Trotula de Ruggiero fu la più famosa delle ”Mulieres Salernitanae” le donne della Scuola Medica di Salerno, città dove la scienziata studiò e insegnò negli anni intorno 1000 d.C.
Le teorie di Trotula precorsero i tempi in molti campi tra cui quello della prevenzione e dell’igiene. Fu autrice di trattati di medicina che mostrano eccezionali conoscenze in campo ginecologico ed ostetrico e fu la prima le cui opere sono arrivate fino a noi.
Trotula era nata intorno al 1050, un periodo infausto per le donne perchè non potevano disporre della propria vita secondo i propri desideri e le proprie inclinazioni e perché il loro ruolo nella società era fortemente degradato. La sua grande fortuna fu di nascere a Salerno, che allora era una città “speciale”, uno dei centri culturali più importanti del mondo allora conosciuto, dove si recavano e risiedevano i più notevoli esponenti della cultura greca, araba ed ebraica e dove aveva sede la Scuola Medica Salernitana, una grande scuola laica e cosmopolita, talmente aperta e illuminata, da ammettere al suo interno anche le donne.
E’ opportuno ricordare che l’istruzione in quel tempo era riservata solo ai maschi e alle religiose e che l’accesso all’Università fu consentito alle donne solo nel 1867, in Svizzera, al Politecnico di Zurigo.
I dettagli della vita di Trotula sono scarsi. Di lei si sa che fu una discendente del nobile casato dei de’ Ruggiero, che era famosa per la sua bellezza e che giovanissima sposò il medico Giovanni Plateario, uno dei più celebri dell’epoca, da cui ebbe due figli che seguirono la stessa professione dei genitori. Grazie al suo rango sociale ebbe la possibilità di studiare e di frequentare la Scuola Medica Salernitana. Le donne vi potevano entrare sia come studentesse che come insegnanti e Trotula fu una di loro. Passarono alla storia con il nome di Mulieres salernitanae, esercitavano la professione medica e la conciliavano con una regolare vita familiare. La Scuola era talmente rinomata da venire considerata la prima università d’Europa. Lì si traducevano dall’arabo in latino i testi di medicina degli antichi scienziati greci, rendendoli nuovamente accessibili agli studiosi occidentali.
Le lezioni di Trotula, scritte in latino, furono incluse nel De agritudinum curatione, una raccolta degli insegnamenti di sette grandi maestri dell’università. Collaborò anche, con il marito ed i figli, alla stesura del manuale di medicina Practica brevis un testo ricco di esempi pratici, affiancati all’elaborazione teorica delle esperienze che faceva riferimento agli insegnamenti di Ippocrate e di Galeno, i fondatori della Medicina.
Trotula ebbe idee molto innovative e, sotto molti aspetti, ancora oggi modernissime: considerava che la prevenzione fosse l’aspetto principale della medicina e diffuse nuovi metodi di cura, sottolineando l’importanza che l’igiene, l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica rivestono per la salute. In caso di malattia, consigliava trattamenti “dolci” come bagni, pozioni, pomate e massaggi al posto di metodi “radicali”, utilizzati spesso all’epoca. Non ricorse quasi mai all’astrologia, alla preghiera o alla magia, i suoi consigli erano di facile applicazione e accessibili anche alle persone meno abbienti. Era dotata di approfondite conoscenze sulla fisiologia delle donne e fece nuove scoperte nel campo della ginecologia, dell’ostetricia e delle malattie sessuali. Molte furono le pazienti che ricorsero alle sue cure. Si dedicò allo studio dell’infertilità in modo del tutto originale. Sino a quel momento era considerata come la conseguenza di un difetto solo femminile.
Per Trotula invece la mancanza di figli poteva essere causata da problemi non solo della donna, ma anche dell’uomo. Pensando alle difficoltà del parto e alla mancanza di sicuri mezzi contraccettivi, cercò nuovi metodi per rendere il parto meno doloroso e prospettò nuovi metodi per evitare gravidanze indesiderate. Annotò queste scoperte nella sua opera più conosciuta, il Passionibus Mulierum Curandarum, uno straordinario testo che è divenuto famoso col nome di Trotula Major, in cui per la prima volta una donna parla esplicitamente di argomenti sessuali.
La diagnosi dei disturbi femminili all’epoca, era ostacolata dal fatto che le donne erano ritenute esseri inferiori anche per la diversa anatomia e fisiologia, per cui la maggior parte dei medici non le visitava approfonditamente. Un altro ostacolo era dovuto al senso di pudore delle pazienti che, a disagio con gli uomini, potevano invece confidarsi con fiducia con Trotula, un medico senza pregiudizi.
In alcuni passi delle opere a lei attribuite, dimostra di non avere preconcetti morali neanche su temi come la frigidità femminile o l’impotenza maschile che tratta con sereno distacco scientifico. Considera il desiderio sessuale femminile un fenomeno naturale che, quando è impedito e represso da alcune condizioni sociali particolari come la vedovanza o l’appartenenza a una regola religiosa, può recare sofferenza e persino infermità. In questi casi Trotula consiglia rimedi pratici che allevino le sofferenze: «Prendi del cotone imbevuto di olio di muschio o di menta e applicalo sulla vulva… È un buon calmante e placa il desidero e il dolore che ne deriva». E’ diverso anche il modo di cui parla del sangue mestruale, che nella tradizione medioevale aveva un influsso negativo sull’ambiente circostante la donna mestruata. Paragona le mestruazioni ai fiori degli alberi: con un linguaggio poetico, spiega che come gli alberi non portano frutti senza i fiori, così le donne senza “i loro fiori” non possono concepire. Contemporaneamente al Trotula Maior, venne pubblicato anche l’ Ornatu Mulierum, detto anche Trotula Minor, un trattato di cosmesi con consigli pratici sul trucco e la cura del corpo, che l’editore Manni ha ripubblicato nel 2014 col titolo L’armonia delle donne. In questo manuale, scritto con un linguaggio a cavallo tra chimica e filosofia, Trotula fornisce alle donne suggerimenti e ricette su come conservare e migliorare la bellezza attraverso l’uso di creme e infusi naturali.
