Cohousing tra donne per un abitare solidale e la conciliazione al lavoro
Mamme singles o separate, donne anziane sole, donne straniere, disabili, o semplicemente donne, si sono incontrate a Bologna al convegno internazionale “Vicine di casa, vicine di vita – esperienze di cohousing tra donne per un diverso modo di abitare”.
Un incontro pensato e organizzato dalle Consigliere di Parità della provincia di Bologna e della regione Emilia Romagna, Barbara Busi e Rosa Amorevole e da AMACA – associazione per le madri capofamiglia, che riunisce oltre 250 madri separate, vedove, divorziate, singles.
Essere una madre sola implica un impegno costante, l’impossibilità di delegare ad altri parte delle responsabilità, una libertà molto limitata e una condizione economica spesso vicina alla soglia di povertà: povere di denaro, povere di tempo. E’ questa una delle fasce sociali a maggior rischio povertà e non a caso tra le madri sole con a carico figli minori, l’incidenza della povertà relativa è superiore alla media nazionale: il 12,2 per cento contro l’11.
Secondo l’Istat, le madri sole rappresentano una delle fasce sociali emergenti delle quali non si potrà non tenere conto nei prossimi anni, anche per la difficoltà di conciliare l’essere genitore col lavoro.
I nuclei monogenitore (formati da un genitore e figli) sono in crescita: nel 2003 erano 2 milioni circa, 323.000 uomini, contro 1.684.000 donne. I nuclei monogenitore sono quindi sostanzialmente sotto la responsabilità di una donna (83,9%) sia perché è maggiore la probabilità delle donne di rimanere vedove rispetto agli uomini, sia perché in seguito ad una separazione o divorzio i figli sono abitualmente affidati alla madre. Nei casi di genitori non sposati, inoltre, i figli sono nella quasi totalità riconosciuti dalla madre.
Tra i progetti avviati da Amaca in risposta all’isolamento delle mamme sole c’è la Banca del Tempo, per scambiare ore di libertà, che dal 2007 ad oggi ha donato oltre 10.000 ore a donne che diversamente avrebbero dovuto pagare una babysitter, o rinunciare a lavorare, se l’attività richiedeva una presenza fuori dagli orari scolastici.
La scelta di alcune mamme di cambiare casa e vivere vicine, ha suggerito l’idea di realizzare un cohousing per una conciliazione col lavoro di mamme sole. Abitare in un luogo dove le vicine di casa sono altre mamme, magari con uno spazio sempre pronto ad accogliere i bambini, aiuta a crescere con serenità i propri figli e a lavorare anche dopo una gravidanza.
L’idea non è nuova: il cohousing è un modo di abitare molto diffuso in Nord Europa già dagli anni Settanta. Una particolare forma di vicinato, dove un gruppo di persone sceglie di abitare in complessi residenziali composti da appartamenti privati e ampi spazi destinati all’uso comune: cucine condivise, ludoteche, orto, parco e altro ancora. In più, i cohousers svolgono a turno mansioni utili a tutti, come fare la spesa, curare il verde, cucinare, gestire i bambini. Insomma, una forma di vivere solidale, per combattere l’isolamento e prevenire l’emarginazione dell’individuo nel quartiere.
Il cohousing può realizzarsi costruendo nuovi edifici, oppure recuperando immobili in disuso, tra persone che decidono di acquistare, o un gruppo che col sostegno dell’ente locale affitta appartamenti in uno stesso stabile, con canone agevolato.
Su come fare un cohousing e delle esperienze già realizzate parleranno architette, tra le quali la urban designer Mariateresa Funtò, esperta di progettazione partecipata, Federabitazioni, Legacoop, Cohousing ventures. Tra gli interventi previsti al convegno, quelli delle londinesi Shirley Meredeen, 80 anni e della sua amica Edith Jayne, che a Londra stanno attuando un cohousing per donne anziane e Gundula Boelke-Zeuner, che a Berlino vive in un condominio per sole donne.
1 commento
MI interessa tanto questo progetto. Sono pensionata, ho 77 anni. Sono attiva, mi piace la compagnia.
Vorrei sapere se c’è un appartamentino che posso affittare.
Grazie
Viviana