L’Italia è piena di opere d’arte, un vero museo a cielo aperto. Questa sarebbe una ricchezza per ogni paese, ma per la penisola italica, spesso è un peso da mantenere ma non da valorizzare.
Per fortuna esistono persone che hanno a cuore la cultura e ciò che essa produce, che sia un’opera d’arte, o un’attività produttiva che ha fatto la fama e la fortuna dell’Italia
Abbiamo pensato in questa rubrica dedicata ai viaggi, di esplorare e informare anche su opere neglette ed abbandonate, aiutandoci (con il suo benevolo consenso) con le notizie trovate sulla pagina facebook dell’ex-ministro Massimo Bray, grande amante dei tesori nascosti e dimenticati del nostro paese.
Antico Opificio Serico di San Leucio
Il 3 marzo, per via di un’ordinanza di sfratto esecutivo, finirà la storia dell’Antico Opificio Serico di San Leucio (http://www.aos.it/), l’ultima seteria ancora attiva della Real Colonia della Seta fondata dai Borbone nel XVIII secolo. Non soltanto 15 famiglie perderanno il loro lavoro, ma la Campania e l’intero Paese perderanno l’ultima testimonianza di una realtà culturale e sociale irripetibile, una pietra miliare della storia dell’artigianato italiano.
Ho letto con commozione il sito web dell’Opificio, che ricorda così la nascita di quel luogo straordinario e della comunità che lo ha animato per secoli: “Il 25 marzo del 1776 Ferdinando IV di Borbone, Re delle Due Sicilie, fonda la Real Colonia della Seta di San Leucio, a pochi chilometri dalla Reggia di Caserta, con l’intento di eguagliare e superare la bellezza dei tessuti di seta prodotti a Lione. Chiamati a lavorarvi i migliori maestri tessitori francesi ed italiani del tempo, Ferdinando IV li organizza in una comunità con uno statuto a carattere sociale ed egualitario di grande modernità per l’epoca”.
Sono già tantissime le testimonianze e gli appelli che circolano in queste ore, sul web e sui giornali, e che invocano che l’AOS di San Leucio non chiuda. Sono convinto che chi ha la responsabilità di quel territorio e dei beni culturali non possa non ascoltare la voce di chi domanda che l’eccellenza italiana sia tutelata e tramandata ai nostri figli #laculturachevince
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