Le cure estetiche, all’interno della sua pratica, non rappresentano un aspetto frivolo, anzi: la bellezza ha a che fare con la filosofia della natura cui si ispira l’arte medica del tempo, ed è il segno di un corpo sano in armonia con l’universo. Per Trotula non esistono donne brutte, basta trovare il trattamento giusto e, per dirlo con le sue parole, la donna bella è fatta ancor più bella, la brutta non è più tale. Nel suo trattato, oltre agli insegnamenti sul trucco, Trotula suggerisce come eliminare le rughe, il gonfiore dal volto, le borse sotto gli occhi, i peli superflui, come donare candore alla pelle, nascondere lentiggini e impurità, lavare i denti ed eliminare l’alitosi, e ancora tingere i capelli, curare screpolature di labbra e gengive. Questi consigli terminano con una breve sezione dedicata a un problema inaspettato: quello delle donne che, pur avendo avuto rapporti sessuali, vogliono essere prese per delle vergini. A loro Trotula consiglia vari sistemi di come riacquistare la verginità, con le erbe e rimedi naturali. Eccone un paio: “prendi galle di quercia e falle bollire in acqua e con questo decotto la donna si lavi la vagina e poi vi versi polvere di bolo armeno. La vagina si restringerà”. Oppure: “prendi in egual misura per ciascuno degli ingredienti, sangue di drago, bolo armeno, cannella, corteccia di melagrana, allume, mastice e galle di quercia, riduci tutto in polvere e mescola in acqua tiepida. Spalma la pomata nella apertura vaginale, il composto la restringerà”.
Evidentemente tra la pratica e le regole sociali e giuridiche che richiedevano la castità alle donne non coniugate, vi era una distanza che imponeva menzogne e sotterfugi: niente di nuovo sotto il sole, ma quello che sorprende e va sottolineato è la complicità totale di Trotula con le donne che, in simili circostanze, ricorrevano a lei in cerca di aiuto. E questo è un altro tratto del suo carattere che rende conto della sua eccezionalità. Alcune delle sue ricette sono valide anche oggi, altre sono assolutamente improponibili, soprattutto i metodi per la depilazione. Infatti per essere lisce dalla testa ai piedi bisognerebbe “sedere sopra pietre e tegole bollenti e subire poi una doccia di acqua calda Quindi usare sui peli calce viva bollita”, con il possibile effetto collaterale di patire delle belle ustioni. E’ un vero supplizio e ci fa sorridere, ma evidenzia come, da che mondo è mondo, le donne siano disposte a tutto per la bellezza e che si sottopongano a qualsiasi tortura pur di far cadere l’amato uomo ai propri piedi. La ricetta continua: se col pelo vien via anche la pelle, usare compresse di “populeon” da applicare immediatamente sulla carne viva. E’ questo un composto di gemme di pioppo, papavero rosso, foglie di mandragora, germogli teneri di rovo, giusquiamo, solano, lattuga velenosa, bardana, viola, ombelico di Venere e vino aromatico. Due giorni, e l’effetto è garantito: non resterà neanche una cicatrice. L’unico accorgimento è che l’unguento miracoloso, la cui preparazione richiede nove giorni, sia già a disposizione al momento dello strappo con questa sorta di ceretta scarnificante.
Nel XIII secolo le idee e i trattamenti di Trotula facevano già parte della tradizione popolare e i suoi scritti vennero utilizzati come testi classici presso le Scuole di medicina più note, fino al XVI secolo. Il Trotula Maior, in particolare, venne trascritto più volte nel corso del tempo, subendo numerose modificazioni, inoltre, come altri testi scritti da una donna, venne impropriamente attribuito ad autori di sesso maschile: al marito o ad un fantomatico medico di nome “Trottus”. Nel XIX sec. alcuni storici, tra cui il tedesco Karl Sudhoff, negarono la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un’opera del genere e cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua esistenza fu però recuperata dagli storici italiani per i quali l’autenticità di Trotula e delle donne medico della Scuola di Salerno è sempre stata incontestabile. La figura di Trotula si inserisce nella lunga tradizione, che attraversa l’Antichità e il Medioevo, delle donne attive in professioni mediche. Pero’ Trotula fu la prima la cui professionalità fu riconosciuta e valutata al pari di quella degli uomini e che poté esercitare la sua professione circondata da rispetto e ammirazione ricevendone tutti i doverosi riconoscimenti sociali a differenza delle donne medico che operavano a Roma e prima ancora in Grecia, dove venivano considerate come delle streghe e per questo processate e condannate. Sulla vita di Trotula, si segnala un bel romanzo storico di Paola Presciuttini, Trotula, Meridiano zero, 2013 e Francesco Bertini, Trotula il medico in Medioevo al femminile, Bari-Roma,1989. Per curiosare nelle biografie delle scienziate: Sara Sesti e Liliana Moro, Scienziate nel tempo, LUD 2010.