di Caterina Della Torre
Intervista a Marisa Montegiove di Manageritalia. Le donne come strumento di crescita aziendale, in un mondo, quello italiano, dove le aziende devono trovare sempre più vantaggi competitivi.
Ne parliamo con la vicepresidente di Manageritalia, Marisa Montegiove.
Nata nel 1950, sposata con una figlia, dopo aver ricoperto incarichi istituzionali presso un’importante compagnia aerea, ha proseguito la carriera come Direttore Operativo in una società di trasporti internazionali aerei e marittimi, la Columbia Transport. Dopo 23 anni ha deciso però di abbandonare l’azienda e di interessarsi maggiormente del settore donne di Manageritalia federazione nazionale di 15 associazioni e quadri etc. nel settore del commercio, trasporti, turismo, dei servizi e terziario avanzato.
Quindi anche se è andata in pensione non ha smesso di lavorare?
No, anzi ora ho più tempo per occuparmi intensivamente del coordinamento delle donne manager di Manageritalia di cui sono vicepresidente dal giugno 2000. Sono al mio secondo mandato quadriennale. Il mio maggiore interesse è sempre stata la discriminazione anagrafica e di genere sul lavoro: per questo nel 1997 ho fondato il Gruppo Donne Manager della Lombardia.
Quindi il gruppo donne di Manageritalia ha avuto inizio con lei?
Abbiamo iniziato 11 anni fa in sordina in un ambiente assolutamente maschilista. Per arrivare ai risultati odierni per cui anche i colleghi che ci guardavano ci apprezzano e stimano.
Quindi un posto guadagnato con lavoro sul campo, facendo emergere le proprie capacità e competenze. Quali risultati avete ottenuto?
La prima cosa che abbiamo fatto è stata la ricerca sulle donne manager del 2000. Ricerca che ha coinvolto sia donne che uomini manager della nostra associazione. Ci è stata utile per approfondire l’atmosfera che si respirava nel settore. L’indagine è stata sia quaitativa che quantitativa su 1600 persone sia donne e uomini.
E cosa ne è venuto fuori?
Che le donne nella nostra associazione sono solo il 23% e che parità di ruolo ed anzianità (l’Italia possiede anche il primato dei manager più anziani) guadagnano il 26% in meno. Quindi siamo sempre il fanalino di coda.
Quindi la conclusione non è migliorata?
La situazione era quella che comparata a una fatta 20 anni prima, non mostrava grandi differenze.
Le donne continuavano ad incontrare gli stessi problemi di sempre. Fino all’anno 2006 la maternità per i dirigenti era considerata una malattia (sia nel terziario che nell’industra) la legge era nel 1943. E non era mai stata modificata, perchè donne nel settore se ne vedevano poche. Dopo aver parlato con con l’ufficio sindacale che ha confermato che la maternità era a carico dell’azienda e non come altrove dell’inps, affiancate anche dalla presidenza che era stata sensibilizzata al tema abbiamo cercato di farla modificare.
Il nostro presidente federale presente in quel momento ha portato avanti il progetto, ma ci sono voluti 4 anni per farla approvare.
Nel 2006, il 6 febbraio del governo Berlisconi abbiamo avuto l’aprovazione.
E’ stata una grande conquista per le donne- manager?
Certo, proprio in Italia in cui l’azienda vede la meternità come un peso e non come un arricchimento. Ma è normale che ciò avvenga, se pensiamo a quello che era ed è la nostra economia, cioè medio piccola, in cui l’ausilio alle madri era doveroso per aiutare l’azienda e le donne.
Abbiamo fatto anche una serie di convegni rivolte alle donne.
1) unconvegno sulle quote rosa inteso come provocazione però. Perché nessuna di noi ci crede e vorrebbe continuare per merito.
Tuttavia sarebbe necessario creare uno zoccolo duro per le donne. Poi ci sono i casi come quelli di Emma Mercegallia che arriva a diventare presidente della Confindustria:
2) Abbiamo parlato anche di donne e tecnologia con Microsoft. cercando di capire quanto la tecnologia può essere importante nel percorso professionale. E quanto costi all’economia tenere fuori le donne da questo settore dell’economia.
Ci siamo divise in commissioni ed ognuna di noi si è occupata di un tema.
Abbiamo anche un gruppo che si occupa degli Over, cioè coloro che escono dal mondo del lavoro come dirigenti e fanno fatica a ricollocarsi nel mondo del lavoro.
Ma chi si occupa di tutte queste attività all’interno di manageritalia?
Ci sono 100 associati che si occupano di volontariato. Anche io ho uno splendido marito che mi spinge in questa attività. Forse la sua cultura anglosassone lo ha aiutato a capire il mio interesse. Ma anche altri mariti delle socie favoriscono le mogli.
E come vi organizzate tra di voi?
Abbiamo un blog aperto per il convegno che facciamo a Giugno…Ci serve per mantenerci in contatto tra di noi e per allargare anche al pubblico.
E la formazione?
Il nostro centro di formazione il CFMT è il nostro fiore all’occhiello.
Il CFMT produce un numero enorme di corsi che costano pochissimo.
Alle donne piace aggiornarsi e migliorare le proprie conoscenze.
Avete un organo interno di comunicazione?
Sì, il nostro magazine con il quale mettiamo gli associati a conoscenza di tutte le nuove leggi, iniziative ed altro. Ed anche dei diritti relativi alle donne in campo di pari opportunità che in Italia esistono ma spesso non vengono utilizzate. Ci rivolgiamo quindi agli associati sia come utilizzatori diretti che come aziende che possono accedere ai finanziamenti. Abbiamo trattato anche delle leggi che sono rivolte ai padri che possono usufruire dei congedi parentali . Questi infatti sono utilizzati pochissimo dagli italiani per due motivi: primo perchè le donne guadagnano meno e quindi se uno dei due genitori si deve assentare dal lavoro è meglio che sia la donna, e secondo i nostri uomini si si vergognano di fare i mammi. Ma questa è una questione culturale che pian piano ci auguriamo cambierà. Soprattutto con l’aumentare e l’ affermarsi del fenomeno donna-manager.