E’ necessario parlare del lavoro di cura come ad un momento nel quale nasce, e resta perlopiù inespresso, insieme il bisogno di sentirsi accompagnate.
Ci abbiamo provato attraverso la scrittura, una scrittura risultato di un percorso fatto di narrazioni sparse, emozioni, lacrime, risate, nodi da sciogliere, solitudini condivise, rabbia sedimentata, dolcezza dei ricordi.
Spesso é il passaggio dall’essere e dal sentirsi figlia a quello che, in poche ore, sovverte l’equilibrio e la relazione uno dei momenti più difficili. I ricordi di un genitore forte e guida sfumano in un presente di soggetto fragile, che cancella il passato e trasporta in un presente doloroso, faticoso, negato.
Molte cose mi hanno colpito in questo percorso e tutte mi riconducono al pensiero che la forza delle donne sia davvero, ancora oggi, un bacino tanto ricco e potente quanto poco valorizzato e utilizzato.
Un potenziale a costo zero, senza rischi di investimento, fluido, malleabile. Eppure tenuto lí, a gestire la “cosa privata” , laddove sempre più spesso il pubblico non arriva.
Faremo in modo che questi racconti, scritti dalle dipendenti di un comune alle porte di Milano, possano diventare una lettura pubblica.
La questione della cura delle persone anziane, fenomeno in inarrestabile e costante crescita, non può e non potrá essere gestito sull’emergenza, sarebbe davvero miope e fatale non farne un tema di agenda politica tra i più rilevanti. E altrettanto miope sarebbe, in questa scacchiera, relegare le donne al solo ruolo di pedoni, che su di essa si muovono agili e numerose ma dove la forza e il talento delle idee, dei progetti, restano nelle mani di altri.