Ritorno della rivista EFFE in versione 2.0 cioè online, presentata presso la Casa delle Donne di Roma.
Roma, 11 dic (di Rosangela Petillo ) – Una platea gremita, sorrisi, abbracci e una vena di commozione per il ritorno della rivista EFFE in versione 2.0 cioè online, presentata presso la Casa delle Donne di Roma. La storica rivista femminista approda al web, con un sito ricco nei contenuti e moderno nell’aspetto, all’indiirizzo www.efferivistafemminista.it,
In sala molte delle ragazze che con il loro entusiasmo contribuirono a decretare il successo di questa rivista che negli anni 70 affrontava temi scottanti come l’aborto, il lavoro femminile, la violenza.
A fare gli onori di casa Daniela Colombo, già direttrice di Effe, tra aneddoti dell’epoca, racconti di lunghe riunioni di redazioni per decidere articoli e foto, saluti alle presenti e lettura di messaggi. Con lei l’amica di sempre Donata Francescato, nella redazione sin dall’inizio, che ha ripercorso le tappe salienti della politica femminista di impegno e di lotte, con grandi traguardi raggiunti diventati oggi patrimonio di ogni donna, e nuovi obiettivi, come l’invito a far valere la modalità femminile di lavorare o di fare politica, perché la via femminile “esiste, è propria e per niente simile al maschile.”
Cristiana Scoppa, giornalista, ha guidato il pubblico nella navigazione del sito insieme a Cristina Chiappini, docente di Design alla Sapienza, e Rossella Giordano, sua assistente, che hanno curato il progetto online. E così cliccando e scoprendo le foto e le sezioni, i testi si sono arricchiti del racconto in diretta delle giornaliste presenti.
Oggi EFFE ha una nuova veste grafica moderna e tecnologica, ma i contenuti e il linguaggio evidenziano con forza il senso di un impegno politico in difesa delle donne e la capacità tipica degli anni ’70 di fare squadra, di stare insieme e di combattere per un obiettivo comune.
Daniela Colombo già direttrice EFFE
Stasera è come un incontro tra amiche che non si vedevano da un po’ ma tutte con un passato fatto di condivisione di impegno e battaglie a favore delle donne.
Che impressione le ha fatto ritrovarsi dopo tanto tempo?
In verità noi non ci siamo mai lasciate! EFFE ha chiuso nel Dicembre 1982 io avevo già iniziato AIDOS, l’associazione donne italiane per lo sviluppo, di cui sono stata presidente per 33 anni, però durante questo periodo le femministe hanno dei legami particolari. E’ stato bello ritrovarle, sono venute in tante, anche da fuori Roma, abbiamo ricevuto anche moltissimi messaggi e oggi utilizziamo questo nuovo strumento di internet. E’ una possibilità di mettere online le cose, gli articoli, le foto, e siamo contente. Su Facebook abbiamo avuto in due giorni più di 50mila visite sul post e il breve video che abbiamo messo che è “Effe rivista femminista” su youtube e su Facebook, solo su Facebook ha raggiunto 10mila visualizzazioni.
Che cosa vi aspettate adesso che EFFE è online, dalla presenza su questo nuovo strumento?
Noi speriamo che le giovani donne o quelle che fanno parte di organizzazioni delle donne, vadano a rileggere quello che il femminismo ha fatto, ha detto, ha scritto negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80. Non c’è bisogno ogni volta di rimandare la ruota, e devo dire che avevamo pensato molto ed abbiamo agito molto. Per questo speriamo che essendo accessibile online sia più facile perché altrimenti avrebbero dovuto andare presso le biblioteche.
Un servizio utile a molti per conoscere un pezzo della storia italiana, quella al femminile.
Speriamo di si, speriamo che anche le giovani donne adesso quando fanno ricerche su tematiche come la violenza sulle donne, su aborto, su contraccettivi o altro, possano raggiungere anche le pagine di EFFE e vedere e leggere cosa succedeva allora. EFFE è stata una rivista culturale, quindi si trovano tutti gli argomenti che possono interessare le donne tra l’altro scritti in modo divulgativo perché era una rivista che veniva venduta in edicola. Noi abbiamo raggiunto una tiratura addirittura di 80mila vendite in edicola, oltre ad essere uno strumento di militanza che veniva venduto durante le manifestazioni, nelle librerie, nelle biblioteche delle donne, nei centri di documentazione.
foto di Rosangela Petillo