Un libro politico … e non solo
Lo scorso 23 ottobre a Roma, in palazzo Montecitorio, si è svolta la settima edizione de La giornata del libro politico.
Alle ore 10,30 la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha inaugurato la manifestazione nel Corridoio dei Busti con l’esposizione del Manoscritto di Alessandro Manzoni del 1868 “Dell’Unità della lingua e dei mezzi per diffonderla”. Dalle h 11,00 in poi, sia nella Sala Aldo Moro che nella Sala Busti, si sono avvicendate le presentazioni dei libri, presenti autori e illustri relatori e relatrici. La manifestazione è continuata poi nel pomeriggio nelle librerie Arion di Montecitorio e nella Feltrinelli della vicina Galleria Alberto Sordi.
Sono andata, perché tra i tanti libri presentati ce n’era uno che mi interessava particolarmente, parlava dei diritti delle donne, delle loro lotte, delle loro conquiste, ma anche del cammino da fare ancora per raggiungere una piena parità. E’ il saggio di Maria Grazia Colombari “Non c’era una volta la donna. Dal Codice Pisanelli al regime fascista. La donna tra leggi e consuetudini” (Robin Edizioni). Erano presenti con l’autrice Alberto Custodero, giornalista del quotidiano La Repubblica, Gianluca De Marchi (freelance), l’on. Chiara Gribaudo e la sen. Laura Puppato, che ha anche scritto la prefazione del libro.
E’ un saggio dei primi passi compiuti dall’Italia nel campo legislativo, dall’unità fino al ventennio fascista, condotto con un taglio particolare e dal punto di vista delle donne. Il periodo preso in considerazione è stato sicuramente un periodo di crescita per il nostro paese, lo sviluppo industriale ha allineato l’Italia alle grandi potenze europee; ma, accanto a queste luci, ci sono anche tante ombre (a parte quella scurissima della Prima guerra mondiale!). Ne esce un’immagine di uno Stato conservatore che mantiene il ruolo di subalternità della donna all’uomo-capofamiglia. Sono necessari saggi come questo, perché, se è vero che sono stati abbattuti molti stereotipi, è anche vero purtroppo che ancora non si è raggiunta una vera parità di diritti, e circolano ancora atteggiamenti misogini. Dobbiamo lottare x una società dove il sesso non sia un elemento discriminatorio, dove tutti e tutte siano messi/e in grado di realizzare i propri desideri, senza limitazioni dovute all’appartenenza a un genere piuttosto che a un altro.
L’autrice ci ha ricordato che la nostra società è quella che è grazie alle lotte di tante donne che ci hanno preceduto: se noi godiamo oggi di diritti che prima non avevamo, lo dobbiamo a tante eroine di cui, però, si è persa la memoria. E il suo saggio può essere considerato un utile ripasso sulla legislazione che le riguarda. Per i tanti giovani che la ignorano, e non solo. Nel suo intervento Laura Puppato, sostenendo che non è affatto indiscussa ancora oggi la parità di genere, ha voluto ricordare, tra le tante forme di rivendicazione portate avanti dalle donne, anche le iniziative della nostra associazione, Toponomastica Femminile, tese a ridare visibilità alle donne, attraverso le richieste di intitolazione di aree geografiche, luoghi, palazzi pubblici. E ha portato ad esempio la situazione della sua città, dove una sola strada porta il nome di una donna. L’onorevole Chiara Gribaudo ha sottolineato come ancora oggi le donne siano oggetto di espressioni, atteggiamenti, azioni di natura sessista, soprattutto quelle che, occupando posizioni di potere pari, se non superiori a quelle degli uomini, ne suscitano la reazione denigratoria.
Non è la prima volta che Maria Grazia, insegnante di italiano e storia in una scuola superiore di Saluzzo, si cimenta con tali tematiche: ne “La forza del sesso debole” con un’accurata ricerca su tre passaggi decisivi quali la rivoluzione francese, quella industriale e quella sovietica, ricorda ai giovani che tante conquiste sono state ottenute dopo battaglie, anche sanguinose, fatte dalle donne. Eppure non c’è libro di testo che lo riporti, come se la Storia fosse stata fatta solo dagli uomini.
Mi piace concludere con la citazione dell’aforisma che apre il saggio:
La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale.