Alle donne piace leggere e scrivere, ma un festival che metta direttamente a contatto le autrici con gli editor esiste solo a Matera, con il Women’s fiction Festival. Intervista a Elizabeth Jennings, sua ideatrice insieme a Mariateresa Cascino, Giovanni Moliterni e Maria Paola Romeo.
Come è nata l’idea del festival?
La prima edizione del Women’s Fiction Festival è stata concepita e realizzata come un ritiro creativo per scrittrici internazionali. Una trentina in tutto, provenienti prevalentemente dagli Stati Uniti. L’intuizione nacque durante una telefonata di lavoro con Maria Paola Romeo, all’epoca direttrice editoriale di Harlequin Mondadori, casa editrice leader nella women’s fiction nel mondo, per la quale stavo traducendo un romanzo chick lit. L’idea divenne realtà grazie all’incontro con Mariateresa Cascino, di ritorno a Matera dagli Stati Uniti, e Giovanni Moliterni di professione libraio. Insieme, motivati e determinati, abbiamo dato vita al WFF strutturandolo con proposte utili a chi scrive, con il congresso internazionale per scrittori e con attività di promozione dei libri, considerando che in Basilicata le famiglie non posseggono biblioteche domestiche e l’abitudine a leggere non è di casa. In questo modo abbiamo trovato soluzioni per sostenere il festival con le entrate da parte degli iscritti che partecipano da diversi paesi del mondo e con il sostegno di sponsor e partner pubblici e privati. L’iniziativa si è consolidata sempre di più con contenuti di carattere tecnico, legate al mondo delle pubblicazioni e dei contratti, al digitale, al marketing, ma anche fornendo strumenti per la stesura dei romanzi. Il vero carattere distintivo è comunque la Borsa del libro, cioè gli incontri ospitati al WFF tra chi scrive e chi pubblica, con
la possibilità di poter essere valutati e quindi scelti per possibili pubblicazioni. Seguendo le suggestioni delle maggiori writers’ conference internazionali abbiamo così portato a Matera un nuovo modello, già conosciuto nel mondo editoriale come il “Modello Matera”.
Ne esistono altre all’estero? E dove?
All’estero propongono diversi congressi per scrittori, principalmente negli Stati Uniti, seguiti poi da Inghilterra. L’editoria americana, votata all’efficienza, si dedica al ‘talent scouting’ delle nuove scoperte proprio in queste occasioni. Fa ormai parte del lavoro di editor viaggiare per frequentare i congressi di scrittori, parlare con nuove voci che cercano la pubblicazione, incontrare autori più esperti che magari vogliono cambiare casa editrice, interloquire con agenti letterari.
Per gli scrittori è chiaro che un congresso che raccolga il meglio dell’industria editoriale è un toccasana. Scrivere è un mestiere solitario e fare rete con altri scrittori, conoscere i professionisti del settore, è indispensabile per chi vuole fare della scrittura un mestiere.
Una buona fetta dei congressi prevede edizioni annuali e sono organizzati da associazioni di scrittori. Per nominarne alcuni: la Romance Writers of America conference, che ha proporzioni grandissime se contiamo il numero di panel e di partecipanti. L’associazione di riferimento, Romance Writers Association, raccoglie prevalentemente scrittrici rosa e appartenenti alla women’s fiction, ma anche urban fantasy, fantascienza, paranormale, thriller. La RWA è la più grossa organizzazione di scrittori al mondo. Conta più di 9.000 membri e il congresso più di 3.000 iscritti.
Altri ancora, sono la Mystery Writers of America (i giallisti, insomma) si chiama Bouchercon ed è importante per chi scrive gialli. La International Thriller Writers Association organizza il Thrillerfest, un congresso ospitato nel mese di luglio a New York.
Ci sono anche congressi annuali, non di genere, come San Francisco Writers Conference ospitato nella città del golden gate. Questi congressi sono importanti, in particolare modo per il mercato americano.
L’International Women’s Fiction Festival è l’unico congresso internazionale, per vocazione. Si svolge in due lingue, con interpretazione simultanea. Uno scrittore italiano può parlare con un editor americano, o tedesco, o inglese. Uno scrittore inglese può parlare con un editor italiano, tedesco o francese. Oltre ad essere una novità assoluta in Europa, è un congresso che sin dall’inizio ha creduto nella trasversalità del libro. Il libro è universale e globale. Noi abbiamo creduto nell’aspetto internazionale sin dalla prima edizione e negli ultimi 11 anni, in cui l’editoria si è globalizzata, ci trova più che pronti per affrontare le sfide. Abbiamo in programma di aprirci anche all’Oriente.
