In questi mesi, se da una parte c’è chi considera di fondamentale importanza educare i bambini e le bambine alle differenze, valorizzare l’educazione emotiva, sentimentale e sessuale anche ai fini del prevenzione del bullismo (e il bullismo omofobo in particolare) e la violenza, ci sono anche alcune organizzazioni che, manipolando l’informazione finanche su quel che chiede l’OMS in materia, aizzano i genitori contro l’educazione alla differenza (che è stata da loro completamente reinventata e rinominata teoria gender).
Ma adesso l’educazione alle differenze è diventata un progetto di legge e d’altra parte era un atto dovuto per il nostro Parlamento visto l’impegno preso nel sottoscrivere la Convenzione di Istanbul, per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’ integrità personale, tutto ovviamente in modo appropriato al livello cognitivo degli allievi/e.
Educare alle differenze vuol dire prevenire la discriminazione omofobica, vuol dire non crescere le bambine come “principesse” e i maschietti come “guerrieri”, vuol dire non fornire ruoli preconfezionati, vuol dire lasciare che un maschietto esprima le sue emozioni piangendo, senza burlarsene o senza apostrofarlo femminuccia o che una bambina non si senta etichettare di essere un maschiaccio solo perché ama alcuni sport, vuol dire parlare di ruoli familiari dove ci sono papà che a casa cucinano e cambiano pannolini, vuol dire spiegare a bimbetti e bimbette che non è che solo perché le/gli vuoi bene puoi dare un bacetto o un abbraccio…
Contro tutto questo ci sono alcune organizzazioni che hanno montato una protesta. Per fare una protesta però bisogna creare un nemico e se un nemico non c’è bisogna inventarlo. Dunque queste persone si sono inventate la teoria del gender.
Manipolando linee guida e raccomandazioni Oms mirano a far credere che l’educazione alle differenze chissà cosa sia. Palese il loro obiettivo, ammantare d’altro la loro feroce omofobia, il vero obiettivo di queste persone è la libertà di omofobia (poi se in parallelo riescono anche a educare le bambine a stare al loro posto, evitare l’educazione sessuale, ignorare il problema della violenza di genere tanto meglio per loro!).
Tra le varie attività che svolgono, convegni e quant’altro, vi è un modello di lettera che hanno realizzato e che alcune di queste organizzazioni chiedono ai genitori di inviare ai dirigenti scolastici:
– affinché la scuola notifichi loro con congruo anticipo e per iscritto la programmazione di ogni lezione, progetto, attività didattica che si tiene dentro e fuori l’Istituto, riguardante
a) questioni fisiche e morali connesse con la sfera affettiva e sessuale dei discenti;
b) campagne contro il bullismo, o le discriminazioni, o il razzismo o la parità di genere;
…
Ma ci rendiamo conto? La scuola deve chiedere il permesso ai genitori per parlare di bullismo, di discriminazione, di razzismo, di parità di genere?
Ma no, dicono loro, lasciamo che sia un padre violento ad educare bambini e bambine al rispetto, lasciamo che sia una madre sottomessa a spiegare alle bambine che se vogliono possono fare quello che desiderano, lasciamo che sia un genitore omofobo ad educare alla non discriminazione, lasciamo che sia un genitore razzista a spiegare che la gente muore nei barconi per arrivare in Italia con la speranza di un lavoro, pagando i risparmi di una vita… lasciamo che siano genitori sessuofobi a spiegare ai figli perché? non c’è fretta di “consumare l’amore” dando però le opportune informazioni nel caso decideranno comunque di farlo…
da che mondo è mondo compito della scuola è creare persone migliori!
Solo se lo fa è una Buona Scuola.