconosciuto il valore sociale di essa, il diritto alla genitorialità consapevole, al lavoro, non ultimi alla parità di genere ed all’esistenza. Esempi in Europa non ne mancano.
Senza nessun compiacimento viene in mente una frase tratta dal romanzo di Miriam Mafai “Pane nero”, la quale sottolinea come “la politica fascista e l’ideologia cattolica si intrecciano e si sostengono a vicenda, imponendo alla donna un destino tutto biologico”. Per ricordare e vigilare che mai più venga riproposta un’immagine di donna subalterna nella famiglia e nella società, la cui la forma assistenziale di questi 80 euro, purtroppo, ci suggerisce.