La violenza contro le donne, nell’ambito del diritto umanitario e del diritto penale internazionale, ha assunto in questi ultimi anni una forte drammaticità.
Antonetta Carrabs, presidente Zeroconfini onlus, in occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE, ha organizzato a Milano, presso Palazzo Marino, il 13 Novembre 2015, IL PROCESSO NEL PROCESSO-NESSUN DORMA PIU’ alla presenza dell’avv remo Danovi, Presidente dell’ Ordine degli avvocati di Milano,
con la partecipazione del Prof. Avv. Guglielmo Gulotta , avvocato e ordinario di psicologia giuridica presso Università di Torino
L’evento si è svolto in una prima parte con la rappresentazione teatrale del processo ad Artemisia Gentileschi, giovane donna pittrice del 1600, accusata di avere troppi amanti, donna a cui non è stato mai perdonato di ad un mondo maschile; ed in una seconda parte con la scenografia dello Stupro di Franca Rame. Il prof Gulotta ha dato un contributo chiarificatore sul valore del consenso , come questo si ottiene in caso di minaccia e di violenza sessuale.
Antonetta Carrabs, fondatrice della Onlus Zeroconfini, ha scritto il seguente testo sulla violenza dalla mitologia ai nostri giorni
”Ho giurato di non stare mai in silenzio,
in qualunque luogo e in qualunque situazione
in cui degli esseri umani siano costretti
a subire sofferenze e umiliazioni.
Dobbiamo sempre schierarci.
La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima.
Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.
Èlie Wiesel, Premio Nobel per la pace
Secondo la definizione data dall’Onu, è violenza contro le donne o violenza di genere ogni atto di violenza fondato sul genere che comporti o possa comportare per la donna danno o sofferenza fisica, psicologica o sessuale, includendo la minaccia di questi atti, coercizione o privazioni arbitrarie della libertà, che avvengano nel corso della vita pubblica o privata.
La violenza contro le donne, nell’ambito del diritto umanitario e del diritto penale internazionale, ha assunto in questi ultimi anni una forte drammaticità.
Il rispetto dei diritti umani di uomini e donne deve essere una questione di assoluta centralità nell’agenda politica della comunità degli Stati. Il diritto umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani, nei Paesi soprattutto in conflitto, purtroppo vengono ignorati e colpiscono soprattutto le donne che spesso subiscono violenze sessuali. In alcuni casi lo stupro di massa viene usato come tattica di guerra. Essere donna, in qualsiasi luogo, è diventato, oggi, molto più difficile. Le donne sono ancora vittime di violazioni anche gravi dei loro diritti.
In alcuni Paesi la discriminazione è già nelle leggi. In Iran le donne non possono diventare magistrati o ingegneri. Possono essere arrestate dalla polizia religiosa se non portano il velo. In Arabia non possono guidare l’auto o andare in bicicletta e possono essere arrestate per abbigliamento considerato inadeguato. In Arabia, Pakistan, Sudan e Nigeria vige ancora la lapidazione inferta alle donne accusate di adulterio. In altri si commette ancora il delitto d’onore, commesso dal marito, dal padre o da un fratello. Nei paesi occidentali vengono violati i diritti delle donne discriminandole nel mondo del lavoro e nell’attività politica.
La violenza di genere ha un profondo radicamento culturale nella nostra civiltà. Viene negato alle donne il diritto alla sessualità attraverso la clitoridectomia e l’infibulazione. Le cinture di castità forme di punizione, compresa la pena di morte, per l’adulterio femminile. Viene imposto alle donne una sessualità attraverso lo stupro, compreso quello coniugale, l’incesto. Vengono usate le donne come mezzo di transazione maschile. Le donne diventano doni. Il prezzo della sposa, lo sfruttamento della prostituzione, l’impiego delle donne escort, intrattenitrici per facilitare gli affari o come padrone di casa accoglienti, geishe, segretarie compiacenti.
La violenza domestica, in particolare, è segno di una perdita di capacità di negoziare che affonda nel sangue il peso di conflitti non risolti. Si è come smarrito la capacità di vivere. Cosa accade di così devastante dal voler porre fine alla vita propria e altrui, trasformando una crisi di coppia, pur drammatica, in una reazione di morte, dove solo la violenza appare come unica via d’uscita?
La violenza sulle donne è un terribile mostro dalle molte teste che va tenacemente combattuto. Facce diverse di una stessa prevaricazione sulla donna che finisce per farne causa di morte. Non credo che La violenza è il destino della nostra specie. Ciò che cambia sono le forme, i luoghi e i tempi, l’efficienza tecnica, la cornice istituzionale e lo scopo legittimante ma che, come ricorda Einstein, Il mondo è pericoloso non a causa di chi fa del male, ma a causa di chi guarda e lascia fare.
Nelle Troiane di Euripide ciascuna donna, seppur prigioniera, violata e ridotta in schiavitù, trova il modo di reagire alla sventura che l’ha colpita proprio mentre i vincitori, inclusi i grandi eroi della mitologia greca, si abbandonano a barbarie senza confini e si comportano come bruti aguzzini. Pur avendo perso tutto, le donne troiane non rinunciano quindi alla propria dignità che gli spietati soldati greci sembrano invece non aver mai posseduto. Le parole di Ecuba, Cassandra, Andromaca e anche di Elena la seduttrice travalicano il senso letterale della vicenda antica e scalfiscono le orecchie e la mente di chi segue il dipanarsi della vicenda. Una regina e vecchia madre può trovarsi ad essere schiava e privata dolorosamente degli amati figli. Una giovane è felice, apparentemente in modo folle, di essere destinata al persecutore dei suoi, perché sa che il sangue versato si paga. Una giovane vedova vede sradicato da sé il suo virgulto bambino e fa stridere il suo urlo di strazio e d’accusa, l’infamia cadrà per sempre sugli assassini. E la causa della guerra, Elena? E’ veramente colpevole o non sono colpevoli gli uomini che inseguono il fantasma del possesso a tutti i costi, fino a mettere a ferro e a fuoco una città?
L’anello più debole di chi si trova ad essere vittima sono le donne. Da sempre oggetto di violenze gratuite per dileggio degli uomini che le possiedono, da sempre non riconosciute nella loro soggettività e nella loro capacità di autodeterminarsi e per questo sottomesse.
Oggi la violenza contro le donne è sempre più riconosciuta per quello che è: una minaccia contro la democrazia, un ostacolo alla pace duratura, un fardello per le economie nazionali e una spaventosa violazione dei diritti umani. Poiché sempre più persone credono che la violenza contro le donne sia non solo inaccettabile ma anche evitabile, poiché sempre più autori dei crimini sono puniti, il cambiamento per fermare la violenza contro le donne cresce sempre più profondo e forte.
Questa non è solo una questione femminile, è una responsabilità di tutti noi.
Antonetta Carrabs”