L’impatto della crisi nei rapporti tra persone.
Ne “Il responsabile delle risorse umane”, Abraham Yehoshua narra una storia ambientata a Gerusalemme. Un terrorista suicida si fa esplodere in un mercato. Una donna muore: era straniera, viveva sola in una squallida baracca. Nessuno va a reclamare il suo cadavere all’obitorio. Eppure la donna aveva ancora formalmente un lavoro, era l’addetta alle pulizie in un gran panificio della città.
Un giornalista sfrutta il caso per imbastire uno scandalo e denuncia la “mancanza di umanità” dell’azienda che non si è nemmeno accorta dell’assenza della dipendente. Toccherà quindi al responsabile delle risorse umane, spedito in missione dall’anziano proprietario del panificio, cercare di rimediare al danno di immagine. Il responsabile, nella ricostruzione della vita della donna, comprende che anche una piccola colpa, come quella di cui si è macchiata la sua azienda, non vada trascurata. Perché anche le piccole colpe possono avere un potere terribile.
Utilizzo questo incipit per riflettere su di una questione che da qualche tempo – troppo spesso – mi viene raccontata da persone che hanno perso il lavoro. In questo caso si parla di un altro “scoppio”: quello della crisi economica.
In molti casi questo scoppio genera la perdita del posto di lavoro che, oltre agli inevitabili – e drammatici – contraccolpi economici, aggravati dalla difficoltà di trovare una nuova occasione di lavoro porta alla luce un’ulteriore delusione: quella relativa allo sconvolgimento delle relazioni umane all’interno del gruppo di riferimento in ambito lavorativo.
Da un lato le relazioni con le colleghe ed i colleghi, con i quali sembra essersi totalmente dissolta ogni forma di solidarietà (lo descrivono bene i fratelli Dardenne nel bel film “Due giorni e una notte” presentato al festival di Cannes nel 2014, nel quale gli interessi individuali spesso contrastano con i sentimenti di amicizia fino a quel momento provati per la collega licenziata).
Dall’altro quelle con i responsabili, specialmente quando la persona licenziata ritiene di aver sempre offerto disponibilità e competenze spesso encomiate dal datore di lavoro in altri momenti. Una delle frasi più ricorrenti è: “ho ricevuto il sabato mattina la raccomandata di licenziamento a partire dal lunedi successivo. Non me lo sarei mai aspettato/a”.
Quale potere hanno queste “piccole cose” sulla vita delle persone?