”Ogni città ha la sua storia, ne custodisce la memoria e ne racconta gli aspetti salienti affinché non vada dimenticata. C’è poi un’altra storia che travalica quella cittadina ed è quella più ampia che riguarda l’intera comunità nazionale: la Toponomastica, quale scrittura civile della memoria, ricorda fatti, date, protagonisti di questo infinito racconto universale […]”.
Con queste parole, la Commissione toponomastica riminese commenta il pannello introduttivo della mostra Rimini nel nome delle donne, che si inaugurerà sabato 8 novembre al Palazzo del Podestà, in piazza Cavour, e resterà aperta per trenta giorni.
Fortemente voluta da Irina Imola, Assessora ai Servizi Generali e aderente al gruppo di Toponomastica femminile dal suo primo anno di esistenza, pensata e curata soprattutto da donne, la mostra regala uno spaccato inusuale di storia e cultura del territorio, restituendo visibilità alle protagoniste dell’odonomastica cittadina.
“[…] Attraverso una ricostruzione storica e iconografica sapientemente organizzata si riuscirà a comprendere la straordinarietà delle donne, alle quali, durante gli anni, Rimini ha dedicato propri spazi urbani.
Figure femminili più o meno conosciute ma tutte ugualmente capaci di lasciare un segno importante attraverso il loro essere-nel-mondo.
Donne che hanno “segnato una strada” e alle quali oggi sono dedicate vie, parchi, rotonde e percorsi.
Sempre al cammino mi riferisco: a quello di essere arrivate a rendersi evidenti al mondo quando il mondo era dominato da un imperante pensiero che le relegava in una condizione subalterna e al cammino che, ancora oggi, dobbiamo compiere per affermare, come direbbe Hannah Arendt, il nostro “chi” irripetibile, nel confronto con l’unicità dell’altro.
Per le donne qualsiasi tempo è stato un tempo difficile e nemmeno
oggi, dopo tante battaglie di civiltà e diritti, la donna è immune da catalogazioni, prevaricazioni, violenze.
È anche per questo che ogni nostra azione deve tendere a ripristinare o a raggiungere la parità dei diritti e delle opportunità in ogni ambito.
La Toponomastica può compiere un’operazione morale e intellettuale fondamentale: sottrarre all’oblio e alla non conoscenza la memoria di tante donne della storia.
E oggi quali strade dovremmo percorrere per costruire il mondo che vorremmo? Io credo le sole che conducano ad un cammino di inclusione, equitá, giustizia e libertà, in cui ogni individuo può vivere il suo ruolo nel mondo, in quello spazio pubblico, aperto e plurale, per la cui esistenza varrà sempre la pena combattere e che qui celebriamo.
È su queste premesse che abbiamo intrapreso, per le intitolazioni della nostra città, un cammino di parità”.
Con queste parole, sintesi di un pensiero politico democratico e paritario, Irina Imola presenta chiaramente non solo l’esposizione fotografica, ma la linea programmatica della sua amministrazione partecipata, che coinvolge la cittadinanza e l’associazionismo attivo per condividere il futuro da scegliere.
In quest’ottica va letta la recente Convenzione siglata con il Soroptimist per la fornitura di targhe viarie sostitutive dei cartelli stradali che nascondono l’identità di alcune donne: le vie Strepponi, Patti, Pasta Negri, Agnesi, Colonna, Negri, Tambroni, Sirani, Borgese, Teotochi Albrizzi, Stampa, Bergalli, Deledda, concentrate nelle adiacenze del Centro Studi Colonnella, ritroveranno a breve i nomi delle protagoniste reali, l’attività svolta, le date di nascita e di morte, allo scopo di modificare un immaginario che sminuisce il contributo femminile, culturale, umano e professionale alla costruzione della società.
Buon lavoro!