DANILA STALTERI in: “… Manco fossi Laura Chiatti… “ Una carrellata di personaggi, uno spaccato di vita reale. Illusioni, delusioni, speranze, miserie, che spesso si celano dietro il sorriso di chi “fa spettacolo” e che, come spesso accade, ha assistito al “boom” artistico di altri colleghi.
“… Manco fossi Laura Chiatti…” è una commedia brillante, a tratti drammaticamente divertente, scritta, diretta e interpretata da Danila Stalteri, che per questa pièce ha deciso di attingere da una storia vera: la sua.
Abile trasformista è riuscita ad intrecciare la sua vena comica e quella drammatica in un crescendo narrativo, che porta lo spettatore non solo a provare divertimento (in sala tante sane risate) ma anche una sorta di empatia con alcuni personaggi.
Una ragazza, una palcoscenico vuoto, un paio di costumi e qualche oggetto di scena. E’ il racconto l’elemento fondamentale dello spettacolo, un monologo brillante, nel quale grazie ad un susseguirsi di aneddoti, esperienze tragicomiche e canzoni, Danila ci narra di quel bagaglio che, faticosamente, porta con sé chiunque decida di fare, nella vita, il mestiere dell’attore.
Strizzando l’occhio al varietà e senza mai fermarsi all’ aneddotica pura , la Stalteri ci fa entrare nel suo mondo, fatto di “no”, di porte sbattute in faccia, di personaggi bislacchi, di lavoretti saltuari per sbarcare il lunario, in periodi particolarmente difficili, ma lo fa con quella grinta e con quell’ottimismo che la contraddistingue.
Ho visto, naturalmente, lo spettacolo a Roma e ho trascorso un’ora molto divertente. “… Manco fossi Laura Chiatti…” è una rappresentazione teatrale ben curata, per certi aspetti innovativa, a partire dal video con cui tutto inizia e pian piano prende forma.
Illusioni, delusioni, speranze, miserie, che spesso si celano dietro il sorriso di chi “fa spettacolo” e che, come spesso accade, ha assistito al “boom” artistico di altri colleghi. Non c’è invidia, non c’è pettegolezzo, ma semplice constatazione che per alcuni la ruota gira bene, per altri no… e permettetemi di aggiungere che il talento non sempre c’entra nel successo di chi “fa spettacolo”.
Danila da dove nasce l’idea, la voglia, di scrivere e metter su questo spettacolo teatrale, di cui poi possiamo svelare il perché di questo titolo?
Lo spettacolo in realtà è nato un paio di anni fa durante una chiacchierata con la mia regista/amica Cinzia Th Torrini: è stata lei, infatti, a incoraggiarmi a scrivere sotto forma di monologo teatrale tutti gli episodi della mia vita che le raccontavo magari a cena o durante un caffè. Per quanto riguarda il titolo, diciamo che chi verrà a teatro scoprirà perché l’ho scelto!
Perché ti definisci, anche se ironicamente, “promessa non mantenuta dello spettacolo”, in fondo hai al tuo attivo molti lavori sia nell’ambito della fiction che del teatro?
Perché questo lavoro, tranne che per pochi casi privilegiati, è tutto una promessa: promesse che gli altri fanno a te (“ti prometto che la prossima volta avrai un ruolo più importante”); che tu fai a te stessa (“prometto che se non mi offrono qualcosa di davvero gratificante, stavolta smetto”)… Insomma, ogni lavoro che fai speri sempre sia l’anticamera del successo, cioè quel lavoro che ti porterà un altro lavoro, magari quello che ti consacrerà… La realtà invece, la maggior parte delle volte, è che dopo i complimenti e un po’ di circo mediatico tutto si ferma, e si ricomincia sempre da capo.
Tu ad un certo punto, nella tua rappresentazione, fai riferimento al NOME… all’importanza del nome, ci vuoi spiegare brevemente?
È molto semplice: alcuni ruoli sono “off limits” se non sei un “nome” famoso; una volta si trattava solo dei ruoli da protagonista, mentre adesso anche i ruoli secondari sono spesso riservati ad attori già conosciuti; è molto difficile riuscire ad avere la pazienza di aspettare il progetto in cui ci sia magari un regista, un capostruttura o un direttore di rete disposto a puntare su un volto nuovo. Ma a volte ci si riesce!
Quanto fa gioco nella vita di un’artista essere legato sentimentalmente ad un altro artista?
Più che ad un altro artista, fa gioco essere legati sentimentalmente ad un regista o ad un produttore! In Italia abbiamo diversi esempi di attrici che per carità, erano già brave, ma che dopo essersi fidanzate o sposate con registi o produttori, sono diventate “muse” richieste da tutti…
Nel tuo bel monologo ho avuto modo di constatare quanto sei cresciuta artisticamente, posso affermare con certezza che oggi sei veramente completa, un’artista a 360 gradi. Quanto è importante per un’attrice la “sofferenza” artistica nel suo percorso di maturazione?
Tantissimo! Più soffri, e più hai emozioni da mettere nel tuo bagaglio! Ma anche l’ironia è importante: saper guardare alle proprie “disavventure artistiche” facendo una bella linguaccia ed andando avanti nonostante tutto.
Posso dirti che hai avuto molto coraggio nel portare in scena questo spettacolo. In “… Manco fossi Laura Chiatti…” in qualche modo hai messo a nudo la tua anima, devo dire con successo. Quanto è stato difficile?
Difficile? È stato facilissimo! Anzi, non vedevo l’ora di far sapere al mio “piccolo” pubblico cosa c’è dietro il sorriso delle foto ufficiali… Dietro ogni lavoro fatto, in tv a teatro o al cinema, ci sono altri mille lavoretti saltuari fatti negli intervalli (a volte lunghissimi) tra una fiction ed una tournèe. Per non parlare poi della difficoltà del dover intrattenere i rapporti con quelli del “tuo” ambiente mentre nel frattempo stai lottando per la pura sopravvivenza… Ovviamente, sempre col sorriso sulle labbra!
Se dovessi parlare ad un gruppo di giovani che vogliono intraprendere la carriera di attori, cosa diresti loro?
Che se è davvero quello che vogliono, lo devono fare! O almeno, sicuramente provarci! È vero, è difficilissimo mantenere un equilibrio (economico, affettivo ed anche psichico!) facendo un lavoro che ti mette così tanto alla prova; ma è anche vero che quando si concretizzano i risultati, anche se modesti, la soddisfazione è enorme! Quindi ai giovani dico: provateci, ma sappiate che al 90% è una vita di sacrifici… A patto di non avere un colpo di fortuna o di non scendere a compromessi…
Per concludere: qual è il tuo sogno nel cassetto e quali sono i tuoi progetti futuri?
Il mio sogno nel cassetto è quello di crescere sempre di più nel mio lavoro, magari facendo più cinema; i miei progetti futuri, invece, sono completamente rivolti al mio spettacolo: voglio che cresca anche lui, magari portandolo in tournèe in giro per l’Italia!