Lungo la linea ferroviaria che percorre la Valsugana, collegando Trento a Bassano del Grappa e a Venezia, s’incontra la stazione di Villazzano.
di Betti Postal
Il centro omonimo è oggi un popoloso sobborgo a poco più di tre chilometri dal capoluogo, ma per lungo tempo ha goduto di autonomia amministrativa, poi soppressa dalla politica di riordino territoriale degli anni Venti.
La frazione, affacciata sulla piana di Trento, ospita due strade intitolate a figure femminili: le vie Giuseppina Bassetti e Zita Lorenzi, entrambe deliberate nel 2011.
Ma chi furono queste donne?
Giuseppina Bassetti nacque nel 1910 a Santa Massenza, un piccolo paese a sud di Trento, accanto al lago di Toblino, in direzione di Riva del Garda.
In qualità di maestra elementare operò in molte scuole del Trentino: il suo amore per l’insegnamento la portò a dedicarsi anche agli aspetti organizzativi e didattici della scuola e ben presto divenne responsabile della Associazione italiana dei maestri cattolici. Nel 1945, alla fine del secondo conflitto mondiale, partecipò al gruppo promotore delle ACLI trentine, assumendo fino al 1963 l’incarico di delegata provinciale per il settore femminile. Il suo contributo si tradusse in numerosi interventi dentro l’Associazione stessa, volti a promuovere un valido movimento di emancipazione femminile, soprattutto delle donne lavoratrici, interessandole non solo alla formazione religiosa, ma anche alla vita sociale e sindacale Organizzò e seguì corsi specifici di preparazione professionale delle donne e fondò la prima cooperativa femminile in Trentino (CASL), di cui divenne Presidente. Rimase nelle ACLI – paziente ascoltatrice e aperta al dialogo – anche nel lungo periodo di travaglio creatosi dopo il convegno del 1970 a Vallombrosa.
Nel 1960 fu eletta Consigliera comunale a Trento e fece parte, per quattro anni, della Giunta come Assessora all’assistenza, quindi fu Commissaria dell’ospedale infantile di Trento. Per dieci anni venne eletta nel Consiglio provinciale facendo parte della Giunta come Assessora alle attività sociali e alla sanità. Costantemente attenta ai problemi della donna in difficoltà, nel 1978 fu tra i fondatori a Trento del “Centro di aiuto alla vita”.
Il Centro italiano femminile (CIF) e quello di reinserimento sociale (CIRS) ebbero sempre la sua operosa partecipazione. Morì a Trento nel 1980.
Zita Lorenzi, figlia di un arrotino emigrato in Germania, nacque invece a Falkenstein nel 1913. Tornata in Trentino assieme ai numerosi fratelli, come Giuseppina Bassetti conseguì il diploma di maestra elementare e andò a insegnare in vari paesi della provincia. Si laureò in lingue e lettere straniere a Venezia, presso l’Università Ca’ Foscari, e si specializzò poi nel settore giornalistico presso la Scuola superiore di comunicazioni sociali di Milano. Subito dopo la seconda guerra mondiale prese parte all’attività politica e venne eletta Consigliera regionale per la Democrazia Cristiana fin dalle prime elezioni del 1948. Fu la prima donna a far parte della massima istituzione autonomista e l’incarico le fu riconfermato per altre tre legislature. Nominata più volte Assessora provinciale alle attività sociali e sanità, si dedicò con passione e intelligenza a promuovere e sostenere varie iniziative fra le quali spicca l’introduzione nel Trentino dei Villaggi SOS – Kinderhof International – avviati nel dopoguerra dal benefattore tedesco Hermann Gmeiner come progetto di accoglienza per i minori rimasti orfani. Zita Lorenzi aveva conosciuto personalmente Gmeiner e collaborò con lui in diverse occasioni: nel 1963 prese corpo il primo villaggio a Trento.
Dal 69 all’80 fu presidente della sezione trentina dell’Associazione italiana ascoltatori della radio-televisione (AIART), che aveva come scopo quello di educare le persone a un positivo approccio ai mezzi audiovisivi. Nel 1974 ne divenne Consigliera nazionale. Personalità forte e sensibile ai bisogni e mutamenti della società, dotata di una visione aperta in senso europeista, ebbe un ruolo importante quale presidente della Commissione di studio dei Comuni dell’Unione europea femminile (UEF). La sua azione contribuì in modo determinante alla formazione della classe dirigente femminile democratico-cristiana. Morì a Spiazzo Rendena, in provincia di Trento, nell’agosto 2002.