Il rapporto tra madre e figlia assomiglia ad una matrioska, nel suo contenere ed essere contenuta. Una figlia, ha proseguito ama la propria madre, un figlio la adora.
Il tempo delle donne, Milano, ottobre 2015
Sono tante, sorridono, si scambiano notizie, lo sguardo complice di chi sa di trovare nell’altra, la stessa voglia di fare, che nasce dal condividere un progetto.
Sono le donne che hanno partecipato al convegno annuale “Il tempo delle donne”, organizzato da Corriere della sera, il blog 27ma ora, Io donna, e che si è svolto in Triennale, a Milano, da giovedì 1 a domenica 4 ottobre.
Il Museo del design è stato territorio di forum, dialoghi, monologhi: al centro di tutto, la donna, nei suoi rapporti con il proprio mondo.
Molti i temi inerenti al magico mondo femminile, trattati da scrittrici, attrici, terapeute, giornaliste.
Molta la voglia di coinvolgere, coinvolgersi, esternare e trovare una soluzione, riconoscersi nei problemi e nei tic che percorrono la nostra vita giorno per giorno. Ridendoci sopra, ma non troppo.
Essendo figlia di una donna di gran carattere e madre di una figlia dalle idee molto chiare, ho seguito con particolare interesse le pieces sul rapporto madre figlia, scritte da Dada Morelli e recitate da Pamela Villoresi con due giovani e brave colleghe.
La vivacità dei testi ha evidenziato i lati che accomunano le diverse tipologie di madri, invadenti, assenti, insicure, egoiste… con il comune denominatore del legame indissolubile con la figlia.
Ridendo, nel vederci rappresentate sulla scena, in tante abbiamo raccolto il nostro pezzetto di verità, con l’indulgenza verso se stesse che viene dalla condivisione.
Come ha detto Silvia Vegetti Finzi, intervenuta a seguito delle performance di Villoresi, il rapporto tra madre e figlia assomiglia ad una matrioska, nel suo contenere ed essere contenuta. Una figlia, ha proseguito Finzi, ama la propria madre, un figlio la adora. L’amare prevede obiettività, disaccordi, confronti, al contrario dell’adorazione che non contempla alternative. Ma, citando Schopenhauer, madri e figlie saranno sempre come i ricci: se si avvicinano troppo si pungono, ma stando lontane sentono freddo.
Laura Ballio, giornalista già di Sette, ora della 27ma ora, ha dialogato con la “vecchia amica” Serena Dandini che ha toccato, nel suo ultimo libro, “Il futuro di una volta”( RCS Libri), il rapporto madre figlia.
Dandini ha estremizzato i suoi personaggi, legati al proprio momento storico e quindi più che mai lontani: la madre allunga nel tempo la fricchettonaggine propria di un ’68 che ha dato molto ma che è ormai obsoleto nelle forme. La figlia reagisce facendo propri modelli opposti, che poi, forse, sono da rivedere anche quelli.
A quest’ultimo dialogo ho partecipato con mia figlia di 24 anni, ci siamo guardate quando le battute delle relatrici sfioravano la nostra quotidianità.
Guardandola, mia figlia, so che sono sforzi inutili i miei tentativi di farle superare indenne alcune battaglie già perse da me.
Le combatte, le combatterà, pensando di essere la prima a viverle, com’è successo a me, a noi.
Ne uscirà in un modo diverso dal mio o uguale, spero in una società più accogliente e meno rigida.