Un lungo dibattito che ha trovato sostenitori o detrattori. Ma ora e’ legge
C’è chi si è diviso a lungo su questo tema, destra e sinistra, uomini e donne. Ma a proposta di legge bipartisan Lella Golfo – Alessia Mosca sulla parità di accesso agli organi delle società quotate e a controllo pubblico ha finalmente avuto il via libera alla Camera.
Il provvedimento era già passato al Senato lo scorso marzo, ma poi aveva trovato degli ostacoli alla Camera. Alla fine i gruppi parlamentari si sono espressi tutti a favore, sebbene ma alcuni deputati abbiano votato contro a titolo personale ed i radicali si sono astenuti, come già al Senato.
Questo a testimonianza del fatto che il percorso di questo provvedimento non è stato facile, perché all’interno sono intervenute ragioni personali e politiche.
Sono occorsi infatti due anni dalla presentazione della prima proposta di legge a prima firma Lella Golfo, parlamentare Pdl e presidente della Fondazione Bellisario, è giunto al punto d’arrivo l’iter del ddl sull’introduzione delle quote di genere nella composizione dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali delle società quotate e pubbliche.
Come funzionerà
Il testo di legge, modificato al Senato rispetto a quello approvato nel dicembre scorso alla Camera, prevede che, al primo rinnovo dopo dodici mesi dall’entrata in vigore della legge, un quinto dei posti dei board e dei collegi sindacali siano riservati al genere meno rappresentato.
Al secondo e al terzo rinnovo, invece, si sale ad una quota pari ad un terzo dei membri dei cda.
Le società quotate inadempienti verranno richiamate dalla Consob ed avranno un tempo di quattro mesi per adeguarsi. Al termine del periodo, qualora la società non avesse provveduto, è previsto un secondo richiamo della Consob e una multa pecuniaria che arriva fino a un milione per i cda. Se la quota non sarà rispettata dopo altri tre mesi il board o il collegio sindacale decadrà.
La legge entrerà in vigore a 12 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, quindi la prossima tornata di assemblee della primavera 2012 non è interessata dalla novità normativa, ma sarà già un’occasione per le aziende per andare verso il cambiamento che porterà alla fine dei 9 anni, termine della legge, ad avere 700 donne in più nei board rispetto ai numeri attuali e 200 nei collegi sindacali.
L’ultima tornata di rinnovi, infatti, non ha portato alcuna novità di rilievo.
Secondo la società Aliberti Governance le donne nei board italiani sono, dopo le ultime nomine, solo il 7,2% del totale, in crescita di poco meno del 6% rispetto al +6,8% del 2010. Nei collegi sindacali, invece, si è registrata una lieve frenata: 6,9% contro il 7% del 2010. In aumento le donne fra i sindaci supplenti, salite al 16,4% dal 14,6% precedente.
Il voto di oggi in Parlamento ha segnato quindi davvero una svolta per le società quotate italiane e riporta il Paese al passo con quanto sta avvenendo nel resto d’Europa.
Molte donne si domanderanno perche’ tanto affannarsi per una problematica che riguarda alla fine un manipolo di donne gia’ nel top management. Si spera che la maggiore apertura al gentil sesso ai vertici ricada sui livelli pià bassi, garantendo maggior lavoro alle donne e piu qualificato.
Infatti gli altri paesi europei si sono già mossi in questa direzione:
In Svezia, infatti, le quote di genere sono già legge dal 2006 e due anni dopo l’obiettivo del 40% era già stato raggiunto; la Spagna nel 2007 ha fissato il target del 40% per il 2015; in Francia parlamento francese, con il supporto anche della Confindustria locale, ha votato a favore della nuova norma che obbliga le società quotata a raggiungere dal 12% attuale il 20% entro il 2014 e il 40% entro inizio 2017; In Germania le società hanno l’obiettivo di raggiungere entro il 2013 il 30%, stessa soglia cui dovrebbero arrivare volontariamente tutte le società tedesche quotate entro il 2018 per evitare un’imposizione per legge; in Uk, infine, il consulente del Governo Lord Davies of Abersoch ha suggerito che le società del Ftse100 arrivino al 25% di presenze femminili nei board entro il 2015.
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