I buoni esempi della società civile romana, potrebbero riscattare il degrado socio-politico vissuto della Capitale italiana.
Gli scandali di Mafia Capitale degli ultimi tempi, ci fanno pensare che tutti i politici siano corrotti, anche quella società civile che ha eletto il sindaco uscente. Invece ci sono anche esempi positivi r virtuosi che operano per la propria comunità, perchè amano la propria città e Roma. Come quello di Lucia Mosiello, biologa, ricercatrice, da sempre vicina ai comitati cittadini, al punto da accettare nel 2013 la candidatura per il rinnovo del consiglio del municipio 15 del comune di Roma pur di dare voce e rappresentanza alle istanze del territorio nel quale risiede dal 1972.
Ci parli del parco Volusia da te tanto voluto?
Il territorio a nord di Roma corrisponde a quelli che erano gli insediamenti dell’antichissima Veio. Innanzitutto bisogna premettere che la legge regionale n.29 del 6/10/1997 istituiva il Parco di Veio, con l’intento proprio di proteggere un territorio di pregevole valore storico, archeologico e paesaggistico che attraversa molte aree a nord di Roma. Si tratta di un ampio territorio delimitato dalle vie consolari Cassia ad ovest, Flaminia ad est e dalla via Campagnanese a Nord. Insieme ai parchi dell’Appia Antica e dell’Aniene, Veio rappresenta uno dei cunei verdi che penetrano nell’area urbanizzata di Roma, dove si estende per circa la metà del suo sviluppo. Il Parco occupa un’area che costituiva l’Agro Veientano, il territorio controllato dall’antica città etrusca di Veio. In seguito alla costituzione del Parco le associazioni ambientaliste, i comitati e anche i singoli cittadini vollero intraprendere una battaglia per la tutela dell’area denominata volusia, che risultava ricadere in buona parte della zona B del Parco Regionale di Veio, ma appartenente ad un privato, il quale tuttavia vantava su di essa diritti edificatori. In prossimita’ di tale area, di notevole pregio naturalistico infatti fin dagli anni ’60 erano stati rinvenute importanti scoperte archeologiche. Una per tutte il ritrovamento della tomba della bambina di Grottarossa, vissuta quasi 2000 anni fa rinvenuta insieme ad un ricco corredo che comprendeva gioielli e anche una bambola in avorio. Il tutto ora è custodito a Palazzo Massimo di Roma. I cittadini tramite una raccolta di circa 8000 firme presentarono al comune una delibera di iniziativa popolare nel quale chiedevano di modificare la destinazione dell’area del Volusia, applicando il sistema della compensazione delle cubature, secondo il quale il proprietario puo’ accettare uno scambio di cubature, rinunciando a costruire in un determinata area e trasferendo tale diritti su altri terreni. Nel 2001, con la Delibera n. 18, il Consiglio Comunale di Roma acquisisce i circa 43 ha della lottizzazione convenzionata “Volusia”, da sistemare a parco pubblico a cura del proprietario, con compensazione di cubature sulla Cristoforo Colombo. Da quel momento inizierà per i cittadini un lunghissimo periodo di attesa, durante il quale tra lungaggini burocratiche, ritardi nei lavori dei cantieri e quant’altro, l’apertura del parco sembra essere diventata una chimera. I comitati cittadini sollecitano più volte le varie amministrazioni che si avvicendano al Comune di Roma, per comprendere quali siano i tempi di realizzazione delle opere previste e quando finalmente potranno fruire del parco, ma senza alcun risultato evidente.
Come sei arrivata ad occupartene?
Per me e per molti dei cittadini che hanno intrapreso la lunga battaglia che il 19 settembre scorso ha portato all’inaugurazione del Parco Volusia, quest’area verde e’ e rimarra’ sempre “il prato”. A Roma e soprattutto nelle periferie esisteva sempre un prato, cioe’ quel verde magari di un qualche privato che lambiva la zona abitata, ma che non essendo recintato veniva colonizzato dai ragazzini che subito ci realizzavano un campetto o semplicemente lo abitavano, rendendolo vivo con le loro incursioni. E per me che da bambina ho avuto la fortuna di abitare in una di quelle palazzine che confinavano con quello che ora è diventato il Parco Volusia, le incursioni in questo prato erano la regola, soprattutto dopo la fine dell’anno scolastico. All’inizio degli anni ’70 quest’ area era abitata da un fattore ed era tenuta a pascolo, con alberi da frutto (tuttora esistenti nel Parco) e i ragazzini della zona trascorrevano i pomeriggi interi in bicicletta percorrendo i viali sterrati della fattoria. L’estate puo’ essere lunga a dieci anni, ma nel 1972 io e miei coetanei la trascorrevamo di corsa in quell’agro romano a due passi da casa, sotto i pini e calpestando una strada sterrata un po’ rovinata che sotto faceva intravedere delle strane e grandi mattonelle di pietra nera: si trattava del basolato dell’antica strada romana di accesso dalla Via Cassia, che insieme al complesso della villa romana di Casale Ghella, sarebbe stato rinvenuto e portato alla luce diversi anni dopo ai primi lavori di urbanizzazione della zona. Con i lavori il prato venne chiuso per molto tempo, diventando un’area incolta e impraticabile, tolta a ragazzi e ad adulti, fino a quando i comitati e i singoli cittadini decisero di intraprendere la battaglia per l’istituzione del Parco Volusia,
Con chi lo hai fatto e perchè?