Perchè proprio a Matera?
Matera è la città dove io risiedo da 25 anni. Gli altri 2 soci fondatori vivono qui anche loro e agiscono sul territorio creando relazioni con le istituzioni e con il pubblico della comunità locale. Qui si è concretizzata l’idea del WFF e siamo cresciuti anche noi insieme al WFF. Matera è una città donna, dal grembo cavo e fecondo e nel corso della sua storia millenaria ha ospitato letterati, poeti, registi e grandi progettisti. Matera merita il nostro sforzo e il nostro lavoro. Abbiamo lavorato moltissimo per internazionalizzare l’offerta culturale e ci siamo riusciti. Abbiamo portato qui le più importanti case editrici del mondo e autrici e autori di calibro mondiale che vanno nelle scuole, nelle piazze, tra la gente per presentare le proprie opere. Oggi siamo orgogliosi che abbia raggiunto l’ambito traguardo di essere designata come capitale europea della cultura nel 2019.
Molte donne e molti libri.
Molte scrivono ma solo poche hanno successo. Perchè?
Molte sono le donne lettrici, e su questo i dati sono confortanti. In Italia siamo a 49,3%, rispetto al 36,4% dei lettori. Tredici miliardi di dollari è il fatturato della women’s fiction e il ruolo delle donne nell’editoria è preponderante anche nel management. Il successo è una realtà anche per le scrittrici, sia in Italia che all’estero. Grandi nomi della letteratura mondiale sono donne. Simone de Beauvoir, Elsa Morante, Marguerite Yourcenar, Sylvia Plath, Isabel Allende, Nadine
Gordimer, Arundhaty Roy. Esistono però dei pregiudizi. C’è una visione androcentrica che fa fatica ad attribuire alla donna grandi capacità letterarie.
Anche se ci sono migliaia di romanzi scritti da donne, come afferma la stessa Dacia Maraini su «altrelettere», rivista di critica letteraria sulla scrittura delle donne in Italia, di fatti è nelle istituzioni letterarie che è deficitaria la rappresentazione. Lì dove si stabiliscono i valori degli autori, lì dove si creano i modelli per le prossime generazioni, lì dove avvengono le scelte per le antologie scolastiche, lì dove si inventano panoramiche giornalistiche del tipo“i piu grandi scrittori del 900”, guarda caso, la presenza femminile è sempre al di sotto del 5%. Con questo, sia chiaro che non esiste un genere letterario riconoscibile come femminile. Lo stile è personale e non appartiene al genere. Semmai è una questione di punti di vista che si sono stratificati nella storia.
Il mercato del libro è troppo piccolo in Italia? All’estero avrebbero più successo?
Alcune autori italiani sono molto bravi. Purtroppo operano in un mercato abbastanza piccolo. Però secondo me il mercato è piccolo perchè non si è abbastanza formati alla lettura. In molti paesi mancano biblioteche, mancano addirittura librerie. I libri sono costosi e si stenta a pagare €28 per un libro nuovo di uno scrittore sconosciuto. In altri paesi con forte sistema bibliotecario, un libro appena uscito può essere letto gratis per favorire le vendite della prossima opera. Poca disponibilità di libri crea un pubblico che non si abitua alla lettura. Comprando pochi libri il prezzo si gonfia e diventa ancora più inavvicinabile (specialmente in tempi di crisi come ora) e si legge poco.
Forse il digitale, gli ebook, che costano relativamente poco –non c’è il costo della carta, della stampa, dell’immagazzinamento, della distribuzione–risveglierà l’interesse nel libro. Più lettori ci sono, meglio è. Per tutti. Speriamo che al più presto si risolva anche l’anacronismo del regime agevolato solo per i libri tradizionali al 4% mentre per gli ebook è al 22%. E con questo aderiamo pienamente alla campagna “un libro è un libro” contro la discriminazione dei libri digitali.
A lei piace la letteratura Thriller, ma le donne cosa amano maggiormente?
Sì io amo il genere giallo/thriller/noir e come me immagino tante lettrici. Comunque in genere queste ultime amano storie personali, storie con personaggi forti e di carattere, e con trame avvincenti. Non è vero che vogliono solo leggere romanzi rosa a lieto fine, a loro basta leggere storie che rispecchino la vita quotidiana e che parlino di amore tra uomini e donne, ma anche tra madre e figli, tra amiche. Insomma le donne amano leggere storie del cuore, in tutte le loro sfumature. Ma amano anche il thriller e la fantascienza.