di Marta Aiò
Il nuovo Presidente del Consiglio incaricato, il senatore Mario Monti, nel suo giro di consultazioni per la formazione del nuovo Governo, oggi, per la prima volta nella storia italiana, incontrerà la rappresentanza delle donne e dei giovani. Un fatto non da poco.
Altro fatto di queste ore che merita una specifica riflessione è che nel solito toto-Ministri che, come sempre alla vigilia di un nuovo Esecutivo impazza sui media, è decisamente conclamata la scarsità di nomi femminili..Tre tecnici-donna: Anna Maria Cancellieri, che potrebbe andare agli Interni, Livia Pomodoro per la Giustizia e Anna Maria Tarantola, all’Economia. Un politico-donna: Emma Bonino, in gioco, però, non come politico ma in quanto ex Commissario europeo, dunque apprezzata presso la UE che tiene l’Italia sotto il microscopio .
Le ‘due Anna Maria’, ben poco conosciute al grande pubblico, sono state, la prima, Prefetto e Commissario a Bologna, la seconda, vicedirettore della Banca d’Italia. Due dirigenti di grande valore che fanno onore prima di tutto all’Italia ma anche e soprattutto alle molte donne che soffrono di crisi di rappresentanza e di riconoscimento. Emma Bonino, vice Presidente del Senato, è protagonista da un trentennio della politica prima italiana e poi europea. Livia Pomodoro, capo di Gabinetto di 5 Ministri della Giustizia, oggi è il Presidente del Tribunale di Milano.
Oltre ad esse, ne esistono molte altre, sicuramente meno conosciute dai media ma altrettanto autorevoli, che potrebbero ricoprire incarichi governativi. Certo non possiamo pensare di passare dalla consuetudine della politica maschile -salvo pochi, rari e a volte discutibili casi -, al ribaltamento totale della rappresentanza di genere, ma la decisione di Monti di ‘ascoltare’ la rappresentanza femminile è il segnale che qualcosa sta cambiando nel rapporto con l’universo delle donne.
Le donne italiane, nella loro stragrande maggioranza, non sono quelle rappresentate dalle obsolete, volgari, stereotipate immagini su cui sono state schiacciate in questi ultimi anni. Non sono quelle o solo quelle. Sono anche le giovani che cercano lavoro e che, nonostante la loro preparazione o la laurea presa con sacrificio, non accettano compromessi; le precarie o le donne con figli che non riescono a quadrare il bilancio familiare; quelle ancora che si sostituiscono per necessità ai servizi insufficienti; sono quelle, moltissime, che hanno manifestato, negli ultimi mesi, il loro disagio riempiendo di speranza per il cambiamento nelle piazze di tutt’Italia.
Le donne non si distinguono per categoria: il loro riconoscimento è il loro genere; per il resto non conoscono discriminazioni che non vengano loro imposte. Per questo è importante che anche in questa occasione esse prendano la parola per affermare la loro dignità di persone e il loro apporto alla crescita generale del Paese come hanno sempre fatto. E per questo è importante che un giornale dia loro lo spazio necessario, senza che siano costrette ad acquistare una pagina a costi insopportabili.
E’ sempre per questo che si deve dare voce alle loro voci. Le voci di quelle dei gruppi spontanei e senza una precisa appartenenza, come di quelle che sapranno trasformare in qualche modo questo bisogno di partecipazione in un momento di maggiore coesione ed organizzazione.
Le donne di Se Non Ora Quando nel sottolineare il ruolo di protagoniste di un grande moto di risveglio civile e morale della società italiana delle donne, si sono rivolte al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “perché si faccia interprete della urgente necessità di dare pieno valore alle grandi energie e competenze femminili nella nuova stagione politica che si apre”.
A Monti si è rivolto invece il Comitato di Pari o Dispare che, ad una riflessione politica generale, ha aggiunto una postilla di genere: “Immaginiamo che in questi giorni Lei venga sollecitato da ogni parte ma ci consenta di rivolgerle un invito: ci eviti, per favore, una foto di insediamento del nuovo Consiglio dei Ministri di tipo medievale-sessista, composta da soli uomini. Uomini che dovrebbero, tra l’altro, avere come priorità quella di liberare il più vasto giacimento di energia sottoutilizzata presente in Italia: le cittadine italiane. Siamo consapevoli che in questo paese una donna per essere scelta in una posizione di leadership deve essere intelligentissima, ma anche semplice, bella ma anche brutta, con esperienza ma anche giovane, deve preferibilmente avere conquistato un titolo olimpico in eta’ giovanile, avere almeno tre figli e soprattutto una (si badi bene: una sola) famiglia perfetta. Ma Lei, Senatore, le cerchi queste donne in gamba, competenti, oneste e sinceramente impegnate per il bene del paese e vedrà che qualcuna la trova!”.
Si è aggiunta poi una raccomandazione della Rete delle donne per la rivoluzione gentile che, a conclusione della loro Assemblea all’Aquila, ha auspicato che “Il nuovo governo sia composto al 50 % da donne e uomini, e rappresenti equamente la struttura della nostra società”.
Quello che è evidente e rumoroso, invece, è il silenzio delle donne dei Partiti. Un silenzio fatto di egoismo, perché se l’Esecutivo che deve nascere non dovesse essere prevalentemente tecnico ma politico, certamente avrebbero preso pesantemente la parola e preteso una rappresentanza numerica, grazie e a prescindere dalle ‘famigerate’ quote rosa.
Eppure solo con una visione d’insieme, con un’alleanza fra gruppi eterogenei ma similari negli interessi di fondo, come dimostra la storia del movimento femminista e delle organizzazioni femminili dei Partiti politici, solo con la mediazione ed il sostegno comune si esce più forti se non vincitrici.
fonte Lindro