Iniziamo con il dire che nell’apertura del Parco Volusia io non ho alcun particolare merito se non quello di avere accompagnato i comitati cittadini a percorrere l’ultimo miglio, senza lasciarli mai soli e portando con caparbieta’ la questione all’attenzione della Commissione Ambiente del Campidoglio. Se guardiamo a tutta la storia, alla sua complessita’ e a quanti se ne sono occupati nel tempo, risulta chiaro che io ho fatto ben poca cosa. Il lavoro piu’ complicato in effetti inizia adesso e riguarda essenzialmente la gestione, la manutenzione di questo parco. Cosi’ come non mi sono tirata indietro da consigliera del Municipio XV nel cercare di stimolare l’amministrazione Capitolina a trovare una rapida soluzione al problema che durava da anni della conclusione dei lavori del Parco Volusia, ancora maggiormente sarò al fianco dei cittadini per la sua tutela e valorizzazione, cercando di veicolare e promuovere le loro richieste e proposte. Le battaglie non si vincono mai da soli ed in questa, come nelle altre che sara’ necessario intraprendere per migliorare la qualita’ della vita dei cittadini di questo Municipio io sono sicura di non esserlo.
La politica serve al cittadino o il cittadino alla politica?
E’ ovvio che è la politica che deve essere al servizio del cittadino e nessun politico che si rispetti affermerà mai il contrario, ma a questa domanda dovremmo fare rispondere principalmente i cittadini. Purtroppo molte persone troppo spesso deluse nelle loro aspettative, finiscono per provare diffidenza nei confronti di chiunque svolga un’attività politica, ritenendo per certo che lo stia facendo soltanto per obiettivi personali e sicuramente non con l’intento di mettersi al servizio della collettività e quindi si negano a qualsiasi forma di partecipazione. Invece il supporto che proviene dai cittadini risulta prezioso per chi fa politica, soprattutto al fine di stabilire esigenze, priorità e strategie. In questo senso i cittadini servono moltissimo alla politica, anzi dovrebbero esserne i principali protagonisti. Allo stesso tempo chi fa politica dovrebbe prioritariamente sentire la responsabilità di essere al servizio dei cittadini, cercando di agire con la maggiore consapevolezza possibile delle loro problematiche e di cosa reputano importante.
Come sarebbe Roma se la politica si occupasse dei suoi cittadini e della città invece di pensare ad appropriarsene indebitamente?
Ciò che i cittadini chiedono oggi alla politica è la capacità di accudire Roma, di prendersene sul serio cura, a partire dalla conoscenza profonda dei suoi problemi, che non sia soltanto teorica e tecnica, ma che possa derivare dall’esperienza di chi la città è abituato a viverla di persona. Chiedono alla politica di essere capace di superare il trauma di Mafia Capitale, di mettere la città nella condizione di cogliere l’evento del Giubileo ormai prossimo, di ristabilire il prima possibile un sistema politico-amministrativo sano, laddove non vi fosse. Accudire Roma significherà renderla una città normale, anche in termini di funzionamento dei servizi e di vivibilita’: e’ questa la vera sfida che la citta’ chiede ai politici di intraprendere.
Roma grande città, ma anche grandi problemi. Cosa si può fare per riscattarla?
Roma presenta i problemi comuni a tutte le grandi capitali europee, come quello della mobilità, dei rifiuti oppure della gestione delle periferie o dell’immigrazione, solo per citarne alcuni , ma può vantare anche inesauribili risorse quali ad esempio quelle dovute al suo patrimonio artistico e culturale unico al mondo. Roma è una città dalle molte bellezze e dalle molte anomalie, frutto anche di una politica che a volte alla città e ai romani ha creato piu’ problemi, che realizzato soluzioni. Il riscatto di Roma non può a questo punto che passare proprio dalla politica, che oggi deve essere in grado di recuperare la fiducia dei cittadini in un sistema amministrativo che ai loro occhi appare gravemente compromesso. dalla presenza di personaggi nella migliore dell’ipotesi sono disattenti, se non addirittura incompetenti. Per il futuro la politica chiede a Roma di aprire nuovamente una linea di credito, una fiducia che temo i cittadini concederanno solo ai politici e agli amministratori che hanno dimostrato di sapere risolvere concretamente i problemi.