Sembra banale, ma non lo è, dire che di questi tempi l’unica cosa certa è che non c’è niente di certo
La casetta rossa
Sembra banale, ma non lo è, dire che di questi tempi l’unica cosa certa è che non c’è niente di certo; o comunque poco…e spesso, quando mi viene da pensare al modo migliore per fronteggiare o semplicemente vivere questa precarietà, sale dalla mia memoria un’ immagine, una situazione: ho fatto gli scout da ragazzina; una volta, insieme alla squadriglia di cui facevo parte, dovevamo raggiungere un bivacco, cioè una casetta di lamiera dotata dell’essenziale per dormire, in un posto isolato, alla fine di una vallata.
Non sono mai stata una grande camminatrice e infatti spesso mi chiedevo cosa ci facessi agli scout, ma questa è un’altra storia…ricordo di quel frangente la fatica del cammino, l’immagine della strada che si snodava, tornante dopo tornante, su per la valle, e, dopo qualche tempo, ecco la casetta rossa (il bivacco) apparire lassù: la meta.
Camminavo passo dopo passo, curva dopo curva, e quando rialzavo lo sguardo per vedere se la casetta rossa fosse più vicina sembrava proprio di no; oppure, per il cambio di una prospettiva, non era possibile vederla. E questo mi innervosiva molto: “Io cammino per raggiungerla – pensavo – e invece sembra che non si avvicini; addirittura non si fa vedere”. Allora decisi di non guardare più in alto; di camminare guardando la strada e i miei piedi, di nuovo, passo dopo passo, e curva dopo curva, anche se la tentazione di guardare dove fosse la casetta ogni tanto c’era. Mi ricordo proprio questo. L’indecisione su come fosse meglio affrontare la fatica e la frustrazione di vedere la casetta sempre lontana.
La vita di questo periodo storico mi ha costretto a imparare a vivere un po’ più, decisamente più, alla giornata. E’ stata una lezione dura e difficile, e lo è ancora. E spesso proprio non mi piace, e sono arrabbiata, e insofferente. E sono in questi momenti che mi viene in mente quell’episodio…se la meta non c’è forse non ci si muove, ma al tempo stesso, una volta in cammino, la casetta rossa può allontanarsi, può nascondersi, magari può diventare verde o gialla; e questo è disorientante. Però bisogna continuare a camminare. Credo che l’animo umano, come in molti casi, necessiti di un equilibrio fra due aspetti: la tensione verso una meta precisa che origina il nostro muoverci e la necessità di vivere i singoli passi e di accettare invece i cambi di meta.
Non è possibile camminare alla cieca senza direzione ma non lo è neanche camminare con i paraocchi senza guardarsi e guardarsi intorno. Dicono che la montagna insegni…a me ha insegnato questo.