Una missione dello IADL (in Italia Giuristi Democratici) ha lo scopo di verificare la situazione di donne e bambine sopravvissute alla barbarie di ISIS e alla guerra in quelle aree geografiche.
Vi partecipa anche Anarkikka. L’abbiamo intervistata.
Come sei riuscita a farne parte?
Sono stata invitata dall’Avvocata dello IADL Barbara Spinelli, che ha organizzato la delegazione di sole donne, molte delle quali avvocate. Barbara conosce e apprezza il mio lavoro di denuncia e il mio impegno per le donne. Il suo invito mi ha lusingata e riempita di gioia. A giugno, a Ginevra, il report sarà accompagnato da un’esposizione del mio racconto grafico illustrato del viaggio. Spero con tutto il cuore di riuscire almeno in parte a trasmettervi le emozioni che ho provato e, ancor di più, quelle che mi hanno trasmesso le meravigliose donne che ho incontrato.
Cosa hai visto? La situazione delle donne e dei bambini necessita di grande attenzione?
In generale nei campi non ci sono supporti adeguati, e non esistono supporti in un’ottica di genere. Abbiamo, inoltre, rilevato un’ineguale distribuzione dei fondi internazionali, che influisce negativamente sulle elementari condizioni di vita dei profughi.
Soprattutto i bambini che rammenteranno questi periodi duri?
Difficile dirlo. Immagino solo che alcuni traumi segneranno per sempre le loro vite, come accade in situazioni tanto drammatiche. La guerra non si dimentica, e molti bambini hanno perso tutto, anche i genitori. Il terrore glielo leggi nello sguardo, ma a tratti anche la gioia di chi é sopravvissuto.
V’è aiuto psicologico?
Quello che posso dire é che abbiamo verificato che dove esiste organizzazione e rappresentanza femminile, la condizione femminile, e più in generale la condizione dei campi, appare migliore, e gli aspetti umani sono più considerati.
E le donne violate ed usate come arma di guerra?
Dalle testimonianze appare chiara e confermata, purtroppo, la brutalità di ISIS, che supera qualunque immaginazione. Le donne in guerra sono sempre obiettivo e strumento principale per annientare e annichilire un popolo.
Come fare a risanare la ferita?
Accorgerci di loro! Non dimenticarli.
E tu cosa hai provato? Compassione, odio, compenetrazione o senso di impotenza?
Ho provato tutto. Rabbia e impotenza per le vittime, profondo rispetto per tutto quel dolore e per chi non riesce a sopravvivergli, ma mi sono sentita anche molto fortunata e onorata di aver potuto incontrare quelle donne, il loro coraggio, la loro forza e dignità. Le combattenti, le sopravvissute, le madri che nessuno può abbattere, le ragazze umiliate che nessuna violenza riesce davvero a demolire. L’unica paura che le pervade davvero, e che ho anche io, e che da questa parte del mondo davvero siamo tanto, troppo, distratti…